Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Giuseppina Fusco, energia allo stato puro

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La sua carriera, iniziata praticamente in un Monte Athos, sia pure dislocato all’Eur, è stata all’insegna dei primati. Giuseppina Fusco, romana, ha rappresentato per 39 anni – finché nel 2009 non è andata in pensione, ma certo non ha appeso la sua professionalità al chiodo… – un punto di forza di una delle poche multinazionali che l’Italia abbia mai avuto, l’Eni. Giuseppina ha rivestito ruoli di vertice in un’azienda (e nell’intero Gruppo) che, ai tempi della sua carriera verso i piani alti del grattacielo sul laghetto, più maschile di così non si poteva, ma ha sempre agito senza cercare i riflettori, per il suo innato understatement. Molto rare le sue uscite sulla stampa, e abbiamo oggi questo privilegio.
Il futuro, per tracciarsi, ha bisogno di esempi: Giuseppina Fusco, col suo entusiasmo e il suo patrimonio professionale, è un prototipo che fa scuola!

Come hai iniziato?

Prima di finire gli studi, avrei voluto fare la giornalista. Ancora oggi, amo scrivere ed ho vinto, ai tempi della scuola, molti premi coi miei temi.
Mio padre, che ha sempre riconosciuto in me una predisposizione manageriale – ero la primogenita di tre sorelle, quella considerata saggia e posata – mi incoraggiò a studiare economia, più che le facoltà umanistiche, perché, a suo avviso, mi avrebbe consentito di acquisire una migliore preparazione professionale di base anche per il giornalismo. Nel 1968, mi sono laureata all’Università ‘La Sapienza’ col massimo dei voti e la lode, con una tesi in diritto commerciale ed ho iniziato il dottorato di ricerca, iscrivendomi, nel contempo al terzo anno di Giurisprudenza, com’era previsto per noi laureati in Economia e Commercio. Nel mio futuro prevedevo uno studio integrato fra commercialista e avvocato, nonché una carriera universitaria. Ma poi intervenne l’imponderabile.

Cosa?

Il direttore dell’Istituto dove stavo svolgendo il dottorato di ricerca era stato contattato dall’Eni, affinché invitasse suoi allievi promettenti a partecipare ad un concorso a quattro posti di junior per l’Ufficio Studi Giuridici. Di norma vi partecipavano solo laureati in Giurisprudenza, ma si voleva aprire anche agli ‘economisti’. Inizialmente ero quasi scettica. L’Eni non era comunicata granché, allora, non aveva tutto questo appeal: mio padre m’incoraggiò ma più di tutti funzionò l’atto proditorio di mia madre, che mi tirò giù letteralmente dal letto il giorno della prova scritta. Cominciai a motivarmi quando entrai in quel palazzo così avveniristico e, prendendo l’ascensore, al suono di ‘Una rotonda sul mare’ arrivai nel salone degli esami, posto al 19.mo piano, con una vista mozzafiato.

Eni

Fu un esame difficile?

Molto severo. Eravamo in 150, ma io, coi miei 24 anni, ero in assoluto la più giovane. La Commissione era ai più alti livelli: oltre al Direttore del Servizio Studi Giuridici, c’erano due illustri cattedratici: Giuseppe Guarino di Diritto Amministrativo e Marcello Foschini di Diritto Commerciale.Tre le tracce opzionabili, da svolgere in otto ore, e, d’istinto ne scelsi una; rimasi a meditare per circa un’ora, poi mi accorsi che un’altra candidata al mio fianco non solo svolgeva la stessa traccia, ma, nel frattempo che io riflettevo, era già avanti, con almeno un paio di fogli protocollo riempiti fittamente. Volendo evitare confronti, cambiai scelta e fu una mossa vincente.

Come avvenne l’inserimento sul lavoro?

Dopo qualche giorno, mi telefonò a casa il professor Foschini che mi comunicò che il mio era il secondo miglior tema, dopo quello della mia rapidissima ‘vicina di banco’. Fu un risultato di concorso ‘rivoluzionario’ per l’Eni: fummo assunte entrambe, oltre a due uomini ed era la prima volta che venivano assunte due donne per ruoli non segretariali. Un caso-pilota di pari opportunità. Era il 1970.

Era comunque un primo scalino. Come avvenne che spiccasti il volo?

