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Pietro Barilla

FOSSE ARDEATINE. RICORDIAMO LE 335 VITTIME DELLA FURIA NAZISTA

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Roma, Via Rasella, 23 marzo 1944: una bomba esplode improvvisamente colpendo un drappello di soldati SS. L’attentato, come si apprenderà in seguito, era stato messo in atto da alcuni membri dei Gap (Gruppi di azione patriottica) romani. Muoiono 33 soldati del reggimento Bozen della Ordunungspolizei dell’esercito del Terzo Reich. La rappresaglia nazista scatta immediatamente: l’ordine è quello di uccidere dieci italiani per ogni tedesco morto. Le vittime, 335, vengono scelte tra i prigionieri politici e comuni, ebrei, massoni che si trovano rinchiusi a Regina Coeli e nel carcere di via Tasso. A compilare la lista Herbert Kappler, il comandante delle SS. Il massacro avverrà il giorno successivo nelle cave di pozzolana che si trovano lungo la via Ardeatina. La notizia è riportata in breve sul quotidiano “Il Messaggero”. E’ una delle pagine più tragiche della Resistenza, che per la sua efferatezza, per l’alto numero di vittime e per le circostanze che portarono al suo compimento, divenne l’evento-simbolo della spietatezza dell’occupazione nazista della capitale.
Nel dopoguerra le fosse nelle quali ebbe luogo l’esecuzione e l’occultamento dei cadaveri degli uccisi sono state trasformate in un sacrario-monumento nazionale e oggi sono visitabili a perenne memoria.

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