Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Il clima mette a rischio la dieta mediterranea

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C’è oro e oro. E mentre nel mondo tutti i paesi sono in affanno a cercare quello nero, in Italia a mancare è quello verde, l’unico che abbiamo. L’olio (extra vergine) di oliva, prodotto di punta del made in Italy, è destinato ad esaurirsi nell’arco dei primi sei mesi del 2015. A crollare è il raccolto, colpa di un clima sfavorevole che mette a dura prova molti prodotti della dieta mediterranea. A lanciare l’allarme è la Coldiretti che, in occasione della sua Assemblea, ha presentato un dossier su come cambieranno le tavole degli italiani con il nuovo anno. “Nel 2015 – sottolinea la Coldiretti – sugli scaffali dei supermercati ci sarà il 35% in meno di olio di oliva italiano, ma anche un calo del 25% per gli agrumi, del 15% per il vino fino al 50% per il miele”.

I tempi duri della produzione italiana

clima a rischio dieta mediterraneaTempi duri anche per il più classico degli abbinamenti culinari, invernale e natalizio: caldarroste e vino. La produzione vitivinicola potrebbe scendere fino a 41 milioni di ettolitri, “la vendemmia più scarsa dal 1950”, secondo l’associazione di categoria; le castagne segnano addirittura il minimo storico, con un raccolto nazionale ben al di sotto dei 18 milioni di chili registrati lo scorso anno e pari ad appena 1/3 di quella di 10 anni fa.

In balia del clima

Una crisi agricola che si riflette direttamente sulle nostre tavole e porta con sé la certezza di una maggiore presenza di prodotto estero sul mercato italiano. È il caso degli agrumi e soprattutto della pasta, la cui produzione è legata all’eccesiva dipendenza per l’acquisto del grano duro dal mercato straniero “da dove arriva circa il 40% del fabbisogno perché – sottolineano gli agricoltori – non si è avuta la lungimiranza di investire sull’agricoltura nazionale”. E, in effetti, l’agroalimentare sarebbe il settore su cui investire maggiormente, in termini di promozione e valorizzazione del comparto che meglio rappresenta il Made in Italy. Le risorse ci sono, ce le assegna l’Europa attraverso i Piani di Sviluppo Rurale elaborati da ogni Regione italiana. Quello che manca è ancora il pieno raggiungimento della capacità di spesa di queste risorse, un adeguato ricambio generazionale, capacità imprenditoriale nel settore, e soprattutto il riconoscimento del “giusto reddito” agli agricoltori. Il cui buon raccolto è da sempre in balia del clima, ormai impazzito.

Erica Antonelli

L'Autore

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