Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

L’ECONOMIA E’ IN CRISI PERCHE’ L’UE NON HA USATO LA LEVA FISCALE

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Tutti da destra e sinistra lamentano il fatto che sia stata l’economia di carta a mettere in ginocchio l’economia reale, la macchina che produce beni e servizi, l’unica che conta veramente, che produce cose utili, redditi e lavoro. La soluzione sarebbe quindi meno finanza ed economia di carta, più economia reale. I banchieri ed i finanzieri sono visti come squali che affamano la popolazione. Le banche centrali sono viste come sodali del mondo della alta finanza (dai cui ranghi spesso i banchieri centrali provengono o finiscono) quando iniettano liquidità nel sistema finanziario creando o moneta direttamente o acquistando titoli sul mercato (il famoso “quantitative easing”), questa liquidità finisce nella mani della finanza, che gonfia i prezzi dei titoli finanziari (facendo i ricchi ancora più ricchi) senza che una lira finisca in prestiti alle imprese e quindi in investimenti e occupazione. Spesso a questa visione si aggiunge la teoria complottarda che vede un numero ristretto di persone controllare il mondo (i club alla Bilderberg).

Economia: la trappola della liquidità

Economia

Paul Krugman

La cosa divertente è che i più accesi sostenitori del quantitative easing sono gli economisti di scuola keynesiana di matrice liberal, cioè di sinistra, come il nobel Paul Krugman. La sua opinione, derivata direttamente da quanto scritto da Keynes, è che quando una economia finisce in una “trappola della liquidità” (una sorta di buco nero finanziario che risucchia moneta e titoli e di conseguenza l'”economia reale” in un circolo vizioso) è necessario creare moneta (liquidità) per finanziare una vigorosa spinta della spesa pubblica che stimoli l’attività economica reale generando redditi che cambino le aspettative di tutti e spingano le imprese ad investire ed i consumatori a consumare anzichè risparmiare in attesa di tempi magri. Innescati investimenti e consumi dei privati lo Stato riassorbe la liquidità in eccesso e riduce la spesa pubblica.

Quando le due leve di politica economica (monetaria e fiscale) vengano utilizzate di concerto e vigorosamente (Krugman sostiene che la FED e Obama sono stati troppi timidi) riescono a tirar fuori la barca economica dalle secche e farla ripartire come dimostrato dalla dinamica economica degli Stati Uniti. Il prezzo da pagare (a causa della separazione tra Stato e Banca Centrale ed altri aspetti del sistema economico finanziario) è che gli impulsi monetari prima di trasmettersi alla economia reale, protegge dalla caduta e poi fanno salire con forza i titoli finanziari. Quindi certamente c’è un iniziale forte effetto ricchezza a favore dei mercati finanziari e dei ricchi che detengono le attività finanziarie. Ma è un effetto inevitabile in una economia capitalistica che si fonda più sulla moneta.

I tedeschi “frenano” sulla politica fiscale

In Europa invece la ottusità di tedeschi e soci ha impedito che venisse usata la leva della politica fiscale, al contrario si sono imposti tagli della spesa pubblica per rispettare i criteri di Maastricht, e la BCE è rimasta sola ad inventarsi escamotage per realizzare una politica monetaria espansiva in assenza della quale l’Europa sarebbe collassata. Tuttavia in assenza del contributo della politica fiscale espansiva, in Europa abbiamo avuto solo il rialzo degli assets finanziari senza crescita dell’economia e della occupazione portando acqua al mulino della visione descritta nel primo paragrafo.

Che dal punto di vista economico è una visione di destra, opposta a quella degli economisti di sinistra, Marx compreso, per i quali non esiste una economia reale separata dalla economia monetaria, l’economia capitalistica si fonda sulla moneta in modo essenziale, senza moneta tutto il sistema crolla. Quando c’è un buco nero che distrugge moneta, cioè potere di acquisto, questo buco si porta appresso tutto quanto come si è visto nel 2008 e la epidemia si blocca solo iniettando liquidità per sostenere il sistema finanziario, cioè il valore dei titoli finanziari prima che il loro crollo distrugga la “economia reale” in un vortice innarrestabile, come si è verificato negli anni 30 in cui si reagì alla crisi restringendo la moneta e tagliando la spesa pubblica.

In sintesi negli Stati Uniti è stata attuata una politica keynesiana piena che ha sì fatto salire i titoli azionari e obbligazioni ma ha anche faticosamente fatto ripartire il PIL e l’occupazione, in Europa si è attuata una politica economica contraddittoria, un po’ keynesiana dal lato monetario (grazie alla BCE) ed un po’ il suo opposto in stile anni ’30 dal lato della politica fiscale (grazie alla UE).

Mario Zanco

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