Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

Il compleanno con zuccotto

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compleannoMancava poco al compleanno della Miccolis, e lei aspettava quella mezzanotte in cui scatta impietosa e implacabile l’ora dell’anno in più (dal compleanno e dal capodanno non si scampa, scandiscono il tempo precisi e spietati). Lei era un po’ triste, perché aveva passato tutto il giorno al mare da sola, a Santa Marinella. Un bel mare però, limpido, una tavola, se potesse si prenderebbe una casetta in quel paesello, come facevano attori e registi di una volta, per esempio ci villeggiava Rossellini. È così vicino a Roma che ci andrebbe tutti i fine settimana invernali tanto adora anche solo il rumore o la vista del mare. Comunque sola soletta se ne ritornava a casa, ma sapeva che di sera, a tarda ora, si sarebbe vista con un amico. L’amico ignorava il suo compleanno (è un tipo che in generale sta poco attento), ma poi era rimasto con lei fino a mezzanotte ed oltre, stanco dal lavoro, assonnato, con sbadiglio, ma insomma aveva resistito. Quindi quel velo di tristezza che aveva accompagnato la Miccolis tutta la giornata si era trasformato in un buffo spezzone cinematografico.

Verso le 23.30 aveva costretto l’amico a prendere un autobus; faceva proprio caldo e lui si guardava attorno con punto interrogativo, e il volto diveniva ancora più sconcertato quando giunti sul luogo, veniva introdotto con la forza in una gelateria piuttosto piccola in cima a un colle, dove li attendeva lo zuccotto. Questo era il desiderio della Miccolis per il suo compleanno: mangiare uno zuccotto, quei vari gusti di gelato – ma le versioni sono tante, alcuni lo arricchiscono con creme o ricotta, canditi e pezzi di cioccolato – ricoperti da uno strato di pan di Spagna bagnato all’alchermes, una invenzione che risale alla famiglia Medici e a quel genio di Bernardo Buontalenti (che Miccolis ringrazia) architetto appassionato di cucina. Non tutti conoscono questo dolce, men che meno la nuova generazione; uno addirittura le aveva detto che andava di moda negli anni’80. E pensare che lei si ricordava ancora dello spumone (forse di moda negli anni ’60), un gelato a vari strati con caffè e cioccolato, mandorle tritate e gocce di cioccolato e una ciliegina di amarena e che mangiava solo dai suoi bis zii pugliesi, morti centenari, che lo compravano per gli ospiti. Ma ritornando allo zuccotto, il suo amico per fortuna lo conosceva e apprezzava, quindi quell’idea, nonostante gli sbadigli non gli dispiaceva affatto.

Tutti e due contenti, allo scoccare della mezzanotte si ritrovavano con quel dolce alcolico in mano, ma senza una sedia per sedersi, e sul marciapiede, un po’ più avanti, trovavano solo un tavolino fuori da un bar con la saracinesca abbassata. Lo zuccotto finiva in fretta, in compenso aspettare l’autobus del ritorno era stato molto più lungo. Una volta saliti, non so perché (era una associazione mentale senza fondamento), la Miccolis mentre vedeva l’amico stanco e appoggiato al finestrino e lo sguardo perso, pensava al film “Il laureato” e canticchiava in testa pure la canzoncina. Precisamente il suo pensiero andava all’ultima scena e le veniva da ridere, anche perché indossava un vestitino bianco di pizzo- che pareva più una sottoveste che un vestitino -, che metteva in evidenza la sua abbronzatura. In quella scena i due protagonisti (lei vestita da sposa) scappavano in autobus seduti uno accanto all’altro e senza guardarsi, i loro occhi, pensanti, attenti, ma nel vuoto, facevano intendere: “e adesso che si fa?”. E così Miccolis e l’amico non si parlavano, ognuno pensava a qualcosa, i loro occhi non si incrociavano; probabilmente lui voleva solo dormire, Miccolis invece era contenta di aver passato un compleanno particolare. Auguri Miccolis!

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Stefania Miccolis

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