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Gianni Rodari

La Grecia, Il governo Tsipras e le bugie italiane

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tsipras

dalla nostra inviata ad Atene

Atene. Ad Atene è importante capire subito che nei bar si può stare anche tre ore sorseggiando un “freddo cappuccino”, una specie di caffè shakerato con la schiuma alta, e parlando di politica con chi passa e resta come te. La notizia di oggi, in verità di ieri sera, è il rimpasto di governo, con la riconferma e piena fiducia di Tsipras al suo ministro delle finanze, Ianis Varoufakis. E’ a lui che la Grecia guarda oggi. Il suo ufficio privato in centro città, nella zona più benestante, a pochi passi dai negozi delle griffe italiane, Massimo Dutti, Gucci, Prada, Max Mara è illuminato fino a notte tarda. In queste ore l’economista marxista, che ha studiato ad Essex, in Inghilterra e i cui libri sono in tutte le librerie di Atene, lavora senza sosta. Anche i Greci stanno lavorando giorno e notte. Nella zona delle grandi multinazionali, nel quartiere Kolonaki, il più internazionale di tutti, lo stesso nel quale vive la famiglia di Varoufakis, gli uffici hanno le luci accese anche di notte. Poi apro i giornali italiani e leggo “Tsipras commissaria Varoufakis” e ancora “Tsipras silura il ministro intransigente”. Ma perché? Non è vero.

In Italia si sta raccontando un film che non ha molto a che vedere con la vita di tutti i giorni della Grecia. E’ vero che ieri davanti al palazzo del governo sostavano diverse troupe televisive, in attesa che il summit della maggioranza che sostiene Tsipras terminasse. La linea di Tsipras, spiegata alla stampa e ai cittadini dal primo ministro stesso nel pomeriggio di ieri, non ha stupito nessuno. Piena fiducia a Varoufakis, delega a guidare il negoziato politico con l’Eurogruppo al viceministro delle relazioni internazionali, Euclidi Tasakalos, che, proprio come Varoufakis, ha studiato in Inghilterra e che, a differenza di lui, è più abile dal punto di vista diplomatico. Spyros Sagias, segretario generale del governo greco guiderà il nuovo gruppo di coordinamento dei tecnici. Pieno appoggio del partito, della maggioranza e dei greci. L’Europa vuole interlocutori più morbidi e meno primadonnisti, ed ecco che Tsipras risponde. Le idee di Varoufakis, che è un indipendente, non sono in discussione e anzi hanno il pieno appoggio non solo di Tsipras ma anche, quel che più conta, del suo partito, Syriza.

Il negoziato visto da qui punta a dilazionare i tempi dei pagamenti, ma Varoufakis sta anche provando a fare altro: dirottare investimenti esteri in Grecia. Quando Tsipras ieri sera ha dichiarato tsiprasche il suo ministro delle finanze è “un asset” importante del paese, si riferiva esattamente a questo. Pochi giorni fa ha inaugurato un nuovo punto vendita di Zara nel cuore di Atene. E’ il negozio numero 22. Nella zona del porto hanno sede le grandi multinazionali, comprese le italiane Finmeccanica ed Eni, gli Usa e la Germania sanno che la Grecia non può uscire dall’Europa, per la sua posizione geografica. Certo, la Grecia non ha risorse prime, ma è geograficamente strategica per tutti. Turchia, Bulgaria, Albania e Siria sono troppo vicine. Gli Usa e la Germania lo sanno bene. All’Italia sfugge questo aspetto, che invece è importante almeno quando l’aspetto finanziario ed economico. Perché la stampa italiana riporta la notizia opposta? Non ha capito? O non vuole vedere? Nei bar di Atene si parla di Referendum, certo. E’ soprattutto l’ala più radicale di Syriza, quella trotzkista, a volerlo. Ma Tsipras, come tutti, sa benissimo che il 70% dei greci voterebbe per rimane nell’Euro.

L’ipotesi di uscire dall’Europa è ancora più remota. Dicono questo i due sondaggi usciti in queste ore. Si discute in maniera accesa delle possibilità nei bar, si chiama democrazia, e i greci non hanno intenzione di rinunciarvi. La ferita della Dittatura qui è ancora ben presente nella memoria di tutti. Ma al di là dei discorsi da caffè (o da “freddo cappuccino”), resta la politica, quella dei fatti. La fiducia a Varoufakis è piena, la Grecia ha una gran voglia di farcela. E i Greci trentenni, che hanno studiato sia in Turchia, che in Inghilterra, si sentono più europei di noi italiani. Sarà anche per questo che Atene è un incubatore di idee, grazie anche ai finanziamenti Europei? Ma anche di questo i miei colleghi italiani non parlano, chissà perché?

Letizia Magnani

L'Autore

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