Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Grecia. La Ue e la “grande pressione”

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greciaAtene. Qui in Grecia la chiamano la “grande pressione”. E’ quella che l’Eurogruppo fa sul governo Tsipras. Servono le riforme per sbloccare il prestito (di cui si discuterà ancora una volta l’11 maggio a Bruxelles), ma tutti, dal Fondo Monetario alla Bce, sanno che qui mancano i soldi. Non è tanto, o non solo, un problema di liquidità (pensioni e stipendi si riescono a pagare, seppure ogni mese con maggior difficoltà), mancano i soldi da restituire all’Europa. Quella stessa Europa che con una mano dà e con l’altra prende.  Atene è una città con quasi 5 milioni di abitanti, dove non si dorme mai. Locali e bar sono sempre pieni. Costa di più comprare la carta igienica al supermercato che andare a cena fuori e i bancomat hanno ad ogni ora la fila fuori per prelevare. I negozi sono come quelli di qualsiasi metropoli europea, hanno gli stessi oggetti. Forse sono appena più care le scarpe degli abiti, ma solo perché per lo più sono importate dagli altri paesi europei, Italia in testa. Ma la grande depressione è nei visi delle persone, che sentono, come tutti, la “pressione” addosso.

E’ per questo che Alexis Tsipras e il suo vice, il superministro che coordina tutta la politica economica del governo, Yannis Dragasakis hanno lavorato all’accordo anche nel ponte del primo maggio, il giorno dopo la grande manifestazione per la festa dei lavoratori. Assente dal vertice invece Yannis Varoufakis, che è stato avvistato sabato con la moglie sul traghetto per Egina, dove ha passato 24 ore di riposo. Le dichiarazioni ufficiali scarseggiano, ma il ministro delle finanze, che piace poco ai burocrati europei e molto invece alla gente, continua ad affermare che la trattativa è nelle sue mani. In realtà la percezione da qui è che ci siano più tavoli di trattativa e che si tratti a più livelli. Intanto il Parlamento ha approvato di gran carriera la riapertura della tv di Stato e la riassunzione di tutto il personale. Ma la gente si si chiede con quali soldi Tsipras potrà pagare tutto. La sanità per esempio è in ginocchio. Fra le riforme immediate già annunciate c’è la creazione di una fascia unica di versamento Iva al 18% (ora l’Iva è divisa in tre fasce che vanno dal 13% al 23%). Inoltre verranno tassati e condonati i capitali all’estero.

L’imposta dovrebbe essere del 15-20% sull’importo del capitale evaso al fisco greco. Il disegno di legge, firmato Varoufakis è già in Parlamento. “Sai perché ancora stiamo in piedi – mi dice Antonio, un artista che ha vissuto a lungo a Firenze durante gli anni della dittatura in Grecia -, perché ci sono un po’ di soldi da parte. Quelli delle persone, quelli dei genitori e dei nonni. Sono i figli e i nipoti oggi ad essere in difficoltà e noi li aiutiamo. Qui le tasse le paghiamo, ma ci sono sacche di liquidità e proprietà, come la casa, che aiutano ad andare avanti”. Alex invece è un giornalista finanziario “sosteniamo questo governo di sinistra perché speriamo che si possano sposare le esigenze interne con una forte riforma dell’Europa. Il sogno di tutti i greci è che si torni a pensare delle persone e si smetta di parlare solo di economia e di finanza, ma non è detto che questo sogno sia realizzabile. E comunque avrà un prezzo”. Nei quartieri suburbani a nord di Atene vivono gli immigrati. Dal confine con la Turchia continuano ad entrare, senza controllo, i profughi siriani. Gli albanesi trovano in Grecia maggior solidità che nel loro paese. Alcuni di loro sono integrati, altri no. Mentre dalla Libia arrivano quasi tutti i giorni i barconi dei disperati dal nord Africa, con numeri inferiori a quelli che approdano sulle coste italiane, ma comunque senza sosta. E’ anche questa una faccia della crisi che ad un primo sguardo non si vede e che invece, in maniera subdola, strangola la Grecia, come gli altri paesi del mediterraneo. Spagna e l’Italia sono avvisate.

Letizia Magnani

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