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Alan Kay

L’homo labronicus ritrova il suo habitat naturale con Effetto Venezia e Livorno si illumina a festa

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effetto veneziaLivorno ha un che di ancestrale, tanto più se facciamo riferimento al suo abitante tipico come ‘homo labronicus’. Sarà per la sua posizione sul mare oppure per la schiettezza nei modi dei suoi abitanti, pronti con la lingua a cucire tutto con satira ed ironia. Dormienti in inverno e dediti alla scoglio di estate, i labronici stanno bene tra loro e non disdegnano i piaceri della vita e della loro cucina ricca di tradizioni da scoprire. Provinciali quel tanto che basta da pensare di essere sempre al centro del mondo. La città si presenta come un contesto fortemente ‘umanizzato’, all’interno del quale le relazioni sono essenziali per coglierne i maggiori aspetti di pregio. Poi arriva ‘Effetto Venezia’, come tutti gli anni, e questa città si scopre più internazionale e più bella di quanto possa credere di essere nel corso dell’anno. Complice la crisi, quest’anno la kermesse estiva del quartiere Venezia ha subito una sforbiciata di circa cinque giorni, ma la sua brevità non è necessariamente sintomo della stanchezza e dell’apatia di una manifestazione ormai alla sua trentesima edizione.

Nata come ‘festa popolare’, completamente gratuita e pensata a beneficio delle vacanze estive dei livornesi stessi, quest’evento negli anni si è fortemente evoluto, facendo parlare di sé a livello nazionale. E per l’homo labronicus deve essere stato un trauma vedersi ‘arrivare addosso’ persone provenienti anche da oltre mare. Lui che cacciava nei boschi a ridosso del Tirreno già 500.000 anni fa, rifugiandosi nel bosco delle fate di Monte Tignoso e nelle grotte di queste colline ubertose dove pascolavano anche i mammut, i rinoceronti e tutte le specie animali dell’epoca. Perché in antichità buona parte dell’attuale Livorno era sommersa dalla acque. Emergevano solo le alture delle colline livornesi su cui sono stati ritrovati manufatti databili al periodo del neolitico e dell’eneolitico. Un’eredità preistorica più forte di quella lasciata dall’epoca dei traffici commerciali per mare e difficile da scrollare via per questo esemplare di ‘homo sapiens’ noto a livello nazionale più per i difetti tipici della sua natura piuttosto che per gli aspetti positivi del suo carattere che nonostante tutto esistono.

E nasce proprio in questo ambiente una delle feste forse più belle che il nostro paese possa vantare. Spensierata ed autoironica alla stesso tempo, come i livornesi d’altronde, Effetto Venezia ha sempre avuto un ‘palinsesto’ talmente ricco di cose da sperdercisi dentro. Ma sempre con leggerezza e con quel gusto del vivere che emerge particolarmente bene in estate. Occorre allora una guida che sappia andare oltre il già blasonato ‘main stage’ che vedrà Nada, Bobo Rondelli, Karima ed i Playing for Change protagonisti assoluti di questa cinque giorni estiva. E questa guida potrebbe partire da quel salvacondotto con cui Ferdinando I de’ Medici decise di popolare il primo scalo labronico: “A tutti voi, mercanti di qualsivoglia nazione, Levantini, Ponentini, Spagnoli, Portoghesi, Greci, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani ed altri […] concediamo […] reale, libero e amplissimo salvacondotto e libera facoltà e licenza che possiate venire, stare, trafficare, venezia-nuova-livornopassare e abitare con le famiglie e, senza partire, tornare e negoziare nella città di Livorno (…)”. Un patto fondativo che si tradurrà tra la Fortezza Vecchia e Via Borra in un progetto di 3D-mapping estremamente interessante.

Perché Livorno è soprattutto la città degli angoli nascosti. Ed Effetto Venezia pure. Allora potrete trovare varie cose interessanti in alcuni scorci mozzafiato sempre da riscoprire. Il Luminarium, una scultura innovativa in cui immergersi e camminare lentamente ai piedi della Fortezza Nuova. Un ‘palco dei diritti’ dentro la Fortezza Vecchia che vedrà protagonisti tra gli altri il 29 luglio in duo Mauro ‘Platinette’ Coluzzi e Grazia Di Michele con il loro brano di Sanremo ed altre canzoni dedicate alle donne. Il maestro Federico Maria Sardelli il 30 luglio in ‘Modo Antiquo’ a dirigere “Il giovane Vivaldi” a Palazzo Huigens.  E il 2 agosto in Via dei Floridi le ‘Favole in musica‘ lette da Amanda Sandrelli accompagnata al pianoforte dal maestro Gabriele Baldocci. Poi sempre artigianato, artisti di strada, stornelli lungo i canali della Venezia e vari siparietti comici prima degli eventi del ‘main stage’ di Piazza del Luogo Pio. E soprattutto tavoli da riempire in compagnia e bicchieri da buttare giù. La maggior parte degli eventi sono gratuiti, gli altri invece sono proposti a prezzi ‘popolari’.

In questa sua maturazione estiva la città è così splendente che sembra questa la Livorno da raccontare. Perché la creatività labronica ha sicuramente qualcosa di particolare. A livello nazionale Livorno, in proporzione agli abitanti, è una delle città con il maggiore numero di gruppi musicali in attività. La sua scuola comica è rinomata con nomi di spicco come quelli di Paolo Migone, Claudio Marmugi, Michele Crestacci e Giovanni Biondi, molti dei quali reduci dal palco di Zelig. A livello letterario ha una sua produzione di tutto rispetto con maestri librai che hanno saputo investire su alcuni nuovi talenti. Anche nella cultura più ‘alta’ questa città può vantare la presenza dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Pietro Mascagni che conta alunni e docenti di tutto rispetto a livello internazionale. Pure nella pittura la scuola livornese ha una sua eccellenza tutta particolare. Nel cinema basta dire Paolo Virzì e nel giornalismo Concita De Gregorio. Ed in questo contesto, davanti a questa magnificenza innata, anche l’homo labronicus lentamente si è evoluto, scoprendo, complice Effetto Venezia, un mondo oltre il suo scoglio tanto caro.

effetto veneziaMa l’homo labronicus resta comunque un soggetto particolarmente strano. Recentemente è uscito un libro che ne mette in luce tutte le contraddizioni. Il testo edito da ‘Erasmo’ racconta le vicende di un forestiero torinese a Livorno ed è stato dedicato ad Ettore Borzacchini, recentemente scomparso. A margine della prefazione Borzacchini ha scritto poche righe che sintetizzano bene la sua trama: “Il confronto tra il truce livornese e il bencreato torinese assurge a repertorio pop d’inciviltà in cui il piemontesino bello e garbato attinge stupore, scandalo e meraviglia non tanto dal lessico quanto dal comportarsi dell’homo labronicus semierectus”. Perché in questa città omologarsi è peccato mortale e imborghesirsi pure. L’educazione non è necessariamente un vanto, la schiettezza sì. La concretezza è l’unico comandamento veramente valido ed i giri di parole sono banditi dal vocabolario di tutti i giorni. Figuriamoci l’inglese! Ogni tanto però Livorno vuole fare anche un buon ‘effetto’, almeno una volta l’anno diciamo e con Effetto Venezia, perché d’estate questa città è davvero particolarmente bella. Dopo però, sommessamente, ricomincia la ruota!

Marco Bennici

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