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GIUDICE CASELLI A FQ: “ATTENTI, L’AGROALIMENTARE E’ NUOVA PREDA DELLA MAFIA”

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La più grande economia privata italiana è quella derivante dalle mafie. La necessità di ripulire denaro proveniente da attività illecite e ottenuto attraverso violenze e prepotenze, ha costretto i boss delle associazioni mafiose a divenire imprenditori attenti alla diversificazione delle risorse. Per risultare, così, meno individuabili anche alle forze dell’ordine, ecco che la mafia guarda verso nuovi scenari e nuove galline dalle uova d’oro, se è vero – come dice Salvatore Buzzi – che con i rom si fanno più soldi che con la droga, se la Terra dei Fuochi è stata devastata dopo essere diventata una discarica abusiva di scorie tossiche, se l’edilizia rimane sempre una delle “lavatrici” più sicure, per non parlare degli investimenti e delle speculazioni finanziarie, campo ancora poco curato in quanto ritenuto rischioso, ma che “boss” più giovani e più spregiudicati potrebbero tranquillamente sfruttare per incrementare patrimoni e potenza dei clan.

L’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema alimentare ha da poco rilasciato il suo terzo rapporto annuale. Nato dalla collaborazione fra Eurispes e Coldiretti, la sua direzione scientifica è affidata al magistrato Gian Carlo Caselli, che ben conosce la problematica mafiosa avendola vissuta direttamente durante il suo mandato come Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, dal 1993 al 1999. L’idea di istituire l’Osservatorio è sorta quando l’influenza delle mafie sul comparto agroalimentare non era più marginale, anzi, risultava quanto meno decisiva, controllando gran parte della filiera alimentare. Gian Carlo Caselli era tra gli ospiti dell’Eurispes durante la presentazione del ventisettesimo Rapporto Italia, tenutosi venerdì 30 gennaio alla Biblioteca Nazionale a Roma.

Presidente Caselli, che differenza c’è fra ecomafie ed agromafie?

Gian Carlo Caselli

Gian Carlo Caselli

Sono complementari: mentre le prime riguardano la distruzione dell’ambiente e del territorio, le seconde si riferiscono al comparto agroalimentare. Due problematiche di complessa soluzione che si riverberano reciprocamente, avendo una stretta connessione e altrettanto stretta relazione.

Qual è il giro di affari delle agromafie?

È impressionante: 15,4 miliardi di euro annui (praticamente una finanziaria ndr). Rispetto all’anno scorso si è verificato un aumento di 1,4 miliardi di euro. Almeno un miliardo e mezzo di euro transitano nel settore agroalimentare sotto forma di investimento dall’economia sana a quella illegale, circa 120 milioni al mese, 4 al giorno.

Una volta erano i capitali sporchi che si mandavano a “ripulire”.

È un fenomeno conosciuto come money dirtying, ed è esattamente speculare a quello del riciclaggio. In questo caso imprenditori “sani”, investono in un comparto “malato” ma anche relativamente sicuro, attraverso personaggi borderline e organizzazioni in grado di operare sul territorio nazionale.

Il cancro mafioso dove si manifesta maggiormente?

agromafiaL’economia mafiosa deve trovare sbocchi legali agli investimenti fatti in attività di per se stesso moleste. E, per cercare di riuscirci, investe in tutti i settori economici. Compresa la potenzialità del settore ecco che la mafia ha allungato i suoi tentacoli su qualsiasi campo della filiera alimentare: dalla produzione, al trasporto, alla distribuzione, alla vendita. In pratica dal produttore al consumatore. L’agroalimentare in tal senso è un’opportunità interessante, il Made in Italy è richiesto ed è molto redditizio. È forse il campo che ha meno sentito la crisi.

Eppure gli agricoltori protestano, non sembra un settore esente dalla crisi.

Il comparto non solo non ne ha risentito, ma si è addirittura rafforzato, per questo motivo ci sono mille fattori che rendono conveniente per le mafie l’investimento fatto nel comparto: innanzitutto è uno di quelli che sente la crisi in maniera minore. I dati testimoniano come tutta la filiera non abbia subito danni come, invece, altri settori. Inoltre è un settore freddo, che dipende bene o male da se stesso. In più l’eccellenza italiana, riconosciuta all’estero, offre una prospettiva interessante alle mafie.

Alessandro Di Liegro

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