Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

INFOCIVICA: “ROTTAMIAMO MAMMA RAI” (PER FARLA SOPRAVVIVERE A SE STESSA)

0

Con il tic tac snervante da count down, per la Rai è in scadenza la concessione ventennale, firmata in maniera rocambolesca nella notte del 28 marzo 1994. In una storia d’Italia dove quest’arco di tempo, in particolare in politica, rappresenta una misura ricorrente, ai giorni nostri tutto risulta cambiato rispetto al 1994, anche le piattaforme di partecipazione del pubblico. Figuriamoci, poi, se l’accordo riguarda un futuro, di qualsiasi misura, anche meno estesa dei precedenti vent’anni. Ora, infatti, pare che tutto cambi nel giro di mesi, o persino settimane, altro che vent’anni! Perciò, riprodurre quasi in fotocopia quella concessione rappresenterebbe un vero suicidio per la stessa Rai, destinata così ad auto-emarginarsi di sua sponte rispetto al Grande Gioco delle prospettive aperte dalla rivoluzione digitale sempre più avanzante.

infocivicaUn tema spinoso, con tutti i suoi annessi e connessi. Non ha avuto timor reverentialis di affrontarlo Infocivica, libera associazione di persone, fondata da Jader Jacobelli, Gerardo Mombelli, Bino Olivi e un gruppo di giornalisti, universitari e funzionari e operatori nella comunicazione che si batte per il rinnovamento del servizio pubblico radiotelevisivo e la ridefinizione della sua missione nella società dell’informazione e della conoscenza. In nome della libertà d’espressione di cui si portatrice, dunque, oggi, alla Biblioteca del Senato, Infocivica ha promosso l’incontro: “Obiettivo 2016: le nuove responsabilità del servizio pubblico nel sistema delle comunicazioni”, dove è stato affrontato, nell’ottica di “Trasformare la Rai da Broadcaster a Media company, creare un servizio pubblico di trasporto, garantire l’accesso universale alla rete’. Insomma, da qualunque parte si esamini la questione, c’è da generare una rivoluzione copernicana, cambiando completamente gli orizzonti.

Sarà la politica che ha poteri di indirizzo e di attivazione di tale profondo cambiamento in grado di guardare oltre la siepe? I relatori dell’incontro, ognuno per la sua parte, hanno dato serie indicazioni a chi avesse orecchie per sentire. Un coro di voci che, ognuno per la sua parte, ha esaminato una sfaccettatura della questione, con Giampiero Gramaglia come direttore del coro, affinché nessuno steccasse sul tempo; missione che ha avuto successo. Una sintesi… delle puntate precedenti, come si direbbe in gergo fiction, l’ha sintetizzata Erik Lambert, direttore della sezione italiana del Silver Lining Project. Come un paleontologo, ha diviso in tre ere la TV: fra gli anni ’50 e gli anni ’80, qualsiasi cosa andasse in onda rappresentava una novità; fra gli anni ’80 e il XXI secolo, esplode il numero dei canali e inizia la digitalizzazione (230, in Italia, al 2013); la terza era è quella attuale, verso il futuro, laddove il consumatore è predominante e si moltiplicano gli schermi d’accesso. S’intrecciano nuovi attore: nell’hardware, nel software, nell’e-commerce, nelle Telecomunicazioni, nel social, nei content provider.infocivica

In questa prospettiva, l’Italia è ancora ai primordi: il servizio pubblico deve prepararsi a dosare contenuti specifici per interlocutori differenziati, emergendo dal mare magnum grazie all’altya qualità della produzione. Il ragionamento è stato proseguito dal presidente di Infocivica, Massimo de Angelis, che ha evidenziato come ci sia bisogno di approcciare la TV come strumento magnetizzante nuovo pubblico, visto che quello che ha, in consonanza al suo essere strumento in declino, sta rapidamente invecchiando.

