La gente ha sempre dichiarato di voler creare un futuro migliore.
Non è vero. Il futuro è un vuoto che non interessa nessuno.
L'unico motivo per cui la gente vuole essere padrona del futuro
è per cambiare il passato.

Milan Kundera

Elezioni Tunisia. Sfida aperta tra laici e islamici

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La Tunisia è in pieno fermento. Dopo le elezioni legislative, che si sono svolte ieri, 26 ottobre, e che hanno portato alle urne 5,3 milioni di elettori in 33 circoscrizioni, sono queste ore importanti che potrebbero segnare un grande cambiamento per lo Stato africano. Parliamo infatti delle prime elezioni legislative dalla rivoluzione del 2011 e che avvengono dopo tre anni di ‘transizione costituzionale’. Per la Tunisia infatti è arrivato il momento di un governo ‘vero’ e non più di organi  transitori. Al passare delle ore sembra sempre più assodato che, su circa 1.300 liste di candidati per 217 deputati, la sfida se la stiano contendendo il partito laico Nidaa Tounes, in testa per ora con 37% di voti, e quello islamista di Ennahdha,con il 26%.

A seguire, anche se la strada del distacco è sempre più elevata, ci sono il  Front Populaire con il 5,4%, l’Union patriotique libre con 4,8%, Afek Tounes  che si attesta al 2,8%, Cpr al 2,4%, al Tayar 1,9% e Ettakatol al 1,6%. Stando agli ultimi dati quindi, la campagna elettorale, iniziata lo scorso settembre,  se la stanno giocando il partito anti-islamista Nidaa Tounes, una coalizione che mette insieme antichi oppositori del dittatore Zine El Abidine  Ben Ali e il fronte opposto, islamico, Ennahdha, già al potere dal 2012 agli inizi  del 2014.

Ma chi sono i candidati alla presidenza? Mentre il partito Ennahdha non ha fatto alcun nome, l’avversario Ninaa Tounes, ha schierato il proprio leader Essebsi. Altri nomi sono quelli di Slim Rihai, un magnate del settore calcistico e immobiliare e Najib Chebbi del partito Repubblicano. Le elezioni, alle quali seguiranno quelle presidenziali il prossimo 23 novembre, si sono svolte in maniera pacifica fino alle 19 di ieri sera. Poche ore allora e la Nazione che ha perso le speranze dalla primavera del 2011 potrebbe tornare ad avere qualche certezza in più.

Anita Zeipi

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