Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

Artisti di tutto il mondo a Spoleto

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Spoleto Immaginate una possibilità concreta per tutti quei giovani artisti talentuosi che non trovano spazi né opportunità in Italia. Pensate ad una innovativa formula itinerante e di scambio internazionale, attuata in una regione dal grande patrimonio storico, ma solitamente esclusa dal circuito delle grandi mostre. Tutto questo e molto altro in un nuovo interessante appuntamento artistico: la prima edizione della Biennale di Spoleto (e dintorni), in corso sino a fine agosto in parallelo con quella ‘istituzionale’ di Venezia. Rassegna ideata e presieduta dal Maestro Giuliano Ottaviani. Ne parliamo proprio con la “mente e il cuore” dell’iniziativa, l’eclettico pittore, scultore e orafo, di origini umbre e fama mondiale, con lo sguardo rivolto verso il futuro.

Un celebre artista si trasforma in direttore artistico…Come è nata questa idea?

“Proprio a Spoleto c’è la sede di ‘Eclettica’, la mia associazione culturale. Questa è una città dagli infiniti stimoli e che gode di un retaggio davvero unico: mancava proprio una Biennale. Io viaggio spesso e opero all’ estero, così mi è venuta l’idea di portare gli artisti di tutto il mondo nella città umbra, attraverso le ambasciate. L’obiettivo finale è quello di un dialogo tra differenti culture e forme espressive”.

Le ambasciate in che maniera sono coinvolte?

“Sono proprio le ambasciate a scegliere gli artisti più rappresentativi del proprio Paese e poi a mandarceli. Ad esempio, nel caso dell’Albania si è verificato un esperimento di ‘interscambio’. Una volta terminato l’evento a Spoleto e dintorni, gli albanesi ospiteranno la Biennale a Durazzo. Abbiamo anche un collegamento sinergico con la Costa Rica, dove avvieremo un dialogo incentrato sulla eco-arte legata al territorio”.

Spoleto è stata la patria di grandi figure del Rinascimento. Vi è un rimando ideale con il celebre passato?

Senza dubbio. Io sono di origini umbre, precisamente di Foligno, e non è un caso che abbia deciso di operare proprio qui: mi lascio sempre condurre dal cuore nelle decisioni e voglio dare visibilità alla mia terra d’origine. Ma ho scelto Spoleto anche perché in un momento in cui il dialogo vero, nonostante i mezzi di comunicazione, è tanto difficile quanto indispensabile per la pace tra i popoli, ho trovato terreno fertile proprio in questa città molto famosa nel mondo. E non mi fermo qui: voglio estendere il messaggio a tutto il territorio. Infatti partiamo da Spoleto, ma coinvolgiamo circa nove amministrazioni nelle iniziative.

Quanti sono gli artisti presenti e da dove vengono?

Sono presenti quasi trecento artisti, provenienti da tantissime nazioni: Brasile, Norvegia, Francia, Polonia, Romania, Argentina, solo per citarne alcune. Una ricchezza enorme di esperienze. Siamo alla ricerca delle tendenze e delle nuove forme espressive a livello mondiale. Oltre il virtuosismo voglio i contenuti.

Questa Biennale, oltre ad essere caratterizzata da sezioni sulle arti figurative, installazioni e fotografia, propone la poesia. Cosa significa l’insolito “inserimento”?

La poesia è parte integrante dell’arte. L’artista è sempre poeta e, spesso, scrive veri versi attraverso i colori. Nei testi, invece, sono nascosti dei contenuti pittorici. L’arte non va mai costretta entro un linguaggio.

La vostra manifestazione è concomitante con quella di Venezia di Architettura. Qual è la differenza sostanziale? Cosa porta di nuovo?

Qui non ci sono delle situazioni imposte dall’estero. Noi invitiamo l’artista e lo facciamo diventare il portavoce diplomatico della sua nazione. Inoltre, la nostra è una realtà che si diffonde in tutto il territorio. Coinvolgiamo i piccoli centri in circuiti di arte internazionale: attraverso il veicolo della manifestazione, la provincia si apre a contesti globali, facendo conoscere però le sue specifiche locali. Un raffronto nuovo e interessante, appunto, che favorisce anche un turismo culturale più consapevole.

Al di là della Biennale, quali sono i progetti futuri di Giuliano Ottaviani?

“In questa edizione ripropongo opere degli anni ’80, tuttora attualissime. Seguirà un tour di personali che partirà dall’Umbria per estendersi poi nel resto del mondo. E trascinerò dietro anche qualche giovane. Infine, tornerò a Salvador de Bahia, dove vivo, per una personale nel museo afro più grande del mondo”.

Carla Cace

L'Autore

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