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Gianni Rodari

Nuove strade. La Global Roadmap del futuro deve essere sostenibile

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strada ambienteArriva dal Dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge la prima guida per costruire nuove strade ecosostenibili e sa anche un po’ di Australia. E la zoologia c’entra eccome in materia, considerato che uno dei fattori principali di estinzione delle specie animali autoctone è proprio dato dal disboscamento che è necessario praticare per fare largo a queste nuove vie. Allora ecco la soluzione, minimizzare i costi ambientali derivanti dalla realizzazione di queste infrastrutture, massimizzando i benefici di avere percorsi carrabili efficienti ed anche rispettosi dell’ambiente. E visti i 25 milioni di km di nuove strade che si prevede di realizzare in tutto il mondo da qui al 2050, conviene davvero adeguarsi a quanto la guida propone.

Global Roadmap tra esigenze e protezione

Molte di queste vie saranno ovviamente realizzate nei paesi in via di sviluppo, proprio là dove il fattore autoctono ha un peso tuttora molto rilevante. Nello stesso tempo le nuove infrastrutture che saranno progettate potranno fare da argine anche a fenomeni critici come quelli del contrabbando messo in atto da cacciatori, minatori e taglialegna illegali. La global roadmap di Cambridge vuole dare alcune priorità nella realizzazione di queste nuove strade, cercando di tenere insieme le esigenze di sviluppo e quelle di protezione dell’ambiente. Tutto questo tenendo presenti sia il livello dei valori ambientali che sono in gioco nelle aree su cui si intende intervenire, sia i benefici in termini di produzione agricola e industriale che questi nuovi percorsi potranno portare.

Il progetto tutela l’ambiente

global roadmapLo studio, recentemente pubblicato sulla rivista Nature, mette in luce come combinando questi due livelli di analisi si possano individuare zone in cui dalla costruzione di strade potrebbero derivare potenziali benefici, zone in cui si dovrebbe evitare di intervenire e zone di conflitto in cui i due livelli di valutazione sostanzialmente si equiparano. Il progetto è sicuramente complesso e sfidante, dicono dalla Università di Cambridge, ma ha permesso di individuare le aree in cui nel mondo si possono aprire nuove vie carrabili sostanzialmente senza danni per l’ambiente. Alla matrice di valutazione elaborata a livello globale possono essere aggiunte anche informazioni locali per cercare di quantificare nello specifico il costo ambientale dei progetti che si intendono portare avanti.

“La costruzione di nuove strade è un po’ come aprire un vaso di Pandora”, ci dice il professor William Laurance della James Cook University in Australia. “Nello stesso tempo, però, le nostre economie e la nostra società ha continuamente bisogno di costruirne di nuove e la sfida è decidere dove farle passare e dove invece evitare il loro attraversamento”. Allo studio hanno dato il loro contributo anche le università di Harvard, Melbourne e del Minnesota. Prima di tutto sono state mappate a livello globale tutte le aree che necessitano di essere tutelate a livello ambientale. Successivamente sono stati invece individuati i percorsi che potevano fare solo ‘bene’ all’umanità ed al creato. Il tutto in circa due anni di studio.


I benefici futuri

stradeGeneralmente le aree che potranno beneficiare maggiormente della realizzazione di nuove strade sono quelle convertite recentemente all’agricoltura e non troppo distanti dai centri urbani. Tutti i continenti del nostro pianeta hanno zone che presentano queste caratteristiche. La domanda globale di alimenti è destinata a raddoppiare entro la metà di questo secolo e così la presenza di vie percorribili con gli automezzi sarà fondamentale per fare arrivare sulle tavole di tutti i prodotti coltivati dai contadini e per consentire a questi ultimi un buon approvvigionamento di fertilizzanti, con un abbattimento di costi che dovrebbe andare a beneficio di tutti. Senza contare, ci dicono da Cambridge, che sul nostro pianeta esistono ancora grosse superfici di terreno su cui le attività agricole possono essere implementate senza grossi costi a livello ambientale.

Il bollino nero spetta invece alle aree ricche di carbone, con habitat selvaggio, come le foreste tropicali. Queste sono state individuate come zone in cui la costruzione di strade potrebbe portare al maggior danno ambientale possibile. “Lo studio mostra come in molte aree del globo, dall’Amazzonia, al Sud Est asiatico, al Madagascar, i costi ambientali dello sviluppo di una rete viaria sarebbero enormi”, rivela Christine O’Connell della University of Minnesota. Ne emergono alcune zone che nei prossimi anni potranno risentire in maniera particolare delle problematiche connesse alla costruzione di nuove strade, come l’Africa Sub Sahariana, un’area in cui la popolazione sta aumentando esponenzialmente su un territorio particolarmente inselvatichito su cui, a detta di questo studio, sarà difficile garantire una adeguata viabilità.

Magna carta per il futuro

Gli autori considerano questo studio una sorta di ‘magna carta’ per gli ingegneri stradali del futuro. Un modello di lavoro che può essere adattato di volta in volta alle esigenze specifiche delle varie aree prese in considerazione. Nelle loro speranze la mappatura realizzata dovrebbe essere utilizzata da tutti coloro che si occupano di pianificazione del territorio per tentare di evitare i danni ambientali legati alla infrastrutturazione. “Speriamo che questo schema sia adottato dai governi e dalle agenzie internazionali al fini di bilanciare sviluppo economico e tutela del paesaggio”, dice il Professor Laurance a FUTURO QUOTIDIANO. “Fino ad oggi l’espansione viaria non è stata pianificata ed è avvenuta in modo caotico. Adesso, però, è vitale fare altrimenti, perché nei prossimi 35 anni sarà costruita una quantità di strade senza precedenti nella storia”. E le mappature, ci permettiamo di dire, saranno sicuramente utili per procedere al meglio nella direzione desiderata, ma a volte basterebbe davvero solo un po’ di sano buon senso.

Marco Bennici

L'Autore

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