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Gianni Rodari

In Olanda l’energia corre su una ciclabile

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Non c’è dubbio. La sensibilità e la consapevolezza in campo ambientale sono certamente più sviluppate nei paesi del nord Europa. Che non attendono l’ultimatum degli scienziati Onu per la riduzione della Co2, ma agiscono sulla base di una cultura ambientale ben radicata, condivisa e su un piano di efficientamento energetico che guarda al futuro e alle Fer, Fonti di Energia Rinnovabile. Così, mentre l’Italia sceglie la via del fracking, in Olanda si inaugura (il 12 novembre) la SolaRoad, la prima “strada” al mondo a convertire la luce solare in energia elettrica.

SolaRoad1

Il concetto è innovativo
Concepire la rete viaria come una rete elettrica. In pratica, convertire la luce solare assorbita dalla superficie stradale in energia, da utilizzare per l’illuminazione, sistemi di traffico, veicoli elettrici.
L’idea di nasce all’interno della TNO, un’organizzazione di ricerca indipendente, ma la sua realizzazione vede più partner uniti in un consorzio in cui l’industria, gli istituti di ricerca e il pubblico si uniscono per fare innovazione. L’obiettivo è sviluppare un modello di business: un’applicazione su vasta scala di SolaRoad potrebbe incentivare la mobilità elettrica rispondendo alla domanda crescente di energia.

Il progetto
La “strada del sole” si compone come un puzzle. Moduli in calcestruzzo di 2,5 per 3,5 metri interconnessi tra loro per formare un percorso ciclo-pedonale. Lo strato superiore è trasparente in vetro temperato, di uno spessore di circa 1 cm, sotto cui si nascondono celle solari in silicio cristallino.
Per ora il progetto prevede un piccolo tratto di circa 100 metri (di cui 70 già realizzati) lungo la strada provinciale vicino Krommenie, sobborgo alla periferia di Amsterdam. Cento metri che serviranno da progetto pilota, a fare test e sperimentazioni per capire quanta l’energia prodotta, come la struttura reagisce all’utilizzo, qual è la percezione del ciclista che la percorre, valutare il rapporto costi/benefici.
Oltre il primo tratto, il progetto è ben più ambizioso: produrre energia rinnovabile su larga scala che, tradotto in superficie, significa 450 kmq di strade. Secondo il progetto infatti, l’integrazione di celle solari in infrastrutture stradali potrebbe essere una buona soluzione per aumentare la fornitura elettrica e creare un mercato complementare per i pannelli solari.

E in Italia?
Paradosso. Nel paese del sole le scelte sono diverse. Il decreto Sblocca Italia favorirà la ricerca e la coltivazione di idrocarburi, di fonti fossili – gas e petrolio – a scapito delle rinnovabili. In particolare del solare, che nonostante l’abbassamento dei costi (e anche degli incentivi), non sembra la via prescelta per la domanda energetica, che invece sarà soddisfatta da gasdotti, gassificatori, inceneritori.
Un paradosso anche per l’attuale contesto internazionale, sia scientifico che politico, in cui la questione ambientale non è più rinviabile e in cui la prima mossa utile, richiesta a tutti i governi, è proprio quella di incentivare le rinnovabili e ridurre all’osso i combustibili fossili.

Erica Antonelli

L'Autore

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