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Gianni Rodari

BIENNALE DI VENEZIA 2015: TRA EVENTI, INCONTRI E LABORATORI DI DANZA, MUSICA E TEATRO

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Internazionalità e interdisciplinarietà questi i leit motiv della Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta che – a vedere il programma dell’edizione dei Festival 2015 – si conferma l’appuntamento più importante tra quelli estivi. Innanzitutto perché, da ormai diverse edizioni, si tratta di un festival vero e proprio, cioè non solo una vetrina, come purtroppo ormai troppo spesso festival dal glorioso passato si sono ridotti a essere, ma “college” cioè luogo di incontro e conoscenza per giovani artisti e critici. Qui i più importanti registi italiani e stranieri non si limitano a presentare uno spettacolo ma sono coinvolti in un progetto più articolato fatto di incontri con il pubblico e laboratori con giovani selezionati ( i bandi saranno pubblicati sul sito della biennale a metà mese). In secondo luogo perché questo non è un festival ma sono tre: la sezione danza diretta da Virgilio Sieni (dal 25 al 28 giugno), la sezione teatro diretta da Alex Rigola (dal 30 luglio al 9 agosto), la sezione musica contemporanea diretta da Ivan Fedele (dal 2 all’11 ottobre).

E in terzo luogo perché vive la città; usando le parole di Virgilio Sieni, la biennale diventa “un momento di conoscenza sublime dello spazio” e “di coesione e vivacizzazione dei luoghi”. Insomma un’idea di arte non chiusa in sé stessa e indirizzata, diciamocelo, ai soliti, irriducibili, addetti ai lavori che passano le estati tra i vari festival catapultandosi da uno spettacolo all’altro e da una regione all’altra della penisola, ma uno spazio interessato sì alla ricerca ma anche “al trasmettere sapere alle nuove generazioni e offrire possibilità di esperienza”. A raccontarlo, in conferenza stampa, è il presidente Baratta per il quale Alex Rigola, che con lui collabora ormai da tre anni, ha parole entusiastiche che per una volta pongono l’Italia un gradino sopra un altro paese europeo (il suo, cioè la Spagna) a ricordarci che anche da noi si può fare cultura e farla bene. Un lavoro all’insegna della continuità che serve a sviluppare un percorso intrapreso e non è mera conservazione di poltrone per tradizione, meriti politici o ereditarietà.

Il senso artistico ben lo spiega Sieni: “La biennale va a toccare il tessuto fisico della città”, un bene comune dove l’artista lascia tracce “che possono essere fondamento di una nuova visione del corpo”. In sostanza 16 coreografi sviluppano i loro progetti in spazi diversi, dallo squero, dove vengono restaurate le gondole, a calli, piazze, sale d’armi tra San Marco, Dorsoduro e l’Arsenale creando una città laboratorio “come metafora di un luogo in cui stare al mondo”,

Per Alex Rigola la fusione tra biennale “college” e festival ne fa una casa di riflessione e finestra delle arte scenica. E questo anche grazie ai nomi dei protagonisti:Marthaler, Ostermeier, Richter, Latella, Pasqual, Castellucci, tra i più significativi della scena contemporanea cui si accompagna un focus di quattro produzioni di giovani compagnie (due dal Veneto e due dal resto Italia). E ancora laboratori di drammaturgia con Yasmine Reza e Pascal Rambert e di critica teatrale con Andrea Porcheddu e Anna Perez Pagès. In totale 26 spettacoli e 18 laboratori in soli 11 giorni. A concludere è Ivan Fedele: “Al festival non si parla di giovani ma facciamo sì che siano i giovani a parlare”, non male.

Laura Landolfi

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