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Gianni Rodari

Il mistero del sognare. Come l’uomo lo interpreta nei secoli

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sognare“E se tutti noi fossimo sogni che qualcuno sogna, pensieri che qualcuno pensa?”. Questa domanda del poeta Fernando Pessoa, io me la sono posta sin da bambina. Sognatrice indefessa, ho spesso percepito come più reale la dimensione onirica rispetto a quella della veglia. Dedico questa “Storia del sogno” a tutti coloro che non passano una sola nottata senza vivere una vita alternativa al giorno, bella o brutta che sia, a quelli che camminano con la testa tra le nuvole, ai creatori di mondi infiniti. Perché non sappiamo davvero ancora cosa siano queste uniche, indefinibili, liriche e preziosissime esperienze. Quindi, oggi vi racconto come nei secoli, l’uomo ha inteso quel viaggio fantastico dentro di sé, attraverso i propri sogni. Analizzare tutte le culture del mondo avrebbe richiesto una tesi di laurea, perciò l’ho limitata alle civiltà a noi più vicine.

Tutto ha inizio da qui. La Preistoria

La primissima testimonianza della presenza consapevole del mondo onirico nella specie umana è quella dei disegni presenti nelle grotte di Lascaux (Francia), abbozzati a carboncino sulle pareti. Sono la rappresentazione di un sogno o, comunque, il prodotto di un’operazione mentale, di una fantasia o di un ricordo di caccia al bisonte.

Babilonesi. La prima descrizione di un sogno

Con l’introduzione della scrittura nella cultura babilonese, troviamo la prima descrizione di un sogno, nella leggenda “L’Epopea di Gilgamesh”, che risale al 2000 a.C: viene descritta la visione onirica del principe Gilgamesh in cui, proprio quest’ultimo, incontra Enkidu, il suo alter ego. In questa cultura si riteneva che i sogni fossero fonte di verità certe.

L’incubazione per i sumeri

Nella cultura sumerica, troviamo il rituale dell’incubazione: il dormire in un luogo sotterraneo per portare il sognatore più vicino alla profondità di sé stesso procurandogli, quindi, sogni rivelatori di profezie. Tale rituale fu ripreso, come vedremo in maniera molto simile, anche dai sacerdoti di Esculapio nella Grecia antica.

Gli egizi

Gli egizi erano molto interessati ai legami del sogno con la realtà e lo interpretavano come una intromissione degli dei nella vita degli esseri umani. Analizzarlo significava, quindi, conoscerne la volontà. Il “Libro dei sogni ieratico” risale a circa 4000 anni fa (2052-1778 a.C.) ed elenca il significato delle immagini oniriche ai fini di una veloce e pratica consultazione. L’idea di fondo è che i sogni consentano la comunicazione con il mondo dei defunti e quindi con le divinità, con la conseguenza che vengano divisi in due grandi gruppi: quelli delle persone buone protette dal dio Horus e quelli delle persone cattive dal dio Seth. In ogni caso, l’interpretazione delle immagini oniriche era possibile solo in considerazione della particolare condizione del sognatore.

La cultura ebraica

Gli ebrei addirittura consideravano il sogno come la diretta manifestazione della volontà di Dio, che spesso appariva al suo popolo proprio attraverso tali immagini. L’esempio più famoso si trova nella Bibbia e si riferisce al sogno profetico del Faraone, il quale vide sette vacche grasse e sette magre. Sorprendente, tuttavia, nel “Talmud” è l’analisi che dei sogni fa il rabbino Ismaele. Egli ritenne, infatti, con estrema modernità di pensiero, che i sogni provengano dall’intimità dell’essere umano e portino a espressione, con linguaggio simbolico, aspetti della vita interiore, ciò che è racchiuso nel cuore del sognatore. In questa simbologia, poi, rivestono particolare rilevanza le immagini di origine sessuale. Come per Freud!

I greci

A parte la pratica incubativa di cui già abbiamo parlato per i sumeri, nei templi dedicati ad Esculapio le persone dormivano allo scopo di sognare, dopodiché i sogni venivano interpretati dai sacerdoti in termini di suggerimenti per la cura delle malattie o per funzioni di guida spirituale. Questa pratica assunse tale importanza da diventare una “scienza”, chiamata “Onirocritica”. Forse il più famoso onirocritico del tempo fu un certo Artemidoro di Daldi, il primo a scrivere “L’interpretazione dei sogni”! Lo scopo del libro era quello di costituire una sorta di repertorio dei sogni, in cui potessero essere elencati e interpretati. Forse è scontato ricordarlo, ma il primo a riprendere in mano l’argomento, in epoca moderna, fu nientemeno che il signor Sigmund Freud, che pubblicò a sua volta, nel 1899, una “Interpretazione dei Sogni”, testo fondamentale nella storia del pensiero. Anche il grande filosofo Aristotele si dedicò allo studio del sogno. Comprese la complessità del fenomeno e il fatto che svolgesse una parte “attiva” nella vita dell’individuo. Egli sostenne che il sonno, come l’avvicinarsi della morte, non solo non diminuiscono l’esercizio delle facoltà razionali, ma si permette all’anima di raccogliersi in sé stessa e assumere la propria essenza, il che comporta la capacità di prevedere il futuro. La divinazione diventa, dunque, la maggiore espressione di razionalità, non attribuibile ad un intervento divino, ma alla natura stessa.

Lo scetticismo romano

Nel mondo romano, invece, l’importanza precedentemente attribuita ai sogni e alla loro interpretazione comincia a diminuire. Si fa avanti la convinzione che siano semplicemente manifestazioni fantasiose, prive di qualunque utilità pratica per il sognatore e per la comunità. Sono, cioè, mera rielaborazione degli accadimenti che hanno colpito il soggetto durante la veglia. L’imperatore Tiberio arrivò a vietare la consultazione privata degli interpreti di sogni.

Il Medio Evo

Nel Medio Evo i sogni furono considerati come premonitori, guaritori e miracolosi, ma solo se popolati di santi. In altri casi, vennero intesi come la manifestazione delle oscenità del peccato e dello stesso diavolo che, attraverso essi, trovava una via facile per piegare la volontà umana. Papa Gregorio II (669 – 731) ne proibì l’interpretazione, pena la morte.

L’interpretazione attualesognare

A parte la valenza psicologica a seguito della “rivoluzione” operata nel campo da Freud, Jung ecc., oggi le credenze popolari considerano i sogni in modo semplicistico, per cui i significati ormai standardizzati vengono applicati a chiunque li sogni, indifferentemente dal background di vita del sognatore che li ha prodotti. La famosa smorfia napoletana non è che un elenco di associazioni di oggetti e avvenimenti con i numeri del gioco del lotto, che avrebbero il potere di determinare una grossa vincita di denaro. In realtà, siamo di fronte ad un mistero ancora tutto da scoprire e non dimentichiamoci mai che, come scrisse Shakespeare, siamo in ultima analisi “fatti della stessa sostanza dei sogni”!

Carla Cace

L'Autore

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