Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Il mistero di Frosinona e il Clean Power Plan di Obama

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clean power planIl meteo è impazzito, almeno da dieci anni a questa parte. Ed i nomi delle perturbazioni pure. A scorrere i titoli dei giornali e dei siti meteo arrivano ai nostri occhi nomi di personaggi della mitologia greca che portano alternativamente piogge, caldo torrido, cicloni, rinfrescate o peggioramenti repentini delle condizioni meteorologiche. E questa estate si è consumato il mistero di Frosinona, perturbazione che intorno allo scorso 25 luglio avrebbe dovuto investire la nostra penisola rasserenando il clima afoso che ha caratterizzato tutto il mese di luglio. Ad oggi risulta ‘non pervenuta’, sarebbe infatti sparita completamente dalla mappa delle masse di aria fresca che transitano per l’Europa. Poi vieni a scoprire che Frosinona sarebbe il nome ‘per gli amici’ di Circe, altra perturbazione, dal nome sicuramente più ortodosso, che sarebbe stata effettivamente responsabile dell’abbassamento delle temperature di circa 4-5 gradi a partire dall’ultima settimana di luglio. In America i repubblicani ci si farebbero belli con questa babele di nomi, cercando di dimostrare una volta in più che il Clean Power Plan di Obama non serve a niente, che sul clima c’è ancora troppa confusione, che le varie opinioni in circolazione sono tutte opinabili. Perché in fondo è sempre questione di informazione.

Certo che nell’estate confusa che stiamo vivendo non è facile dare più di tanta attenzione ad un atto storico come il piano che il Presidente degli Stati Uniti d’America ha varato per arrivare entro il 2030 ad una riduzione del 32% delle emissioni di diossido di carbonio prodotte dalle centrali elettriche statunitensi alimentate a petrolio. I nostri giornali erano fin troppo impegnati nel seguire le peripezie di Circe, che poi era Frosinona e che alla fine è tornata ad essere Circe. Tutti presi, noi compresi, in una sorta di meteo-thriller da sfogliare senza tregua. Di questo stato di cose, per quanto possa contare laggiù l’Italia, ne godranno i repubblicani statunitensi, ostinatamente ostili a qualsiasi azione a favore del clima e sempre pronti a negare le ragioni del cambiamento climatico. Perché l’Italia, in fondo, non è il Vaticano. Quello la destra statunitense se la è già persa, sostanzialmente inimicandosela, a partire dalla pubblicazione della Enciclica ‘Laudato sì’ di Papa Francesco. Perché di nessi causali è vietato parlare quando di mezzo ci sono gli interessi economici delle più grandi compagnie petrolifere del mondo. Di rapporto causa-effetto pure, fino ad arrivare a negare l’esistenza della newtoniana legge di gravità se necessario. Sono solo informazioni baby (!!!) e le possiamo manipolare come vogliamo noi! Meteo e previsioni del tempo comprese, ovviamente, lasciano intendere i benpensanti repubblicani.

Ma in questo corto circuito informativo legato al meteo emergono tutte le nostre fragilità sia come singoli, che come comunità. L’allerta-meteo è ormai pane quotidiano ai tempi del web, quando clean power planl’informazione è istantanea e la stupidità pure. Dare i nomi alle perturbazioni è solo il male minore. Negli Usa ed in Inghilterra dagli anni ’50 si è cominciato a dare nomi comuni di persona agli uragani ed ai cicloni per cercare di comunicarne più in fretta l’avvicinamento alle autorità competenti, in modo da poter organizzare i soccorsi ed eventuali misure di prevenzione al meglio. A scorrere la lista di questi fenomeni troviamo però appellativi abbastanza mansueti con cui sono state chiamate queste perturbazioni atmosferiche: Peter, Leslie, Florence, Ernesto. Anche Marco e Maria. Da noi in Italia invece andiamo sul peso, fino a scomodare alcune personaggi della mitologia greca che solo a sentirli fanno tremare i polsi e le vene. Le ultime in ordine di apparizione: Caronte, Circe e Acheronte. Il primo è noto alle cronache come il traghettatore verso l’Ade, la seconda aveva il potere di trasformare gli uomini in animali e l’ultimo sarebbe il fiume di acque amare su cui Caronte conduceva all’Ade. E se qualcuno credesse alla storia delle profezie che si auto-avverano qui ci sarebbe materia su cui lavorare e ci sarebbe anche da fare gli opportuni scongiuri. Poi, tutti, beviamo tutto!

Ma Frosinona proprio non si capisce quale origine possa avere avuto. L’etimologia farebbe risalire a ‘frozen’, participio passato inglese di ‘to freeze’, che significa ‘congelato’. Termine forse un po’ troppo eccessivo per una dolce rinfrescata estiva. Oppure è stata chiamata così perché veniva annunciata come perturbazione già alla porte di Roma, dandole una collocazione geografica abbastanza precisa. Ipotesi forse più credibile. Il nome, comunque, sarebbe stato inventato da quelli del sito ilmeteo.it, anche se per la prima volta era apparso su una news che il sito Rete News 24 avrebbe ripreso da ilmeteo.it. Un giallo, insomma. O un pasticciaccio. Dipende dai punti di vista. Perché nel tentativo di ergere delle difese qualcuno dei nostri connazionali potrebbe aver perso del tempo prezioso nella ricerca di maggiori informazioni su di essa e magari anche qualche soldo speso in improbabili rimedi. Ma sono gli inconvenienti da fuga di notizie, situazioni che sotto la canicola, quando il livello di stress sembra farsi particolarmente acuto, possono ingenerare solo una confusione al quadrato. Specialmente per noi italiani. Ed il livello di attenzione collettiva si è fatto talmente forte, magari, tanto da distogliere quella preziosa risorsa dal tornado in arrivo sabato 1 agosto su Firenze Sud. E qui i danni, purtroppo, sono ancora tutti in rendicontazione.

