Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Ho avuto una visione. La politica del futuro

3

L’aveva aspettata da molto tempo la politica del futuro. Se l’era immaginata tutta tecnologica, argentata, dotata di luce propria. Qualche settimana prima aveva visitato uno store della Apple dove a uomini e donne della sua età era consentito di intravvedere il profilo di quella politica sfiorando uno schermo. Sì, in qualche modo, poteva dire di averla già toccata. Chattando con alcuni conoscenti incontrati facendo surf e twittando, aveva scoperto una certa insoddisfazione per i meet-up (utilizzati qualche decennio prima da un movimento di grilli in un paese dello stivale chiamato Italia), per le piattaforme digitali, per i tweet lanciati nel vuoto delle coscienze e delle conoscenze. Quello era un “popolo” di terribili semplificatori, dominato da giovani veloci, nutriti di Peppa Pig (pippa bag), che si facevano molte decisioni al giorno, nessuna costosa. Era sufficiente sfiorare uno schermo.Pasquino. futuro quotidiano

Ce n’erano un po’ dappertutto, anche in strada, anche nelle piazze che oramai tutti chiamavano agorà. Peraltro, molti soffrivano da tempo di agorafobia. Si eleggevano così anche i parlamentari che, non sapendo nulla della Rivoluzione francese, si facevano chiamare “cittadini”, rimanevano in carica per un week.end, poi si tenevano nuove e rapide elezioni a costo zero. I più anziani ricordavano un fiorentino che, con le mani in tasca, aveva sconfitto la casta più temibile quella dei Min (alcuni dei quali, giornalisti, erano bellicosissimi). La vecchia politica.

Travolto dai ricordi alquanto confusi — a scuola la storia non si insegnava più da tempo, la Costituzione era stata ridotta a tre articoli di poche righe: 1. The winner takes all; 2. Né scienza né coscienza, solo disciplina di clan. 3. Più gazebos per tutti, il Presidente Napolitano aveva smesso di predicare da tempo…, si accorse che una elegante signora gli si stava avvicinando. Sorrideva discretamente. Con un leggero inchino, lui le tese mano e lei disse: “il mio nome è Politicadelfuturo”. Le rispose che la stava aspettando da qualche tempo. Cominciarono un dialogo fitto. Lei introdusse subito il concetto di etica, della responsabilità e della convinzione, citando Max Weber e Norberto Bobbio. Lui riconobbe i nomi poiché aveva visto diversi libri del genere nella biblioteca di suo padre. Lei continuò accennando alla fiducia fra persone, sostenendo che la credibilità si misura sul rapporto fra promesse e prestazioni. A lui, la parola “prestazione” produsse un po’ di ansia. Lei se ne accorse e, per curarlo, gli disse che la leadership carismatica fa la sua weberiana comparsa proprio in situazioni di ansia collettiva. Non bisogna averne paura, ma sapersene liberare dopo averla sperimentata (sia la leadership sia l’ansia).

“Nativo digitale”, lui voleva interrogarla sulle piattaforme, sull’ agorà, sui novissimi media convinto che lei, la politica del futuro, saprebbe produrre altre innovazioni, andare oltre. Si era fatto tardi. Senza fretta, lei gli confidò quale era la sua natura e quale la sua predicazione di fondo, essenziale. I suoi antenati venivano da una piccola città stato chiamata Atene. Il suo manifesto era un discorso di Pericle, facilmente scaricabile da Google. Non c’erano segreti. I discendenti di quella politica, uomini e donne di buona volontà, di buone letture, di buone intenzioni, si incontravano di persona ogniqualvolta lo desideravano, si scambiavano idee e opinioni, facevano proposte, trovavano soluzioni, spesso condivise, qualche volta conflittuali, le affidavano a persone da loro scelte con il voto (ciottoli bianchi, neri e di vari altri colori), verificavano l’attuazione di quelle decisioni e periodicamente, né troppo di frequente né troppo raramente, sostituivano gli esecutori delle decisioni.

La politica del futuro, gli disse, sarà, come adesso tra noi, un rapporto faccia a faccia, fra persone che non soltanto ci mettono la faccia, ma anche la perdono, con i migliori fra loro che si guardano in faccia, credibili, affidabili, sostituibili. Entrarono in un bar e ordinarono due bicchieri di ouzo.

Gianfranco Pasquino

L'Autore

3 commenti

  1. Uno solo: dateci molti commentatori così. Mi rendo conto che la richiesta è esigente, molto difficile da soddisfare.
    Dal momento che le cose stanno così, pregatelo di scrivere il più spesso possibile. Magari lo farà.

Lascia un commento