Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

La consapevolezza di sé che deriva da uno sguardo

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“Ma perché quello mi fissa?” E’ la classica domanda che tutti si sono posti almeno una volta nella propria vita sentendosi osservati in modo penetrante. Il conseguente imbarazzo che ne deriva è del tutto normale e adesso gli scienziati hanno capito il perché.

I ricercatori della Université de Vincennes a Saint-Denis, in Francia, hanno dimostrato con una ricerca sperimentale che il contatto visivo con altre persone risveglia la consapevolezza del nostro corpo, rendendo il cervello più consapevole delle sensazioni che stiamo provando.

Com’è stato verificato? È stato chiesto a 32 volontari di osservare una serie di immagini di situazioni positive e negative presentate su unoanoressica-allo-specchio2 schermo, precedute da altre di volti maschili o femminili che fissavano direttamente negli occhi i volontari oppure rivolgevano lo sguardo altrove. Per verificare l’attendibilità delle loro risposte i partecipanti sono stati collegati a un dispositivo per essere monitorati riguardo la reazione emotiva suscitata dalle diverse immagini e rilevata attraverso la sudorazione delle mani.

I risultati della sperimentazione hanno dimostrato che, dopo aver guardato i volti che li fissavano direttamente negli occhi, i volontari riuscivano a descrivere con maggiore precisione le emozioni che avevano provato osservando le immagini positive e negative. La consapevolezza corporea di una persona, quindi, diventa più alta quando siamo soggetti allo sguardo di un altro.

L’importanza di questa scoperta sta nelle possibili applicazioni che potrà avere per stimolare la consapevolezza del corpo in coloro che hanno una percezione distorta della propria fisicità, in particolare per chi soffre di disturbi alimentari.

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