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Gianni Rodari

Sorpresa, la Cina premia i nuovi media. Anche privati

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In Cina i cambiamenti del panorama mediatico in corso sono impressionanti. Nei cinque anni compresi tra il 2005 e il 2009, la copertura di Internet è più che triplicata e la copertura da rete mobile è praticamente raddoppiata. Così come nel Dicembre 2011 ci sono stati 513 milioni di utenti Internet, 155 milioni di abbonati alla banda larga, più di un miliardo di utenti di telefonia mobile e il numero di abbonati all’uso del 3G, dopo essere quasi triplicato raggiungendo i 128 milioni in solo un anno, ha superato il totale degli utenti delle maggiori nazioni partecipanti a questo progetto.

cinaAllo stesso tempo, Internet è ancora al di là delle possibilità di 800 milioni di Cinesi, che fanno uso esclusivamente della televisione per la propria informazione e per il proprio intrattenimento, in particolare attraverso la CCTV (China Central Television), il gigante delle emissioni statali. Nel 2003 il governo ha stabilito un calendario per il passaggio dal sistema analogico a digitale.
Entro il 2010 è stata portata a termine la trasmissione simultanea; entro il 2011, in tutte le città cinesi è stata realizzata ed effettuata la trasmissione di programmi su digitale terrestre sia in Standard Definition che in High Definition.
Attualmente, il progetto del governo è quello di ridurre progressivamente la trasmissione analogica entro il 2015 ed interromperla del tutto entro il 2020. Secondo il censimento più recente, condotto nell’ aprile 2011: la popolazione cinese ammonta a 1,37 miliardi di persone. Il numero delle famiglie cinesi è di 401,5 milioni.

Indicatori economici

Secondo il National Bureau of Statistics of China (2012):

• il PRODOTTO INTERNO LORDO TOTALE cinese ammonta a 7,991 miliardi di Dollari  Americani (USD).

• il PRODOTTO INTERNO LORDO PRO CAPITE cinese ammonta a 5˙898 Dollari  Americani (USD).

• il REDDITO MEDIO PRO CAPITE è di 4˙930 Dollari Americani (USD).
Il più grande cambiamento nell’ambito dei news media degli ultimi 20 anni è stato dovuto alla commercializzazione.
A partire dalle riforme economiche di apertura, il Partito e lo Stato hanno sospeso i finanziamenti a supporto dei media. L’industria pubblicitaria fu ripristinata, dopo essere stata bloccata per circa 30 anni durante il periodo maoista, offrendo ai news media l’opportunità e la sfida di supportare se stessi con le revenue che sono in grado di generare. Questa iniziativa ha totalmente cambiato la politica economica dei media. Commercializzazione, infatti, significa che i media hanno subito un doppio processo di trasformazione: per prima cosa sono passati dall’essere solo un veicolo di propaganda statale ad essere anche a servizio dell’interesse del pubblico; in secondo luogo, sono passati dall’essere una istituzione statale ad essere una entità capitalista con caratteristiche socialiste. La sorprendente differenza del panorama mediatico attuale è, appunto, legata a questa trasformazione istituzionale. Di conseguenza, la politica governativa “Making media big and strong” del 2002 è stata pensata per promuovere la creazione di un forte e profittevole ambiente mediatico domestico pronto ad affrontare la competizione globale.
In Cina, senza un grande supporto da parte del governo non ci può essere un significativo progresso. Questo perché il governo ha intrapreso investimenti di grande portata nell’ ICT, Information and Communication Technology. Secondo una dichiarazione di Information Office of the State Council nel 2010, la Cina ha investito 4,3 trilioni di RMB (circa 680 miliardi di Dollari Americani) nella costruzione di infrastrutture di Internet, e non accenna a ridurre il proprio supporto al settore. Il più grande impatto della digitalizzazione in Cina non si è avuto nell’ambito delle trasmissioni radiotelevisive, ma è avvenuto a fronte dei moltissimi modi in cui le nuove tecnologie hanno minato il monopolio statale di lungo periodo sull’informazione e sull’opinione pubblica.
Non c’è stato, infatti, un radicale cambiamento nelle azioni delle grandi emittenti televisive e dei giornali, a parte per il noto processo di commercializzazione. C’è stata, invece, una vera e propria rivoluzione che ha portato alla creazione di un mondo interattivo e alimentato dagli stessi utenti. Si parla di “USER-GENERATED CONTENT”, il materiale che si trova su blog, microblog, forum, bacheche. Non solo, sono inclusi il video sharing, i social network e fenomeni simili a Wikipedia. I 4 portali principali per lo sviluppo dell’UGC sono:  Sina.com.cn, Sohu.com, 163.com e qq.com. Tra i social network più seguiti si trovano: qzone.com, renren, pengyou.com, sina weibo, kaixin001.com. Quel che anima la loro popolarità è il fatto che hanno per la prima volta permesso a milioni di cinesi di avere una voce in merito alle questioni che più stanno loro a cuore e di poter ricevere notizie e informazioni non filtrate, o quasi, da altri “netizens” (gli abitanti del web) come loro. Sono caratterizzati da una natura user-friendly e rendono la Cina leader sull’Occidente in un ampio numero di tecnologie e applicazioni.

Consumi

Il principale canale di informazione è la televisione. Più del 98 % delle famiglie possiede una televisione. La radio non ha mai goduto di molta popolarità: la proporzione di famiglie dotate di un ricevitore radio si è sempre aggirata attorno al 30%. Negli ultimi anni, tuttavia, la percentuale di possesso di apparecchiature radiofoniche è notevolmente aumentata, dato il crescente interesse per l’informazione e le influenze esterne nella quotidianità della popolazione. Nonostante il tasso di possesso di un Personal Computer sia inferiore al tasso di possesso di un apparecchio televisivo, la popolazione ha manifestato un considerevole aumento sia dell’uso sia della popolarità di questi mezzi. L’uso di Internet può essere suddiviso in 4 principali categorie: acquisizione di informazioni, operazioni commerciali, comunicazione, intrattenimento. Tra queste, la comunicazione è da considerarsi la prima più comune ragione di uso del web, mentre l’acquisizione di informazioni risulta essere la seconda.

