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Pietro Barilla

GIORNATA MONDIALE VITTIME DELL’AMIANTO, MA ANCORA 85 ANNI PER LA BONIFICA

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amiantoDopo la sentenza della Cassazione sul “caso Eternit”, finita con la prescrizione del reato di “disastro ambientale” e la cancellazione dei risarcimenti previsti a favore delle parti civili, restano i morti e all’Italia non resta che celebrare (il 28 aprile), con amarezza, la Giornata Mondiale per le vittime dell’amianto. Una piaga che ha segnato la storia industriale e giudiziaria di questo Paese e, ancor di più, continua a segnare la vita delle persone. A distanza di 23 anni dalla legge che lo ha definitivamente messo al bando l’Italia, da nord a sud, è ancora sotto l’effetto della polvere di amianto. Da Broni in Lombardia fino a Priolo in Sicilia, passando per Casale Monferrato e Balangero in Piemonte, Massa Carrara in Toscana, Bagnoli in Campania, Tito in Basilicata, Bari in Puglia.

Una presenza ingombrante e subdola quella della fibra killer, che ogni miete 4mila vittime per malattie asbesto correlate, con oltre 15mila casi di mesotelioma maligno diagnosticato dal 1993 al 2008 secondo il Registro Nazionale Mesotelioma di Inail. Gli edifici pubblici e privati contenenti amianto sarebbero più di 188.000, a cui vanno aggiunti circa 7mila siti industriali dislocati su tutto il territorio nazionale. Anche i dati di Cnr-Inail tracciano una stima pesantissima, che vede ancora 32 milioni di tonnellate di materiale contenente amianto sul territorio nazionale e una presenza, accertata dal Programma nazionale di bonifica del ministero dell’Ambiente, che si estende su almeno 75mila ettari di territorio. Qualcosa di muove ma ancora non basta: di questo passo “ci vorranno 85 anni per completare le bonifiche”. Nonostante il Ministero dell’Ambiente abbia adottato un piano da 135 milioni di euro previsto nella Legge di Stabilità per accelerare l’attività di bonifica nei siti maggiormente inquinati (in particolar modo Casal Monferrato e Bagnoli), la situazione resta critica.

”Facciamo appello al Governo affinché si impegni concretamente nel dare risposte e giustizia alle vittime dell’amianto”, dichiara il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti, chiedendo il rapido avvio delle bonifiche dei siti industriali e la rimozione dell’amianto dagli edifici attraverso l’attuazione di quanto previsto nel piano nazionale (approvato nel 2013 dai ministeri amiantodella Salute, del Lavoro e dell’Ambiente, ndr)”. Ma anche le Regioni dovranno fare la loro parte perché, nel tempo, l’art. 10 della legge 257/1992 è rimasta lettera morta. Dal Rapporto di Legambiente “Liberi dall’amianto” emerge come Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Puglia e Sardegna non abbiano ancora presentato i rispettivi “piani di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto”. Ritardi sia per quanto riguarda il censimento dei siti interessati, realizzato solo dieci Regioni (Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta) così come per la mappatura dell’amianto (completata in Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta). Gli interventi di bonifica, avvenuta o in corso, sarebbero, sempre secondo l’associazione ambientalista, “ancora molto indietro su gran parte del territorio e si stima che ai tassi attuali ci vorranno almeno 85 anni prima di arrivare ad un’azione di risanamento dalla pericolosa fibra”. “Un primo passo – aggiunge Giorgio Zampetti – sarebbe lo stanziamento di circa 20 milioni di euro, da attuare con il sistema degli incentivi per la sostituzione eternit/fotovoltaico, che porterebbe alla bonifica di oltre 10 milioni di metri quadri di coperture in cemento amianto”.

Le forme di incentivazione potrebbero infatti favorire il corretto smaltimento delle coperture in eternit e, conseguentemente, evitare l’abbandono illecito del rifiuto pericoloso nei campi o nelle discariche a cielo aperto, il cui costo di smaltimento e bonifica ricadrebbe inevitabilmente sulla collettività. Tra le Regioni che hanno “attivato” meccanismi finanziari specifici per l’amianto spicca l’Umbria che, che attraverso i fondi POR-FESR ha riattivato sul territorio il sistema di incentivazione per la sostituzione dell’eternit con i pannelli fotovoltaici. “Una misura che, quando era attiva su tutto il territorio nazionale – spiega Legambiente – ha portato ottimi risultati nelle bonifiche”.

Erica Antonelli

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