La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

Caso Regeni. Velia Iacovino direttore editoriale di Fq intervistata da al-JazeeraA

0

[tentblogger-youtube yu3FUnfMW4I]

Il caso di Giulio Regeni è un caso non solo drammatico, ma anche evidentemente delicato e difficile a livello diplomatico. Lo dimostra l’indifferenza dei media italiani, che hanno abbassato il sipario all’improvviso su questa straziante vicenda umana. E’ quanto ha sottolineato Velia Iacovino, direttore editoriale di Futuro Quotidiano, in una intervista rilasciata alla tv qatarina Al Jazeera e trasmessa in arabo che riportiamo insieme alla sua opinione su questa vicenda.

Giulio era un giovane brillante, uno di quelli che a questa nostra Italia forse piace poco o non piace perché troppo intelligente. Uno di quelli, dei tanti, costretto ad andare fuori a studiare. No, non un attivista. L’ Università di Cambridge lo aveva accolto con tutti gli onori e gli aveva dato fiducia. Mica un ateneo di secondo ordine. Giulio era un cervello in fuga, un ricercatore accurato e appassionato. Un giovane, carino e pieno di incredibili e grandi aspettative dalla vita.

image

 

Eppure le fratture multiple, le bruciature di sigarette, le lacerazioni trovate su tutto il corpo, la rottura del collo, il soffocamento, l’impietoso abbandono del cadavere seminudo: tutto questo non è bastato a scuotere il nostro paese, che altre volte ha dimostrato di saper reagire ben più emotivamente, forse troppo.

Perché nel caso di Giulio questo non è avvenuto? Se ne è accorto anche il nostro ex premier Enrico Letta che qualche giorno fa ha onestamente twittato: “c’è troppa indifferenza per Giulio”. Siamo proprio d’accordo con lui. E ci chiediamo perché. Abbiamo il dovere di farlo. E ci vengono dubbi e sospetti. No, non c’è stata nessuna pressione, nessuna censura. Ma la nostra informazione, questo dobbiamo purtroppo riconoscerlo, risponde a regole precise che in automatico, su ogni avvenimento, si traducono in quella che chiamiamo agenda setting. In che consiste? Semplicemente in questo: c’è chi dà il là -il pifferaio di turno che è sempre immateriale e portatore di importanti interessi – e chi gli corre dietro. Sul caso Regeni, c’è da domandarsi se il pifferaio di turno non abbia messo sul piatto della bilancia i nostri interessi in Egitto: attività per un giro di affari di 2,6 miliardi di dollari. Non solo turismo, come ci raccontano, dunque. Ma anche petrolio, gas, cemento, trasporti e possibilità di ampliare la nostra influenza geopolitica. E’ in nome forse di tutto ciò che ci stiamo affrettando a dimenticare Giulio? E’ in nome forse di tutto ciò che siamo disposti ad assicurare la nostra amicizia a un paese che, nonostante tutti gli sforzi e le alchimie politiche del suo presidente Abd Al Fattah As-Sisi non riesce a imboccare la strada vera della democrazia? Il rispetto dei diritti umani non è un dettaglio su cui possiamo permetterci deroghe. Proprio no.

Velia Iacovino

L'Autore

Lascia un commento