Che ognuno avrà il futuro che si conquisterà.

Gianni Rodari

In taxi a Sao Paolo…

0

SAO PAOLOPrendere un taxi puo’ sembrare uguale in tutte le citta’ del mondo ma non lo e’.Ho preso taxi in tante citta’ del mondo ; A New York dove i tassisti sono spesso un po’ matti e dove ci divide sempre un vetro dall’autista ; in India dove le macchine sono sull’orlo di morire da un momento all’altro ; in Indonesia dove il traffico sembra ” giochi senza frontiere” ; a Londra dove gli autisti sembrano muti , e cosi’ via…

A Sao Paulo gli autisti dei taxi sono persone gentili, curiose, per lo piu’ oneste. La costante e’ che si accorgono del mio imperfetto portoghese, del mio essere straniero e allora domandano da dove vengo, dove vado, cosa faccio e ascoltano, interloquiscono, fanno altre domande, commentano e poi quasi sempre spolverano qualche parente o amico italiano o di origine italiane.

Magnificano Roma o Milano, Firenze e Venezia se ci sono stati o sognano di andarci.Poi parlano di loro, cosa fanno, di che citta’ sono, della loro famiglia, del loro precedente lavoro, ecc.ecc.  Ho conversato di tutto con loro di politica, della corruzione, del mare e della campagna, delle speranze che nutrono per i figli avviati allo studio o al lavoro, del clima, dell’europa. Ho incontrato un giovane chimico appena licenziato che si era da poco messo a fare il conducente di taxi ; un padre di famiglia il cui figlio era morto in moto investito da un’auto; un fanatico religioso che mi ha spiegato Cristo ( secondo lui ) , un autista inferocito con Lula e Dilma, un fotografo che mi ha fatto vedere il book, un ragazzo appena operato alla prostata che beveva acqua di continuo e che ogni cinque minuti doveva assolvere a bisogni corporali, un poeta che recitava, un esperto di ambiente, semplici uomini che ascoltavano e chiedevano.Al di la’ delle considerazioni sul carattere dei brasiliani , gentili e accoglienti, gli italiani qui’ sono rispettati e amati, sono un simbolo di lavoro e di onesta’, di cibo e di eleganza, di storia e di bellezze. Ma la considerazione che piu’ mi colpisce e’ il luogo in cui gli abitanti delle grandi citta’ comunicano e si scambiano pensieri ; la piazza non esiste piu’ come luogo di incontro e il virtuale, internet, e’ il luogo dove si parla ma da lontano , senza guardarsi negli occhi, senza stare fisicamente vicini, senza cogliere le espressioni del viso e le inflessioni della voce. In taxi si parla, si ha il tempo, necessariamente, ci si conosce anche se per poco, un luogo dove le parole hanno un significato piu’ pesante delle tante falsita’ che ci circondano nella vita di lavoro e di relazioni in genere. Si e’ liberi, non si ha passato ne’ futuro e si e’ forse piu’ autentici.

E il taxi e’ un luogo un po’ magico che ha ispirato il cinema, la letteratura ; basta pensare ai tanti film con scene di taxi, da Alberto Sordi a taxi driver, a tanti altri. Basta pensare a quanti taxi ha preso Maigret o alla frase ” segua quel taxi “. In fondo e’ il tempo perduto che abbiamo perso, che non c’e’ piu’ nelle nostre vite, si va sempre da qualche parte, si va sempre a fare qualcosa, si ha sempre da fare e non si ha tempo. In fondo non c’e’ piu’ la piazza con le panchine, le osterie,la parrocchia, le sezioni di partito, i bar dove si perde tempo sorseggiando un caffe’, non si fuma piu’ neppure all’aperto, le bocciofile, i circoli di quartiere dove si gioca a carte, non ci sono piu’ luoghi dove si e’ tutti commissari tecnici o grandi politici e si discute, ci si azzuffa.  Cioe ‘ non ci sono

L'Autore

Lascia un commento