Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

La favola bella

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favola 1Forse l’ho letto. Oppure e’ il racconto della mia solita amica. Ma da qualche parte devo avere sentito che una reazione degli americani alla paura degli attentati dopo le torri gemelle fu quella di fare più sesso. Mi viene anche da pensare a Matisse. Quando nel ’44 la figlia fu deportata lui continuo’ a dipingere. Realizzo’ composizioni floreali speciali, tra le più belle che gli sia mai capitato di fare. C’è un’inesorabilità che spaventa tutti, persino i più duri. Io ad esempio ultimamente la sera ho bisogno di bere un bicchiere di vino. Come una consolazione. Un sollievo. Come se mi raccontassi da sola una storia per attraversare indenne il buio della notte.

Era poco prima di cena, l’altra domenica. Perché non ci mettiamo a ballare?, ho detto a mio marito. Lui mi ha guardato perplesso. Allora ho rilanciato: <<Imbandiamo la tavola come se fosse Natale, con i calici e la tovaglia bianca di seta>>. Poi ho spento il televisore ed ho messo su un disco. Non volevo che la giornata finisse con il suono delle sirene spiegate, quel Hi-Io tipico americano che mi ha così tanto impressionato a New York. Mi sono seduta un secondo in divano. Ho tolto via le scarpe e mi sono sdraiata. Dalla finestra chiusa riuscivo a vedere le stelle. <<Ehi, amore, vieni qua. Dammi un bacio>>, gli ho detto. Baciami, baciami, baciami, ho ripetuto. Così ho chiuso gli occhi e l’ho stretto.

favola 0Mio figlio e’ spuntato dalla sua stanza con un giocattolo rotto. Aveva in mano una ruota, un volante più un supereroe sgangherato. Ha guardato ad entrambi seduti in divano, poi ha esclamato: mamma. Mi ha tirato per un braccio in direzione del letto. <<Ho sonno>>, ha insistito. A me girava un tantino la testa. L’ho seguito, poi ci siamo seduti, io sul bordo del letto. Ha voluto che gli raccontassi una favola. <<Una bellissima>>, ha detto. Così ho cominciato a parlare a voce sommessa: di un re, di un leone e di un sole stupendo. Fuori era sempre più scuro – la luce completamente sparita – come se il buio fosse un omino sceso dall’alto a prendere ogni cosa in ostaggio. Sono andata avanti parecchi minuti parlando di alba e tramonti, e di altre cose fantastiche, ce ne stavamo affondati tra orsacchiotti e cuscini. L’ho guardato – era stanco, gli occhietti chiusissimi- eppure non voleva che calasse il sipario. <<Mamma, ancora>>, m’ha chiesto. Così ho continuato a inventare – giraffe, foreste e incantesimi vari – pur di non far sparire il mondo del tutto, fino a che non ci siamo a poco a poco assopiti. Deve essere andata più o meno così, non ricordo benissimo. Ma la meraviglia e la gioia per il ritorno del sole – quando parecchio più tardi mi ha detto: mamma, e’ giorno!-  ce l’ho impressa nel cuore. E’ stata tenera e magica così come ogni tanto la vita.

Fiorella Corrado

 

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