La gente ha sempre dichiarato di voler creare un futuro migliore.
Non è vero. Il futuro è un vuoto che non interessa nessuno.
L'unico motivo per cui la gente vuole essere padrona del futuro
è per cambiare il passato.

Milan Kundera

Aflasco in Ghana, l’epicentro del mio mondo

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Aflasco è un luogo sconosciuto. Inesistente. Eppure esiste. Io so che esiste perché ci vivo. E lo sanno poche centinaia di altre persone. Trecento? Forse meno. Non so. Sono pescatori, bambini un po’ sporchi, donne sempre incinta o spesso troppo alticce del tipico alcool locale. Per gli altri – le amministrazioni locali e il Governo, i predicatori che contano, i turisti (e chi vuole aggiungere categorie può farlo) – Aflasco non è nulla. Ora, un punto su una cartina geografica perché da qualche tempo è arrivata una donna bianca e ha piazzato una bandiera.

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No, no per carità, niente a che vedere con quel matto che ha rivendicato un fantomatico regno del Nord Sudan per la figlia settenne che ora indossa una bella corona. Io sono più modesta. E non rivendico regni. È solo che a un certo punto volevo rivendicare la mia vita e anche, se è possibile, un po’ quella degli altri. Di quelli che oggi sono i miei compaesanei. Meglio co-villagers. Così, gira-gira per il mondo, alla fine ho deciso: questo è il posto. Vivo in un villaggio africano. Anzi ghanese. Sì sembra una figata, magari una trovata pubblicitaria, vero? E invece no. Vivo in questo villaggio, Aflasco, assai prima di inventarmi un blog. Assai prima di parlarne al mondo. Assai prima anche di saperne il nome. Perché come spesso accade per le cose africane: prima le vivi e poi capisci dove sei, cosa è successo e (forse) perché.

Aflasco è in Ghana, nella Regione del Volta, sulla costa, a Keta. Keta è una piccolissima town che un tempo era la capitale del Volta Region e ora sonnecchia, mai ripresasi dallo shock di piccoli tsunami che a poco a poco hanno risucchiato – con eventi anche catastrofici – l’antica Keta coloniale. E la Regione del Volta, insieme a quella del Nord, è quella meno toccata dai programmi di sviluppo. È quella da dove tutti vogliono scappare e non tornare mai più. Io vivo qui. Perché? Fondamentalmente per qualcosa che non saprò mai spiegare del tutto (ragione profonda del mio karma). Razionalmente perché se rimango qui capisco assai meglio quello che accade nei Palazzi (Governo ghanese, World Bank, FMI, Fao…). Al contrario, frequentando i Palazzi non capirei nulla di ciò che veramente conta.

Ghana

Presunzione? Per niente. Questo villaggio è la misura dei fallimenti di tutte le politiche di sviluppo, di tutti i bla bla bla, del ladrocinio (e inutilità) di quei 300 miliardi di dollari – ormai di più – spesi nell’Africa sub-sahariana dal 1970 ad oggi (potete leggere Dambisa Moyo e il suo Dead Aid). Per quanto mi riguarda questo microcosmo è la misura della crescita e del miglioramento (o no) delle condizioni di vita in Africa e non solo. È la misura dell’interesse (o no) dell’altro per i propri simili. È la misura della menzogna o della verità.

[su_quote]Se volete continuerò a raccontarvelo…[/su_quote]

E se volete sono anche qui.

Antonella Sinopoli

L'Autore

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