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Pietro Barilla

Croce Rossa. Rocca: “Dalla Consulta scelta illuminata”

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“Il nostro lavoro proseguirà con serenità, come abbiamo sempre fatto. Tuttavia, siamo estremamente lieti per quella che riteniamo una scelta illuminata da parte della Consulta a proposito del via libera dato sulla riorganizzazione dell’Associazione. E’ la conferma della correttezza di un percorso volto esclusivamente a riconsegnare la Croce Rossa Italiana nelle mani della sua anima più vera: quella degli oltre 160.000 volontari. La Cri oggi ha una struttura simile a quella delle altre Consorelle di tutto il mondo e gode di una gestione in grado di rilanciarne l’operato e le funzionalità. Era un cammino doveroso e richiesto, del quale siamo molto orgogliosi. D’altronde, chiunque si intenda di diritto non poteva aspettarsi una decisione diversa”. Lo ha dichiarato Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, dopo che la Corte Costituzionale con la sentenza n. 79  (relatore Augusto Barbera) ha respinto le questioni di costituzionalità sollevate dal Tribunale amministrativo.  Con il decreto legislativo impugnato, il governo Monti aveva riformato la Croce Rossa Italiana trasformandola da ente di diritto pubblico in associazione di volontariato.  Una trasformazione che, secondo la Corte,è stata fatta per volontà del Parlamento. “Il regime privatistico della Croce Rossa – si sottolinea nella sentenza- caratterizza le associazioni dei maggiori Paesi europei ed è auspicato dallo Statuto della Federazione internazionale delle Croci e Mezzelune rosse, che fa esplicito riferimento alle ‘società non governative’ riconosciute dai diversi Stati”. Per quanto riguarda  il Corpo militare ausiliario, secondo i giudici costituzionali, “i diritti del personale ausiliario sono comunque salvaguardati nel loro contenuto essenziale, posto che viene lasciata la possibilità di optare per la permanenza in servizio presso la neo-istituita associazione o, in alternativa, per la messa in mobilità presso altre amministrazioni dello Stato. Resta ferma l’integrità delle voci principali del trattamento retributivo del personale privatizzato, – prosegue la nota – che continua a percepire un’adeguata retribuzione, potendo, su domanda, entrare a far parte del Corpo militare volontario e lì svolgere, in coerenza con le finalità dell’Associazione, attività gratuita e volontaria (cioè non retribuita oltre a quanto già percepito come dipendente di diritto comune)”.

“Quanto alle procedure di mobilità, la Corte ha ribadito che esse consentono di garantire un equilibrato contemperamento di due esigenze costituzionalmente rilevanti: il mantenimento dei rapporti di lavoro e la discrezionalità legislativa connessa al processo di riordino dello Stato e degli enti pubblici. – si osserva – Ciò non esclude che in sede di applicazione di questa normativa possano verificarsi vizi nei conseguenti atti amministrativi, che spetterà eventualmente sindacare solo agli organi giurisdizionali competenti”.

 

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