Gli utenti preferiscono accedere ad Internet dalle proprie case. Secondo una statistica risalente al Dicembre 2011, l’88,8% degli utenti accede ad Internet da casa propria, seguito da chi vi accede dal proprio luogo di lavoro, da bar e locali dotati di connessione wifi, dalle scuole o da altri luoghi pubblici. I fornitori di contenuti e di servizi sono sempre più interessati a diventare meno dipendenti dai media tradizionali e vedono nell’IPTV una opportunità di innovazione e aumento dei profitti.
Al momento, i nuovi media contribuiscono solo al 10 % del profitto delle emittenti televisive, ma ci sia spetta che raggiungano il 50 % nel prossimo futuro, data la velocissima maturazione in ambito tecnico e di regolamentazione. In particolare, le norme di amministrazione prevedono che il servizio IPTV possa essere offerto solo da imprese che ottengano il “Permission on Information Network Broadcasting Programs”.

Finora, ne sono in possesso solo 4 operatori:

1. CRI – China Radio International: China Radio International è uno dei principali broadcaster cinesi, incentrato sulla produzione e l’emissione radiofonica. È di proprietà dello stato e offre un servizio radiofonico nazionale e internazionale in 43 lingue.A Pechino, CRI ha lanciato China International Broadcasting Network (CIBN), un nuovo network mediatico che si basa sulla convergenza di siti internet, oline broadcasters, network television e servizi su telefonia mobile. Grazie al rapidissimo sviluppo delle comunicazioni tramite Internet e la telefonia mobile, CIBN si pone come organizzazione in grado di raccogliere spettatori da tutto il mondo, offrendo un servizio disponibile su molteplici dispositivi (smart tv, telefono cellulari, tablet).

2. CCTV – China Central Television: Insieme a CRI (China radio International), è uno dei principali broadcaster cinesi, sia dal punto di vista economico che politico, sotto la diretta guida dello Stato. Ha il monopolio del mercato delle trasmissioni televisive, con il maggior numero di utenti e con la più grande market share. Trasmette a livello nazionale, con 15 canali liberi e un numero crescente di canali in abbonamento.
Nonostante ciò, il tasso di utenti sta lentamente calando: la necessità di interattività e immediatezza sta spostando l’attenzione dell’utenza verso i media digitali e le tecnologie Internet, come Internet su dispositivi mobili o sui dispositivi televisivi, che possono creare uno spazio confortevole e semplice da usare per gli utenti nella loro vita quotidiana.

3. SMG – Shanghai Media Group: una televisione multimediale, emittente radiofonica e Internet provider. Fondata nel 2001, possiede 11 canali televisivi in analogico, 90 canali in digitale; possiede 10 canali radiofonici in analogico e 19 in digitale; ed inoltre offre un servizio di Internet TV. Dalla Joint Venture tra SMG e Tsinghua Tongfang è nata BesTv, uno delle principali aziende IPTV in Cina e una tra i principali collaboratori di CIBN.

4. SMC – Southern Media Corporation: il network cantonese maggiore in Cina. Fondato nel 2004, è un network che si è diffuso anche ad Hong Kong, Macau e nel Nord America. Solo emittenti televisive e altre imprese mediatiche possono essere scelte come IPTV content providers, mentre i servizi offerti dalle compagnie di telecomunicazione si limitano a apparecchiature d’accesso, piattaforma e banda larga.

In sintesi

In Cina, lo spazio dei media digitali sta notevolmente aumentando. La Cina ha l’audience televisivo più grande al mondo (più di 1,2 miliardi di persone), il più alto numero di utenti di Internet (più di 450 milioni di persone) e di telefonia mobile (più di 800 milioni di persone). Il governo sta cercando di realizzare entro il 2015 la digitalizzazione di tutte le sue reti di trasmissione via cavo e, al passo con ciò, l’industria mediatica sta continuando ad espandersi rapidamente. Grazie alla Tri-Network Convergence, i consumi televisivi potranno subire una ulteriore crescita grazie proprio all’aumento dei canali mediatici a disposizione. L’industria mediatica è fortemente regolamentata e dominata da alcuni soggetti chiave. L’entrata della Cina nella WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) ha aperto il mercato televisivo alle influenze estere, anche se permangono forme di restrizione per gli investimenti provenienti dall’estero e forme di censura, il cui controllo è esercitato dalla Sarft. Una sigla che non dice molto agli operatori media occidentali, ma della quale Futuro Quotidiano approfondirà il funzionamento.

Il mercato ad oggi appare dominato da alcuni soggetti chiave, quali ad esempio, la CCTV.  Non sarà facile, dunque. Ma esiste un potenziale di crescita per le emittenti estere: nonostante l’industria mediatica sia fortemente regolata dallo Stato, ci sono buone prospettive per le imprese che vogliono entrare nel mercato televisivo cinese. Questo può avvenire soprattutto perché il governo di Pechino intende promuovere gli scambi culturali per aumentare la conoscenza della Cina; inoltre, la scarsità di programmi televisivi di valore e la limitata capacità di produzione televisiva portano il governo a cercare vie per l’importazione di programmi stranieri. Le imprese straniere che riescono a stabilirsi sul mercato televisivo cinese ottengono ruoli leader e posizioni d’avanguardia.

Aldo Torchiaro
(grazie a Veronica Tirelli, Giglio Group)

 

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