Anche questo per uno ‘scherzo del destino’. All’epoca il presidente dell’Eni era Eugenio Cefis, che era stato uno dei più stretti collaboratori di Enrico Mattei.  Un mese dopo il mio arrivo, chiese al mio Servizio un documento innovativo: una bozza di lettera infrannuale per gli azionisti delle tre aziende quotate in borsa dell’Eni: l’Anic, la Lanerossi e l’Italgas. Un simile tipo di informativa non aveva precedenti in Italia; ma negli Stati Uniti era già in uso. Si diffuse fra tutti, dal Direttore in poi, sconcerto e agitazione. Nessuno aveva idea di come impostarla, ma mica si poteva rispondere picche ad una richiesta del Presidente. Timidamente, alzai un ditino e mi offrii di provarci. Avrei potuto suicidarmi, professionalmente… ma ce la feci, grazie anche ai modelli che mi procurai negli Stati Uniti. Predisposi una scaletta di argomenti che fu inviata a Cefis. L’approvò senza problemi.
Ora bisognava passare alla pratica, nelle tre aziende.

Se sei qui, però, ti andò bene…

Certo, ma non fu una passeggiata. Fui mandata nelle tre aziende per riempire di contenuti lo schema approntato. Nota che ero una neolaureata, neoassunta e, in un universo fortemente gerarchico quale era l’Eni, mi sarei trovata a interloquire con i grandi capi di ciascuna azienda! Una situazione rivoluzionaria, in quell’ambiente… Cominciai dall’Anic (la società della chimica), a San Donato Milanese.
Malgrado un forte timore, tutto andò bene e il documento fu stampato e inviato un mese dopo. Ora bisognava affrontare l’osso più duro, alla Lanerossi di Schio, dove ‘regnava’ un Presidente, notoriamente considerato un Cerbero. Una scena da film: nel lungo corridoio che portava al suo ufficio, facevano ala al mio cammino i dirigenti top della Lanerossi, scettici persino che mi facesse spiegare cosa volevo. In prima battuta così fu. Quando entrai, con la mia valigetta in cui spiccava la lettera agli azionisti approntata per l’Anic, il Presidente neanche alzò lo sguardo da ciò che stava leggendo, né mi invitò ad accomodarmi. Non riuscii neppure a esporre il progetto, che esplose in un categorico “No”. Uscii riaccompagnata, lungo il corridoio, dal brusio dell’ “Avevamo detto noi”, del coro greco dei dirigenti. Questo loro compiacimento mi generò un sussulto d’orgoglio: feci testacoda e tornai indietro, piombando nell’ufficio del Presidente. Tramortito dal mio ardire, si arrese alla mia richiesta di spiegargli per bene le caratteristiche del documento. Fui talmente convincente che immediatamente convocò l’intero staff delle prefiche dirigenziali, sbalorditi a loro volta e fino all’una di notte lavorammo a predisporre il documento. Il giorno dopo ripartii per Roma col mio trofeo. Italgas, poi, venne de plano.

Ci siamo focalizzate sui tuoi primordi, utilmente, perché sono il prodromo del tuo futuro. Cosa avvenne dopo?

All’insegna de’ “Il meglio deve ancora arrivare”. Il successo con le informative agli azionisti mi diedero in azienda una certa fama e mi fu affidata l’elaborazione di documenti ufficiali, non solo di quelli del mio servizio.
Dopo una riorganizzazione interna, passai alla Direzione Amministrazione Programmazione e Controllo e, grazie alle mie esperienze di estensora di documenti e alla competenza in materia economica, ebbi la responsabilità delle Relazioni al Bilancio dell’Eni e di tutte le Società controllate. Poi divenni Responsabile amministrativo dell’Azienda. Nel frattempo, mi ero sposata ed erano nate le mie due figlie. Nel ’79, nove anni dopo la mia assunzione all’Eni, ero stata nominata dirigente.

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Avevi il turbo. Una carriera a marce forzate!

Ti racconto un aneddoto. Poco dopo la mia assunzione, il Capo del Personale, pur lodando la mia professionalità, aveva profetato per me difficoltà di carriera perché, a suo avviso, avevo un abbigliamento poco consono all’ambiente. Erano gli anni di Mary Quant, ma, fino a poco tempo addietro, il personale femminile dell’Eni, peraltro prima della mia entrata solo di ruolo segretariale, era costretto a indossare il grembiule.
Gli chiesi, piccata, quanto ci mettevano, in genere, gli uomini, in Eni, a diventare dirigenti. La sua risposta fu: “Almeno 15 anni”. Dentro di me mi riservai di smentirlo… e ci riuscii. Nel 1985 ero Vicedirettore amministrativo, già dirigente da 6 anni e il presidente Franco Reviglio volle come suo assistente il mio capo, Vittorio Mincato; da lui dipendeva la segreteria societaria. Con Reviglio assunsi la Vicedirezione della segreteria societaria del Gruppo: fu una posizione strategica per il prosieguo della mia carriera.

