Il Qatar di Felix Sanchez si è aggiudicato la Coppa d’Asia battendo il Giappone 3 a 1 con le reti segnate da Almoetz al 12′ da Hatim al 27′ e il rigore di Hafif all’83’ dopo la rete di Minamino al 69′. Una storica partita per l’Emirato, che finora non era mai andato oltre i quarti di finale e che nel 2020 ospiterà il primo Mondiale in un paese arabo. Una gioia grande per i due milioni di qatarini che hanno seguito il match incollati davanti al video e poi festeggiato per le strade del paese. Una gioia che riscatta l’amerzza dell’embargo imposto nel giugno del 2017 da Arabia Saudita e dagli altri paesi del Golfo sulla base di accuse mai ancora dimostrate di finanziare il terrorismo internazionale e che ha impedito ai tifosi della squadra bianco-granata mediorientale di partecipare alla gara che si è disputata nello stadio di Abi Dhabi.
“Lo sport dovrebbe unire, non dividere”, ha commentato l’ambasciatore Abdulaziz Bin Ahmed Al Malki Al Jehani, che ha seguito la partita in una sala dell’ex Grand Hotel di Roma, allestista con maxi schermo, insieme ai rappresentanti diplomatici del Qatar a Roma e a un un gruppo di concittidini tra i quali alcuni studenti di Doha che frequentano l’università in Italia e tante signore. “Siamo felici per questo grandioso risultato – ha aggiunto l’ambasciatore- anche se stato triste vedere che sugli spalti non c’era nemmeno un nostro tifoso…ed è stato triste vedere quello che è successo durante la semifinale con gli Emirati…”. Davvero indecoroso e brutto quel lancio in campo di scarpe e bottiglie contro i ragazzi di Doha, ora al vaglio della Fifa e della giustizia sportiva internazionale. Ma intanto è il risultato quello che conta . Un risultato che ha anche una grandissima carica politica simbolica.