Che ognuno avrà il futuro che si conquisterà.

Gianni Rodari

La Ue guarda a Est. A giugno si decide sui negoziati con 6 Paesi

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A Bruxelles e a Strasburgo si parla concretamente della prospettiva di allargamento dell’ Unione Europea ai 6 Paesi balcanici che ne sono ancora fuori ( Serbia, Montenegro, Kosovo, Albania, Bosnia-Erzegovina e Repubblica ex-Jugoslava di Macedonia). Anche per impulso della  Bulgaria (cui spetta la presidenza della UE per il primo semestre del 2018), la Commissione europea ha presentato ultimamente il dossier redatto sulle prospettive della possibile espansione della UE ad Est. 
Ventre molle d’ Europa”, e spesso, anzi, vera e propria polveriera (dalle guerre balcaniche dei primi del ‘900 a Serajevo,e agli ultimi conflitti del ’91-’95 e ’99, per il crollo della Jugoslavia e la secessione del Kosovo dalla Serbia), i  Balcani da semre sono un’area dove s’ incrociano forti interessi delle grandi potenze, ed ora anche di Cina e di alcuni Paesi musulmani.  L’Alto rappresentante per la Politica estera della UE, Federica Mogherini, in conferenza stampa a Strasburgo, dove il Parlamento europeo s’ è riunito ultimamente  in seduta plenaria, ha illustrato così un piano dettagliato d’ allargamento dell’ Unione ai  Balcani. 
Dei 6 partner balcanici, ha riconosciuto la Mogherini,  “due, il Montenegro e la Serbia, hanno fatto buoni progressi nei negoziati. Lavoriamo anche verso un’opinione sulla richiesta della Bosnia-Erzegovina, e con le autorità del Kosovo stiamo lavorando su ulteriori progressi, sulla base dell’accordo di stabilizzazione e associazione che abbiamo”.
 La Commissione europea ha  proposto quindi, con propria Raccomandazione, che il Consiglio europeo decida di aprire presto i negoziati di adesione, per intensificare i rapporti già esistenti: così da dare anche, a tutta la Comunità internazionale,  il segnale che il “sogno europeo” è vivo più mai, nonostante la Brexit e le difficoltà delle istituzioni comunitarie. Il l Commissario europeo Johannes Hahn, responsabile del dossier, ha ammesso però che “ci sono ancora delle reticenze negli Stati ad accettare nuovi membri. In Austria, che è il mio Paese, la maggioranza dei cittadini è contraria” ( nei 2 Stati tedeschi, infatti, buona parte dell’ opinione pubblica teme che un allargamento dell’ Unione ad Est causi forti infiltrazioni ad Ovest della malavita organizzata e delle pratiche di corruzione).    
A convincere Bruxelles nel formulare la sua Raccomandazione, tuttavia,  sono stati specialmente i passi avanti compiuti dall’ Albania nelle riforme della pubblica amministrazione e della giustizia; mentre Skopje – rileva sempre la Commissione –  ha fatto indubbi sforzi per rafforzare democrazia e Stato di diritto,  gestire meglio i flussi  migratori extracomunitari e dialogare con la Grecia ( la quale continua a porre il veto sull’adozione, da parte di Skopje, del nome di “Repubblica di Macedonia” tout court, per la nota questione dei territori macedoni rimasti sotto la sua sovranità). Il problema piu’ grave che continua a pesare sulla prospettiva dell’ “inorientamento” della UE è il contenzioso tra  Kosovo e Serbia, la quale continua a non riconoscere la secessione della sua ex-provincia autonoma e la sua unilaterale Dichiarazione d’ indipendenza del 2008  (l’accordo serbo-kosovaro dell’aprile 2013, tuttavia, promosso appunto dall’ Unione europea, prevede una graduale normalizzazione dei rapporti tra i due Stati). 
Il via libera ufficiale  all’apertura dei negoziati per l’ allargamento, comunque,  è atteso al summit dei leader UE del prossimo giugno.  Già a maggio, però,  si terrà il vertice dei Balcani occidentali organizzato dalla UE a Sofia: mentre in questo stesso mese di  aprile sono iniziati negoziati tecnici coi 2 Paesi ritenuti piu’ avanti, Albania e Macedonia ex-jugoslava.   Le valutazioni che i leader comunitari devono fare sono anche, in forte misura, geopolitiche: un’ eccessiva accellerazione dell’ apertura ai Paesi balcanici, infatti, può suscitare proteste della Turchia ( il cui analogo negoziato con la UE è bloccato da tempo, anzitutto per il clima repressivo esistente nel Paese di Erdogan). Per non parlare delle reazioni della Russia, da sempre grande sponsor dei Paesi balcanici, Serbia in primo luogo.
 E’ indubbio, comunque,che i Balcani da sempre fanno parte del grande patrimonio culturale, spirituale, religioso dell’ Europa. Saper gestire attentamente questo processo di allargamento, con accortezza ma senza scorciatoie affrettate, è, riteniamo, un preciso dovere storico d’ un’ Europa che sta cercando sempre piu’ di superare le singole dimensioni nazionali.  «La UE non deve fermarsi a 27 membri. I Balcani occidentali fanno parte dell’Europa», ha sottolineato anche il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, nella sua visita a Belgrado del gennaio scorso: dicendosi ottimista sull’ingresso di Serbia e Montenegro nel 2025. Bruxelles prevede, tra il 2018 e il 2020, 6 misure concrete per sostenere i Paesi balcanici,  in settori come lo Stato di diritto, l’energia, la sicurezza, l’agenda digitale, la lotta alla criminalità organizzata, le infrastrutture. A questo corrisponderà un aumento progressivo dei finanziamenti  pre-adesione erogati dalla UE sino al 2020. Già quest’anno  arriveranno 1,07 miliardi di euro di assistenza.
 

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