Che ognuno avrà il futuro che si conquisterà.

Gianni Rodari

“Guerra! ’15/18”. Un concerto di poesia e musica

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guerraIl colpo di pistola del giovane studente serbo bosniaco Gavrilo Princip, che a Sarajevo uccise l’erede al trono austro-ungarico Francesco Ferdinando e consorte il 28 giugno 1914, è fatale per l’Europa. Si chiude così un periodo di pace durato quasi cent’anni, tranne la parentesi prussiana e i conflitti limitati nei Balcani. Una pace armata, visto che tutti gli stati europei, negli anni precedenti la guerra, spesero somme ingenti per gli armamenti, motivandole con la necessità di tener testa alla crescita delle forze degli altri stati. Era in gioco l’egemonia politico-economica in Europa e nel mondo. In pochi giorni i grandi imperi: austro-ungarico, tedesco, russo e ottomano si dichiarano guerra l’un l’altro, coinvolgendo ben preso il mondo intero, massacrandosi poi per quattro anni, infrangendo l’illusione di una guerra breve. “Sonnambuli” li definisce lo storico Cristopher Clark, poiché nessuno di quelle teste coronate seppe presagire l’immane tragedia a cui si andava incontro: la morte di milioni di persone, il crollo degli imperi stessi e gli assetti geo-politici consolidati da secoli, la fine di una civiltà. L’Europa, fino ad allora in pieno sviluppo economico, culturale e sociale, ne uscì logorata e subalterna alle grandi potenze emergenti: Stati Uniti e Giappone. Per la prima volta fu una guerra di massa, totale: un’apocalittica carneficina. I numeri sono impressionanti: 21 nazioni coinvolte, 70 milioni di militari in tutto il mondo, 20 milioni di morti tra soldati e civili, 40.250 km di trincee scavate -una lunghezza sufficiente a circondare tutta la terra- 186 miliardi di dollari spesi, l’equivalente di 2 trilioni di dollari odierni. “Un’inutile strage”, come la chiamò l’inascoltato papa Benedetto XV.

L’Italia entra in guerra nel 1915, dopo un anno di neutralità, a fianco dell’Intesa, per chiudere la pagina risorgimentale con la conquista delle terre irredente di Trento e Trieste. Riuscirà a ottenerle sconfiggendo l’impero austro-ungarico al prezzo però di ingentissime perdite umane ed economiche. La Prima Guerra Mondiale è una pagina fondamentale della nostra storia, senz’altro il primo momento, nella sua tragedia, in cui l’Italia si sentì unita, dal nord al sud, e per questo è necessario serbarne memoria. Cosimo Cinieri, Irma Immacolata Palazzo in collaborazione con La Banda Musicale dell’Esercito Italiano diretta dal M°Antonella Bona intendono dar vita a un Concerto di Poesia&Musica: ‘Guerra! ‘15/18’. Consulente storico-bibliografica: Dott. Michele D’Andrea. E con la partecipazione di Carmela Maffongelli, soprano e Andrea Fermi, tenore. Partecipano inoltre 22 attori della Scuola di Teatro Fondamenta e 20 danzatori della Scuola Baila Dance e Officina Danza. Drammaturgia e regia: Irma Immacolata Palazzo. Prima nazionale. Privilegiando la narrazione della guerra sul fronte italo-austriaco –il più difficile a detta di tutti, poiché prima di allora nessuno aveva combattuto a più di 3.000 mt d’altezza, vicino ai ghiacciai eterni- lo spettacolo si svolge su un doppio binario narrativo: colto e popolare assieme. Da una parte la testimonianza dei grandi poeti: tra gli altri Ungaretti, Palazzeschi, Gadda, Alvaro, Rebora, D’Annunzio, Folgore, Soffici, Govoni, Boccioni e Marinetti, dall’altra le misere lettere in dialetto sgrammaticato dei soldati in trincea. E alcuni brani tratti dalle memorie di Malaparte, Caccia Dominioni, Frescura, Fabi, Lussu, Monelli, Salsa, Solmi. guerra 3

Inoltre, i contributi poetici di Majakovskij, Joyce, Apollinaire, Eliot. Quindi: dalla sintesi ungarettiana, poesia scabra e dura come pietra carsica, alla grande memorialistica italiana: migliaia di pagine, quasi un ‘vomito’ necessario per elaborare l’orrore della guerra. Accanto ai momenti salienti della guerra sugli Altipiani e sul Carso, si racconta la vita in trincea: l’attesa spasmodica dell’assalto, il battesimo del fuoco, il sonno della giovane vedetta, la paura della morte e l’orrore delle carneficine causate dalle nuove armi, la fame la sete il freddo e il caldo sofferti, gli atti di eroismo, la solidarietà, la curiosità per il nemico, a volte così vicino da sentirlo respirare e cantare e prendere il caffè. E ancora: la prigionia, le decimazioni, l’autolesionismo per disertare la guerra. Non mancano involontari pezzi comici, legati ai disagi: topi ammaestrati o espedienti per convivere con i cadaveri con cui bisogna ‘affiatarsi’. Un affresco umanissimo. Il rapsodo Cosimo Cinieri, nel costume di un semplice fante, appare come un reduce, pronto a spogliarsi delle sue reliquie: una stampella a cui s’appoggia e una maschera/protesi a risanare terribile ferite, per raccontarci la drammatica odissea. Il ‘teatro di guerra’ sta lì a ricordarci –come ha sottolineato Andrea Cortellessa- che per la prima volta l’uomo visse la guerra moderna come uno spettacolo grandioso, che avvince almeno quanto fa inorridire. Le musiche della Banda spaziano dai canti di guerra e di contestazione: La leggenda del Piave, Tapum, La campana di San Giusto, O Gorizia tu sei maledetta, ecc. alle canzoni napoletane dell’epoca, brani lirici e sinfonici: Mozart, Verdi e Sibelius, fino alle canzoni famose nei café-chantant tra cui Frou frou del tabarin.

 

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