Certo è che tutte queste allerte meteo, in media, sono oggi più diffuse che venti anni fa. Quindi niente corsi e ricorsi storici o serie statistiche, il clima sta cambiando e non ci fa certo lustro dire che la cosa sta avvenendo a causa del genere umano. Ma tant’è! Poi se volete neghiamo pure il nesso di causalità e questo non farebbe altro che renderci ulteriormente più impotenti davanti a tutto questo cambiamento in atto. Insomma fate voi! Il Clean Power Plan nello specifico fissa una regole abbastanza chiara. Entro il 2030 gli impianti energetici esistenti negli Usa dovranno ridurre le emissioni del 32% dai livelli del 2005. Si tratta di un incremento ulteriore rispetto al 30% già approvato dal Congresso. Le emissioni di CO2 dagli impianti sono scese del 15% dal 2005 al 2013, quindi gli Usa si trovano a metà strada per raggiungere l’obiettivo. La capacità energica in difetto verrebbe rimpiazzata con energia prodotta da fonti rinnovabili. Il Piano quantifica anche i vari benefici che una simile misura andrebbe ad arrecare allo stato di salute dell’ambiente in America. Per pubblicizzarlo lo stesso Presidente degli Stati Uniti ha fatto diffondere in rete un video illustrativo dei problemi climatici e delle misure che si intendono adottare.

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Poi come al solito ci sono le due campane, perché siamo talmente bravi noi uomini a spaccarci in due, tutto da soli. Anche sul Clean Power Plan, abbiamo già visto lo stesso film. A destra si cerca di minimizzare la portata di questo piano per la riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Di fatto si passerebbe da un 30% di riduzione delle emissioni entro il 2030, già fissato per legge, ad un 32% con questo piano. “Un po’ pochino”, commentano i repubblicani. Poi, tanto per mettere dei bastoni, vengono messi avanti gli ostacoli legali e quelli politici. Il Piano sarà sicuramente oggetto di ricorso legale verso le varie corti federali da parte delle multinazionali a stelle e strisce e la prossima guida del paese, se non fosse di parte democratica, potrebbe sospenderne l’attuazione. Dal lato ambientalista, quindi della sinistra progressista, i commenti sono sostanzialmente positivi. Con Greenpeace che mette però in guardia l’attuale amministrazione, chiedendo di bloccare i programmi di trivellazioni nell’Artico per ricavarne petrolio off-shore. Ma intanto si tratta di mettere in sequenza le cose. Il richiamo morale di Obama al dover agire adesso o mai più segue la recentissima forte presa di posizione di Papa Francesco sulla salvaguardia della ‘casa comune’. A fine novembre a Parigi si terrà la conferenza internazionale sull’ambiente Cop21, all’interno della quale il precedente di Obama potrebbe pesare non poco su tutti gli altri paesi. E la somma di tanti altri Clean Power Plan a livello internazionale potrebbe dare un risultato molto più incoraggiante di quel ‘misero’ 32% di riduzioni.

President Obama delivers remarks at a Clean Power Plan event at the White House on Monday.

In queste cose, dato il livello elevatissimo degli interessi in gioco e delle resistenze in atto, normalmente non si procede per balzi, ma per conquiste piccole e graduali. La rivoluzione sta anche nel tracciare il solco iniziale e nel convincere altri della bontà di quel piccolo solco tirato. E la rivoluzione sta anche in tutti quei piccoli adeguamenti che migliaia di imprese e di persone possono fare di conseguenza, sapendo che insieme possono essere una montagna. Allora dell’azione di un singolo uomo, anche fosse il Presidente degli Stati Uniti d’America, occorre che si parli. E tanto. Anche sotto la canicola immaginaria di questo nostro mese di agosto. Poi come al solito anche in questa azione potranno esserci aspetti discutibili, come la questione del fracking per ricavarne shale gas autorizzata negli Usa ed a cui sembra legata buona parte dell’attuale ripresa economica americana. Su queste nuove pratiche di perforazione idraulica l’amministrazione Usa a marzo scorso ha annunciato una stretta, con requisiti più stringenti per salvaguardare le falde di acqua potabile e imponendo la pubblicazione degli additivi chimici utilizzati per la fratturazione delle rocce. Da notare che a meno di un’ora dall’annuncio del provvedimento le società rappresentante dall’Ipaa (Indipendent Petroleum Association of America) e dalla Western Energy Alliance hanno avviato un’azione legale contro di esso. E noi, intanto, in Italia, continuiamo a cercare Frosinona!

Marco Bennici

 

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