Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Cosa c’è dietro l’impeachment della Russeff in Brasile

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dilma-impeachmentDopo due anni di crisi economica e di indagini della magistratura, che ha sollevato il coperchio su una generalizzata corruzione che ha coinvolto principalmente il PT , il partito di governo, e Lula , l’ex presidente e dominus assoluto del PT, era evidente che la presidenza Dilma entrasse in crisi e con lei il suo partito. Ci sono tanti però a cui dare sistematicità. La miccia è partita dalla magistratura e dalla piazza. Sulla magistratura potrebbero esserci alcune perplessità: le modalità con cui si è mossa, i toni, le azioni sono il tipico esempio di un chiaro sconfinamento di potere. Farsi fotografare in piazza a manifestazioni antigovernative sfoggiando slogan come “fora Dilma, fora PT”, coma accaduto a un magistrato, consegnare a un canale televisivo le registrazioni di intercettazioni di colloqui di Lula e di Dilma con terzi non indagati, essere presenti tutti i giorni sui principali media con interviste a tutto campo, insomma lascia – a mio parere – qualche perplessità.

Si nota che Dilma era la presidente e come tale depositaria di colloqui alcune volte più che riservati come è normale per chi ha responsabilità di governo. Che la maggior parte di questi colloqui erano assolutamente indifferenti a eventuali responsabilità penali. Per chi ha vissuto da molti anni un aspro conflitto tra magistratura e politica e ha poi visto le conseguenze tutto ciò convince poco. La piazza ha espresso convincimenti comprensibili ma totalmente populisti, antipolitici a tutto campo. Protesta ma mai proposta. Anche chi, pur appartenente all’opposizione, si è avvicinato alla piazza ne è stato allontanato e insultato.

brazil-impeachment-douglas-620-041716Con la piazza si è schierata l’associazione degli industriali e il più potente mezzo di comunicazione del paese, Rete Globo, in un connubio apparentemente inusuale. Si è raccolto intorno all’opposizione parlamentare un blocco sociale evidentemente assai variegato ma con uno scopo allo stato unico: cacciare Dilma e il PT. Ma ora che l’intento è riuscito questo blocco si scioglierà e la piazza riprenderà la sua autonomia senza che si possa ora intravederne lo sbocco. L’iter con cui si è proceduto lascia molti osservatori brasiliani assai perplessi, ultimo l’ex ministro Barbosa che ha fatto una disamina compiuta e precisa.

La procedura di impeachment è giuridicamente assai debole nelle sue motivazioni connesse con la assoluta tassatività delle ragioni che devono sostenere, secondo la carta costituzionale, l’uso di tale strumento. La sessione parlamentare è stata una manifestazione circense assai triste per chi ha a cuore la dignità delle istituzioni democratiche, per di più presieduta da un plurindagato che subito dopo è stato dichiarato decaduto dalla sua carica a causa delle indagini in corso. Il Senato Federale, con una diversa compostezza, non poteva fare altro che confermare quella statuizione che era d’altronde l’espressione della volontà politica parlamentare.

Il vice Presidente sta formando un nuovo governo e da parte di acuti costituzionalisti è assolutamente improprio. La sua figura non gode di autonomia costituzionale, è strettamente legata alla funzione presidenziale e può sostituire il presidente solo nei casi indicati dalla legge, in sostanza o su delega del Presidente o per legittimo impedimento dello stesso. E’ palese che si è al di fuori del disegno costituzionale. Chiaro il voltafaccia di parte della ex maggioranza che si è schierata con l’opposizione, legittimo politicamente ma opinabile sul piano della correttezza personale e politica. Il governo che si va formando è composto da ben sette indagati e privo, circostanza non trascurabile, di donne o di persone di colore.

Ora si apre la partita: il PT dovrà mettersi in campagna elettorale sperando in una ricostruzione in vista delle prossime elezioni tra due anni, e due anni in politica sono un’era! Chi sarà chiamato a governare dovrà mettere a posto i conti e tentare di rilanciare l’economia; non sarà facile. Dovrà attuare politiche di riduzione della spesa pubblica e stimolare i consumi e, contemporaneamente, guardare anche lui alle elezioni tra due anni. E non si sa come la piazza reagirà, né  come si evolveranno le indagini della magistratura. Molti punti interrogativi, molto gioco politico e istituzionale, molta protesta da governare. Un compito non da poco. Forse se si fosse scelta la strada maestra delle elezioni anticipate ci sarebbe stato un percorso più legalitario e una decisione più democratica.

deputados-contra-impeachmentCi sono questioni sensibili per i cittadini: la corruzione, l’economia, l’impresa, il lavoro. Ci sono questioni strutturali altrettanto importanti: l’educazione, la sanità, una riforma politico-istituzionale, una politica di infrastrutture, una politica culturale. Si teme però che non ci siano le condizioni per affrontare queste questioni. Ora è urgenza. Ci si può augurare che il conflitto assuma caratteristiche politiche strutturali, prenda forma, che definisca parti e interessi in gioco con chiarezza, ma per questo ci vorrebbe un leader politico coraggioso, onesto, capace e in grado di formulare un decalogo di crescita non solo economica ma sociale e culturale. La politica non è solo mettere in moto l’economia ma sopratutto governare e guardare avanti, affrontare le criticità e ricomporre i conflitti sociali, puntare sulla crescita culturale di un paese, creare coscienza civica, dare a tutti le stesse opportunità, stimolare la intelligenze del paese, creare opportunità e sbocchi in un mondo ormai globalizzato, conquistare credibilità sul piano internazionale e dare fiducia ai cittadini che chi governa lo fa nell’interesse di tutti e non di alcuni e, soprattutto, mai nel proprio.

Alessandro Battisti  

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