La nuova Rai, dunque, all’interno della nuova concessione, va immaginata come una sorta di Hub in cui convergano i fili della comunicazione nazionale. Quest’obiettivo va colto non con semplici ritocchi alla governance, bensì immaginando da un lato la Rete come accessibile a tutti (con un’estensione dell’art. 21 della Costituzione); dall’altra, con una creazione di una Media Company il cui perimetro sia più largo della Rai attuale, estesa al web, in grado di trasmettere un senso di cittadinanza ai suoi fruitori. Il segretario di Infocivica, Bruno Somalvico, ha approfondito l’esigenza di modificare la vision genetica, con un nuovo servizio pubblico crossmediale di cui il Parlamento prenda il timone e non con una Commissione di vigilanza, bensì d’indirizzo e regolazione; ciò con la tutela di pari opportunità di accesso alla Rete, grazie ad una riformulazione costituzionale all’art. 21, si attuerebbe un’interconnessione degli individui, rendendoli protagonisti di un welfare delle opportunità.

E qui si è levata l’haka della giornata: “Rottamiamo Mamma RAI” (slogan che avrebbe fatto andare in sollucchero il premier…); solo così si potranno assecondare i bisogni della società di oggi (e di domani), assicurando lo sviluppo
ordinatto della tela crossmediale della comunicazione.

L’utopia (mica tanto utopistica di Somalvico) prevede tre tappe: entro l’estate (ovvero, ieri), con la scadenza del CdA Rai, l’avvio di una forte governance interna che guidi la transizione; l’approvazione di una Magna Charta decennale, approvata a larga maggioranza, entro la scadenza della concessione del maggio 2016 per dare vita a questo nuovo approccio. Infine, entro la fine della legislatura, una normativa che cambi l’articolo 21 della INFOCIVICACostituzione, oltre ad una legge quadro per il sistema delle Tlc, che crei un mercato unico ed equilibrato. Gianni Bellisario ha evocato ulteriori immagini futuribili: una formula ‘magica’ 1 a 1, dove ogni cittadino trovi risposte alle sue esigenze nell’ambito del servizio pubblico, con un personal account, offrendogli altresì la connessione come Internet provider, con interfaccia interni che abbiano ruoli di sostegno e aiuto e, accanto a ciò, contenuti di palinsesto di grande qualità. Insomma non una Rai generalista, ma universale. Per fare ciò, Bellisario ha immaginato un esercito di 50mila di un certo spessore culturale, atti a rispondere alle più svariate richieste dei cittadini.
Piero de Chiara, dal canto suo, ha indicato gli anni ’20 del XXI secolo come la nuova età dell’oro dell’industria culturale, che rappresenta il settore industriale a più alto tasso di crescita nel mondo e che si avvale del fatto che, ormai, non ha più le restrizioni di barriere nazionali.

L’Italia ha ancora tanto da recuperare, però, a livello d’immagine, perché non ha produzioni che danno un volano al sistema Paese. Esistiamo poco in termini di produzioni televisive e cinematografiche, malgrado le Gomorra e le Grandi bellezze. I dati parlano chiaro: in questo settore, in dieci anni l’export s’è dimezzato. L’uscita dall’impasse, ppotrebbe essere rappresentata proprio da un investimento pubblico costante e, forse, ancor più ampio, considerando strategico tale settore.

INFOCIVICAIn fondo, la Rai – secondo De Chiara – dovrebbe essere il braccio ‘armato’ dello Stato che sia specchio di un forte sistema Paese. Per Antonio Sassano, infine, superando le polemiche su Raiway, occorrerebbe creare un sistema infrastrutturale con un polo tecnologico ‘puro’, dunque non della RAI (né di Mediaset). All’estero ciò avviene, come con l’abertis spagnola. Solo una vera separazione verticale farà sì che possa superarsi indenni il momento di switch off del digitale terrestre, previsto per il 2030. Di Europa ha parlato Giacomo Mazzone, che, dalla trincea Ue ha focalizzato le sfide per i servizi pubblici in Europa, impegnati nella propria trasformazione da broadcaster radiotelevisi a Public Service Media. Un tema caldo anche quello affrontato in skype da L’Aquila da Andrea Melodia, vicepresidente di Infocivica, che ha affondato il bisturi nell’Informazione nella Rete: credibilità e certificazione della notizia. La tavola rotonda successiva all’incontro ha dato la parola ai politici: coordinati da Carlo Rognoni, hanno detto la loro Luigi Zanda, Carlo Romani e Alberto Airola. Insomma, molti assi sono stati buttati sul tavolo. I decisori pubblici sapranno farne buon uso?

 

Maria Pia Donati

L'Autore

Lascia un commento