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Gianni Rodari

In Italia 16 templi induisti, un monastero e 150 mila fedeli

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Si è svolta il 18 ottobre, in un doppio appuntamento in Senato e all’Ambasciata indiana, il Dīpāvali (o Diwali), ricorrenza che coinvolge profondamente la comunità induista tutta, in Italia come nel resto del mondo, in uno spirito di incontro con le Istituzioni. Organizzata dall’Unione Induista Italiana(UII), Sanatana Dharma Samgha, l’ente religioso che rappresenta gli Induisti in Italia (circa 150 mila persone di cui 22mila italiane), l’iniziativa – che aveva come temi Dono e Libertà religiosa – ha visto confluire da ogni parte d’Italia fedeli indù italiani o appartenenti alla comunità di immigrati indiani, rappresentanti di altri fedi, amici e persone curiose di approfondire la conoscenza spirituale di questa affermata realtà.
Nata nel 1979 per coagulare le varie comunità indù presenti in Italia, nel 2000 l’Unione Induista Italiana viene riconosciuta come confessione religiosa e alla fine del 2012 raggiunge l’Intesa con lo Stato. “L’Intesa – afferma Haṃsānanda Ghiri, guida spirituale dell’UII – permette di individuare una sola festività all’anno come ufficialmente riconosciuta e noi abbiamo scelto, tra le tante feste induiste, proprio il Dīpāvali  perché è il simbolo della luce ed è una festa il cui senso ci accomuna a tutte le altre fedi.”

“Per celebrare questa significativa ricorrenza – continua Franco Di Maria Jayendranatha, presidente dell’UII – abbiamo scelto di offrire un’occasione di festa e riflessione culturale divisa in due parti. La mattina siamo stati in Senato per un incontro tanto ufficiale quanto amichevole che mirava al dialogo tra il mondo istituzionale e le comunità di fede. Nel pomeriggio abbiamo invece invitato i più noti esponenti spirituali delle comunità induista, buddhista, jainista e sikh per dare una corretta informazione sulle religioni in India, mettendo in evidenza soprattutto il significato del Dharma, come loro denominatore comune.”
Nel corso del convegno in Senato, l’UII ha deciso di offrire un contributo finanziario di 10.000 euro prelevato dall’8×1000, a favore dell’ Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare istituito da Eurispes e da Coldiretti presieduto dall’ex procuratore antimafia Gian Carlo Caselli: “Questo dono per noi – afferma Di Maria – ha un significato di impegno civile nei confronti di una società così numerosa come quella indiana in Italia, ma anche di denuncia delle ingiustizie vissute quotidianamente da molti lavoratori indiani di fede induista sul nostro suolo: intendiamo così sostenere l’attività di studio e monitoraggio sulle cosiddette agro-mafie.”

Giancarlo Caselli ha ricordato infatti come proprio grazie allo sciopero del 18 aprile 2016 proclamato da 3000 lavoratori per il rispetto dei contratti e la lotta allo sfruttamento, sia emersa questa piaga portando all’esame di fatti concreti e riscontri precisi che hanno poi visto gli stessi lavoratori interagire coraggiosamente con la giustizia costituendosi parti civili in numerosi processi. “Oggi – ha ricordato Caselli – la comunità Indiana in Italia ammonta a 170000 persone, moltissime delle quali sono impiegate nell’industria di un’eccellenza italiana, il Parmigiano, ed è proprio in tale ambito che si assiste a condizioni lavorative su limiti della legalità, emarginazione e sfruttamento intrecciati alla questione del caporalato contro cui è stata instaurata una nuova legge (199/2016). La collaborazione tra l’Unione Induista e l’Osservatorio è in tale ambito una spinta fondamentale per consolidare i miglioramenti in questo settore, consolidata anche dal sesto rapporto Eurispes che prevede una specifica sezione dedicata alle problematiche della comunità Indiana nel nostro Paese, con specifico dati su lavoro ed integrazione.”

Nella Penisola, l’Unione Induista Italiana conta 16 templi (e altrettante comunità che non hanno un tempio) e un monastero, il Matha Gitananda Ashram (ad Altare, Località Pellegrino, nel Savonese), luoghi costruiti secondo il dettame delle sacre scritture e aperti al territorio dove si ripetono occasioni di incontro e scambi culturali e religiosi con tanta gente.   Fin dagli anni ’80 diversi gruppi di induisti italiani e stranieri avvertivano con sempre maggiore urgenza la necessità di unirsi in un’unica associazione: la fondazione ufficiale dell’UII, e il suo conseguente riconoscimento a tutti gli effetti, ha consentito dunque di poter concretizzare questa volontà e portare a degli obiettivi di maggiore diffusione di sensibilità religiosa e di ricchezza etica.

Alla cerimonia del Dīpāvali  sono stati donati anche messaggi di cioccolato, a sostegno dell’Associazione “Trisomia 21 Onlus” (www.at21.it) che esegue progetti destinanti all’integrazione di persone con Sindrome di Down, e matite ecologiche dell’Associazione “Libera” contro le mafie (www.libera.it).

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