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Gianni Rodari

Cina e Sri Lanka, uniti sulla via della seta

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Non solo alta velocità. Per la via della seta del 21° secolo si seguono anche le rotte marittime. Il progetto della Cina è ambizioso: ricreare i collegamenti con l’Europa attraverso l’Asia Meridionale e il Medio Oriente. Con tappa obbligata nella perla dell’oceano Indiano.

Da terra del tèa partner cinese

Lo Sri Lanka tesse rapporti economici sempre più stretti con la Cina, tra i principali investitori esteri dell’isola. E la via della seta rappresenta un’opportunità da non perdere per attrarre investimenti, creare posti di lavoro, infrastrutture; per riprendersi dalla guerra civile e dallo tsunami che anche lungo le coste singalesi ha lasciato segni di devastazione. Ma soprattuttoil progetto sarà, per l’antica Ceylon, la strada maestra per dare seguito alla proposta di un accordo di libero scambio con la Cina, così come avvenuto con India e Pakistan.

Un legame economico in crescendo quello con la Cinae che il governo singalese spera possa favorire il piano di sviluppo del Presidente MahindaRajapaksa,che proietta lo Sri Lanka a divenire un “dynamicglobal hub”, un vero e proprio anello di congiunzione tra oriente e occidente, la cui economia sarà incentrata su pilastri economici ben definiti: settore marittimo, energia, turismo, trasporto aereo, cultura e commercio. Un programma che piace molto a Pechino, pronto ad investire soldoni in nuove infrastrutture.

Lo Sri Lanka è un paese che fa gola

Con unPil in crescita, un alto potenziale turistico, una posizione commerciale strategica, snodo delle rotte marittime di Asia, Africa e Europa, ricco di risorse naturali e minerarie di vero pregio.Lo Sri Lanka è miele per le superpotenze, che nulla attendono ad allungare le mani su territori ad alta resa e a poco prezzo.

Una terra “vergine”, ancora in tempo per lanciarsi in uno sviluppo che sia sostenibile e garanzia di crescita interna, sociale ed economica per la popolazione. Ma gli investitori esteri, oltre agli ingenti capitali, portano con sé i rischi della speculazione e dello sfruttamento dell’occupazione locale. Con l’amara e possibile conseguenza di diventare, dopo il dominio coloniale inglese, nuova terra di conquista. Questa volta cinese.

Erica Antonelli

 

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