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Alan Kay

Clima. Cina e India, più sporco non si può

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Si apre a New York la conferenza Onu sui cambiamenti climatici, in coincidenza con l’equinozio di autunno che cade il 23 settembre, dopo un’estate risultata – a livello globale – la più calda di sempre. Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha l’obiettivo di incoraggiare centoventi stati membri a sottoscrivere un nuovo accordo sul clima globale, durante i colloqui di Parigi del prossimo anno. L’Onu ha già avvertito che gli effetti del riscaldamento globale sono “gravi, pervasivi e irreversibili”, capaci di creare problemi come l’innalzamento del livello marino, i rischi di alluvioni più frequenti e le modifiche dei raccolti.

L’appello del Presidente Obama

Intervenuto al Climate Summit nel Palazzo di vetro dell’Onu a New York, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha riferito di aver parlato poco prima con il vice primo ministro cinese Zhang Gaoli sulla questione dell’inquinamento globale. “Gli ho ribadito la mia convinzione che, essendo noi le due maggiori economie del mondo e i maggiori inquinatori, abbiamo una speciale responsabilità – ha affermato Obama – . Questo è quello che devono fare le grandi nazioni. Oggi mi rivolgo a tutte le nazioni perché si uniscano a noi”. A Pechino giunge l’appello dopo che è stata notata l’assenza del presidente cinese Xi Jinping al Summit sul clima convocato dal segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon.

La Cina si impegna a ridurre le emissioni di carbonio

Il vice-premier cinese Zhang Gaoli ha dichiarato che, entro il 2020, la Cina ha lo scopo di ridurre le emissioni di carbonio per unità di Pil del 45%, rispetto ai livelli del 2005. Le misure che la Cina sta adottando per diminuire l’uso della fonte energetica di carbone, necessarie per combattere l’inquinamento atmosferico, potrebbero diventare fondamentali per contenere i danni più incisivi del cambiamento climatico. Lo scorso settembre il Consiglio di Stato cinese ha definito un quadro d’interventi per abbattere le emissioni e obbligare le province a definire piani di azione dettagliati e stringenti.

Per molto tempo la Cina ha considerato i cambiamenti climatici responsabilità dei Paesi ricchi, come gli Stati Uniti, perché hanno inquinato molto più a lungo nel tempo. Tuttavia, negli ultimi anni, l’aria nelle grandi metropoli come Pechino e Shanghai si è fatta irrespirabile e l’opinione pubblica cinese ha iniziato a chiedere a gran voce interventi drastici. Questa è la prima volta che la Cina ha detto di essere disposta a seguire misure energiche per ridurre le emissioni di carbonio.

I vertici Onu sembrano preferire “azioni specifiche” dai singoli Paesi

La settimana newyorkese sul clima si inserisce nel solco di una marcia a più ampio respiro, che prevede nuovi incontri a Lima (dicembre), a Bonn in Germania e alla conferenza mondiale di Parigi sul clima, in programma a dicembre 2015. Proprio nella capitale francese si dovrebbe giungere a una posizione comune nelle azioni da intraprendere contro i cambiamenti climatici.
Resta, comunque, difficile trovare un accordo efficace se non si chiamano direttamente in causa anche Cina e India, principali responsabili delle emissioni nocive e nello stesso tempo maggiori produttori industriali al mondo. Le nazioni europee e gli Stati Uniti proprio nel continente asiatico hanno trasferito, infatti, parte della propria produzione industriale. I vertici Onu in tema di clima sembrano preferire, dunque, la “promessa” di “azioni specifiche” dai singoli Paesi, piuttosto che imporre un accordo vincolante a livello giuridico, come avvenuto nel 1997 per il protocollo di Kyoto.

Cristiana Gagliardi

L'Autore

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