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Gianni Rodari

I fondi sovrani e il futuro degli investimenti in Africa

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La corsa ai fondi sovrani da parte di tanti paesi africani ha a che fare con la marea di denaro che si sta riversando nelle casse dei governi in seguito alle scoperte di gas e petrolio. Una corsa che spesso è accompagnata da polemiche per come i fondi vengono gestiti. Al momento sono 14 i fondi sovrani africani ma nei prossimi mesi se ne aggiungeranno altri due: Tanzania e Mozambico. Il primo ha scoperto 43,1 trilioni di piedi cubi (tcf) di gas. Il secondo invece dopo aver fatto la terza scoperta di gas più grande di sempre potrebbe diventare il secondo esportatore di gas dopo il Qatar. “Le risorse naturali non sono inesauribili – ha dichiarato Jakaya Kikwete, presidente della Tanzania – e per questo vogliamo essere sicuri che le generazioni future possano anche loro trarne beneficio”.

 

Tanzania e Mozambico si aggiungono ad Angola, Nigeria, Ghana, tutti produttori di petrolio che negli ultimi due anni hanno deciso di riporre il proventi del greggio in uno strumento più redditizio di altri. Le somme stanziate nei fondi sono diverse da paese a paese, la Nigeria vi ha investito 1 miliardo di dollari, il Ghana cento milioni, l’Angola 5 miliardi. Secondo un report della Banca africana per lo sviluppo (Adb) i fondi sovrani sono positivi per vari motivi: sono “un’opportunità per favorire la gestione dei ricavi a medio termine”, “riducono l’effetto di volatilità dei prezzi” e “garantiscono le generazioni future”.

Oggi il valore dei fondi sovrani africani ammonta a 114 miliardi di dollari, pari al 3% del totale dei fondi sovrani mondiali. I Fondi più cospicui sono quello libico da 65 miliardi di dollari e quello algerino che ne contiene 56,7. Niente a che vedere con il due più grandi al mondo: il Fondo pensioni governativo norvegese da 656 miliardi o quello di Abu Dhabi che nel 2009 ammontava a 627 miliardi.

È probabile che questo 3% salga. Ma la creazione di fondi sovrani non arriva mai senza polemiche. In Angola si sta ancora discutendo sull’opportunità di avere alla presidenza del fondo sovrano da 5 miliardi, costituito nell’ottobre del 2012, Filomeno Dos Santos, 36 anni, figlio di José Eduardo, presidente del paese dal 1979. Il rampollo che ha studiato finanza in Svezia e Inghilterra negli ambienti economici viene ritenuto una persona competente. Ma ciò non è bastato a far svanire le proteste. La stessa Adb mette in guardia sui rischi che la cattiva gestione dei fondi potrebbe portare: “Questi fondi potrebbero dare troppo potere ai governi portando l’economia globale lontano dal liberismo e ostacolando la competitività sul mercato”. Ipotesi ancora più grave quella che possano essere usati come strumento di ricatto. In pratica l’investitore potrebbe dire, “io investo nel tuo paese se tu mi fai questo favore politico”. “Sarebbe una fonte di minaccia alla sicurezza dei paesi beneficiari – scrive la Adb – se fossero utilizzati per fini politici piuttosto che per motivi economici”.

Al di là delle ipotesi negative le opportunità per il continente sono enormi perché gli investimenti iniziali decisi da molti di questi fondi sono proprio in Africa. Turismo, infrastrutture, commercio. Un’iniezione di denaro sparsa su tutti i paesi che secondo gli economisti potrebbe spingere la crescita, aumentare i posti di lavoro e il ruolo del settore privato nell’economia.

E gli investitori assistono a tutto questo interessati. Molto interessati. “Per quanto ci siano paesi che ancora spaventano per la loro situazione politica come per esempio lo Zimbabwe – spiega a FUTURO QUOTIDIANO un manager di una società di investimento con sede negli Emirati Arabi – altri come la Nigeria sono molto appetibili”. Nonostante Boko Haram e il calo della produzione petrolifera? “Sì, nonostante tutto ciò. Perché é un paese che ha basi finanziarie molto solide. Per il resto bisognerà aspettare un po’, ma lo pensiamo tutti: il futuro degli investimenti è in Africa”.

 

Antonella Palmieri

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