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Gianni Rodari

Giorno memoria, falsi ricordi non intorpidiscano quelli storici

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Il Presidente della Fondazione Museo della Shoah, Leone Paserman, è intervenuto a un seminario sulla Giornata della Memoria organizzato dall’Università Lumsa. Ha parlato di memoria, di come possa essere mistificata, di come false memorie possano intorpidire quella storica, ha corroborato i suoi ricordi di materiale di ricerca, illustrando gli atti normativi che hanno colpito lui e la sua famiglia durante gli anni della seconda Guerra Mondiale, quando i Paserman vennero dapprima divisi, poi riuniti a Montefiascone, di lì a Pitigliano e, infine, salvati all’interno delle grotte di tufo dalla famiglia Felici.

In una sua intervista ha parlato di “sopravvissuti strumentalizzati”. Anche la giornata della memoria lo é?

Leone Paserman giornata della memoria

Leone Paserman

Quest’anno ricorrono i 70 anni dalla liberazione di Auschwitz, è un anniversario diverso dagli altri e si vede. Ci sono molte più manifestazioni, che durano anche più a lungo, sono partite dalla settimana scorsa e termineranno una settimana dopo il 27 Gennaio. Sono stati pubblicati tantissimi, bei, libri, ricordate esperienze personali, sono stati realizzati film nuovi e originali – uno che mi ha particolarmente colpito è “Corri, ragazzo, corri”. Ieri sono stato a un seminario su “Medicina e Shoah” alla clinica medica della Sapienza, tre/quattro che si sono strutturate in un corso complementare. I nazisti, prima di introdurre le camere a gas, hanno sperimentato a partire dal 1939 su coloro che non ritenevano degni con il programma T4. Hanno ucciso disabili tedeschi e sospeso il programma solo dopo timide proteste della Chiesa cattolica e di quella protestante. È lì che sono stati sviluppati i forni crematori.

Durante il suo intervento ha detto che, in realtà, l’Italia avrebbe dovuto adottare un altro giorno della memoria

Come ho già detto il 27 Gennaio è il giorno della liberazione di Auschwitz da parte delle truppe russe. In questo l’Italia non c’entra niente, Auschwitz era in Polonia e solo una parte dei deportati lì internati era italiana (fra gli altri, Primo Levi ndr). Fra l’altro è di pochi giorni fa la proroga da parte del governo polacco circa l’abbattimento del padiglione italiano, il Blocco 21, a causa di una struttura ormai logora, vecchia e di un’opera illeggibile e decontestualizzata. Avrebbero dovuto abbatterla il 31 dicembre, ora abbiamo fino ad agosto per portarla in Italia. Come dicevo, il nostro Paese avrebbe, forse, dovuto fare un’altra scelta: il 17 novembre, per esempio, quando furono votate per acclamazione le leggi razziali dal nostro Parlamento. Oppure il 16 ottobre, con la prima grande razzia degli ebrei a Roma. L’Italia è stata fra le prime Nazioni ad accogliere l’invito dell’Onu a instaurare una Giornata della Memoria, nel 2000. Ma la scelta del 27 gennaio è fortemente ipocrita, politica, oltre che antistorica per il nostro Paese. Cosa c’entriamo noi con Auschwitz? Niente. È stato un modo per dire “Ehi, non è colpa nostra, l’orrore è stato da un’altra parte”, ci siamo autoassolti dalla responsabilità, come se non ne avessimo per le deportazioni, per la collaborazione con la polizia fascista.

Non possiamo non parlare di cronaca di questi giorni: l’ha colpita di più la strage allo Charlie Hebdo o quella all’Hypercacher? La prima ha tutti i contorni di un attacco alla laicità e alla liceità. Il secondo invece è chiaramente antisemita.

Io e mia moglie abbiamo subito chiamato degli amici che vivevano a pochi metri dalla sede del giornale satirico. Per i dodici morti del 7 Gennaio c’è stata una manifestazione a cui hanno partecipato due milioni di persone a Parigi, c’erano tutti i capi di stato. Si trattava di giornalisti, di disegnatori, si parlava di libertà di stampa, va bene. Ma se lì ci fossero stati dodici ebrei ci sarebbe stato lo stesso movimento popolare? I morti all’Hypercacher sono stati ricordati? Anche questa è ipocrisia. L’attacco al supermercato kosher è un chiaro segnale che il primo bersaglio di questi fondamentalisti è il mondo arabo.