Ma non ti fermasti qui! Di Presidente in Presidente, acquisisti la fiducia e la stima.

Amo il mio lavoro e mi ci dedico senza limiti di tempo o di fatica. Con l’arrivo di Gabriele Cagliari, fui nominata Segretario generale dell’Eni e sua assistente. Fu in quella posizione che acquisii un ventaglio di esperienze e di competenze che mi sarebbero state utilissime allorché, successivamente, sarei divenuta amministratore delegato di società del Gruppo. Cumulai anche la Direzione Amministrativa e si congiunsero in me due direzioni. Furono tre anni d’intenso arricchimento professionale. Con l’arrivo di Franco Bernabé, nel ’92, divenni Amministratore Delegato di Eni Risorse, ovvero l’ex Egam, l’Ente minerario appioppato per legge all’Eni in cui convergevano le miniere e le industrie di piombo, rame, zinco e carbone, nonché le residue aziende tessili, fra cui la Mcm. Coordinavo 150 società nel mondo, da Stati Uniti ad Australia; in Italia, dalla Nuova Samim di Porto Vesme alla Pertusola di Crotone, tanto per fare degli esempi. L’obiettivo di Eni era quello di realizzare una razionalizzazione societaria, ristrutturarle sotto il profilo industriale, avviarne il risanamento e poi collocarle sul mercato.
In 7 anni portai a termine la mia missione, con la grande soddisfazione personale di dare continuità operativa a pressocché tutti gli stabilimenti e realtà industriali, che non persero l’occupazione per i loro 16mila addetti. Ancora oggi sono aziende operative! Quella sfida fu premiata anche con la ‘Mela d’oro’ del Premio Bellisario, di cui, nel ’92, fui fra le prime vincitrici. Per Eni Risorse, conducevo negoziati in tantissime lingue e confrontandomi con tantissime mentalità e ordinamenti giuridici. Un periodo entusiasmante!

Sai bruciare le tappe! Qualcun altro, più ‘politico’ di te, ci avrebbe messo almeno il doppio degli anni…

E’ forse questa la ragione per cui io non conosco né ho mai conosciuto, a livello di amicizia, nessun politico. Se incontravo un ministro, era perché lo richiedeva il mio ruolo.
Nel 1999 avevo concluso il lavoro a Eni Risorse e cambiai completamente settore, approdando come Presidente e Amministratore delegato della Sofid, la Società del Gruppo Eni per i Servizi Finanziari, con una Sim, una Società che si occupava di Factoring ed un’altra di Leasing, e due società assicurative: Padana Assicurazioni e Sofid Vita; parallelamente, diventai anche Presidente dell’ESA, neo costituita per gestire i Servizi amministrativi dell’Eni. Il traguardo affidatomi era quello di creare e sviluppare un Centro di servizi amministrativi e finanziari integrati per tutto il Gruppo Eni e l’ho colto in 10 anni di attività.  Nel frattempo, per non farmi mancare nulla, nel 2006 sono diventata anche Presidente di Eni International Bv ad Amsterdam, Società di gestione delle partecipazioni estere del Gruppo Eni. Quando, il 30 aprile 2009, si è conclusa la mia permanenza in Eni, quei 39 anni mi sono parsi trascorsi in un soffio!

Una come te, però, non mi pare che si sia ritirata a casa a bere il the con le amiche. Cosa hai fatto da allora?

Lasciata l’Eni, ho intrapreso attività di consulenza in materie giuridico – economiche, collaborando con primari studi legali nazionali. Sono stata componente di diverse commissioni di concorso della CONSOB e relatore in convegni nazionali. Sin dal 2009 sono Presidente di Collegi Sindacali e di Organismi di Vigilanza di società del Gruppo Telecom; sono Presidente di Arianna Sim e Consigliere di amministrazione di Sara Assicurazioni.
Inoltre ricopro cariche sindacali nel gruppo Snam. Da alcuni anni ho intrapreso un’esperienza nel pubblico, con la Presidenza di Aci Roma e la Vicepresidenza di Aci – Italia.
Un mondo nuovo per me, da scoprire, in cui impegnarmi, in cui continuare a studiare per sapere: la mia grande passione!
Annamaria Barbato Ricci

L'Autore

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