Si è parlato tanto delle vignette che raffigurano Maometto su giornali occidentali. Ma poco si parla delle vignette antigiudaiche sui giornali arabi.

Auschwitz giornata della memoria

Auschwitz

È vero, ci sono questi fumetti che riportano cliché legati a un vecchio antisemitismo, quello di Goebbels, Goering. Addirittura in alcune scuole arabe vengono insegnati i Protocolli dei Savi di Sion, un documento antistorico e del tutto inventato per diffondere una falsa idea della politica ebraica. Dalla fine della seconda guerra Mondiale c’è stata una forte connessione fra mondo arabo e mondo antisemita: molti criminali nazisti si sono rifugiati in Siria o in Egitto alla fine della guerra. Il Gran Muftì di Gerusalemme scappò a Berlino, inaugurando un programma radio in cui faceva propaganda filonazista. Verso la fine della Guerra andò in Bosnia dove allestì un commando militare musulmano che combatté insieme ai nazisti.

Questo antisemitismo da parte araba ha un fondamento religioso o storico/politico?

Gli arabi non ce l’hanno mai avuta tanto con gli ebrei. Più con i cattolici, storicamente. Certo è che da 60 anni a questa parte, con il conflitto israelo-palestinese, gli animi si sono riscaldati. Su Radio 1 ho sentito dei musulmani in Veneto intervistati da un giornalista che dicevano: “Se prendono la tua terra, devi rispondere”. I palestinesi hanno sofferto tantissimo e soffrono tutt’ora, ma la colpa della loro sofferenza è principalmente del mondo arabo. Quando nel 1948 l’Onu indicò i territori da assegnare ai due Stati, la Lega Araba attaccò la Palestina, l’Egitto occupò Gaza e la Giordania occupò la Cisgiordania. I profughi israeliani vennero lasciati nei campi, non vi fu nessun riconoscimento internazionale dello Stato della Palestina nemmeno dal mondo arabo. Quello che il mondo arabo ha fatto è stato di dire no alla cittadinanza palestinese e alimentare l’ostilità nei confronti di Israele.

Curiosità personale: come mai un popolo che ha subito la violenza di un’ideologia nazionalsocialista, da vent’anni a questa parte si trova a dover scegliere al proprio governo un gruppo conservatore o iperconservatore?

Perché il partito laburista non ha saputo trovare la pace. C’è stato Hamas, l’intifada, gli attacchi terroristici; il partito di destra ha controllato il terrorismo usando il pugno di ferro. Inoltre non è da sottovalutare l’emigrazione negli anni ’70/’80, dalla Russia, di un milione di ebrei sovietici che non ne potevano più del comunismo. Liebermann è uno di questi, per esempio.

Non è preoccupato dei venti nazionalisti che spirano verso l’Europa?

Molto preoccupato. Orban in Ungheria, la Le Pen in Francia, Farage in Inghilterra sono segnali poco rassicuranti per la stabilità europea. Anche se, per ora, ancora non ci sono leggi discriminatorie verso razze o religioni, soprattutto verso gli ebrei. Ci sono dei sondaggi che riportano un 20, 40% di persone con tendenze antisemite – che non vorrebbero un vicino ebreo, che non andrebbero a comprare in un negozio ebreo, eccetera – e questo è un dato estremamente preoccupante. A questo servono iniziative come la Giornata della memoria e il museo della Shoah, per contribuire ad educare i giovani. L’intolleranza deriva dall’ignoranza e dai pregiudizi e per combattere questo abbiamo bisogno di maggior formazione per gli educatori e dell’educazione dei discenti.

A proposito, quando riusciremo a vedere il più grande Museo della Shoah d’Europa?

Il 26 Gennaio ci sarà l’assegnazione definitiva dell’appalto. Da lì l’impresa avrà 30 giorni di tempo per presentare il progetto esecutivo. Con tutti gli impedimenti burocratici speriamo, per marzo, di avere il progetto definitivo e di poter iniziare in primavera la costruzione. Sono particolarmente orgoglioso di una cosa, però.

Di cosa?

Il nostro progetto è stato l’unico, realizzato tramite fondi europei, assegnato con un bando di gara regolare. Di questo ne siamo davvero orgogliosi.

Alessandro di Liegro

L'Autore

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