«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

Lavoratori, ricordatevi il primo maggio di far festa!

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lavoratoriOggi è il primo maggio e in tutto il mondo si celebra la Festa dei Lavoratori. Per qualcuno è un giorno per stare a casa, per altri un’occasione per scendere in piazza. Mi fa riflettere e sorridere, invece, pensare che in questa giornata dedicata anche a me, io sia al pc a lavorare indossando una maglietta e un jeans. Sorrido perché sono vestita come i mariani di una volta: i pantaloni i tela denim e le t-shirt erano difatti la “divisa” di chi si imbarcava sulle navi mercantili o svolgeva mansioni pesanti sulle quelle destinate ai passeggeri. Vesto come un marinaio, ma di certo non so “cazzare la randa”.

Sono tornati subito alla mente gli anni del liceo, quando andava di moda la salopette. Non solo, se era blu scura come quella degli operai, allora eri veramente un figo. Mi ricordo che trascinai mia madre per una sessione di shopping violento a via Sannio, che ancora oggi, a distanza di vent’anni, mi rinfaccia. E dire che pochi mesi fa ci hanno portato Sarah Jessica Parker per mostrarle un esempio di mercatino romano! Perché Via Sannio è – da che Roma è Roma – il refugium peccatorum per tutto un genere di abbigliamento low cost, che oscilla tra l’imitazione più becera dell’ultimo abito di Dior, a una gamma ampissima di indumenti per tutti i lavoratori. I miei amici qui compravano qualsiasi cosa: grossi anfibi da cantiere, salopette per la fabbrica, giacconi con fasce catarifrangenti da operatore ecologico, etc. Mia madre mi riportò a casa urlandomi nelle orecchie che ero una cretina, e accettò di comperarmi una salopette (di jeans) solo quando mio padre le fece notare che stavo morendo disidratata dal pianto. Ma io volevo una tuta da operaio. Vai a capire perché.

Il “fenomeno” iniziò diversi anni fa, forse una decina di anni prima dei Novanta, molti vestiti cominciarono a
svincolarsi definitivamente dall’originale destino professionale di chi li indossava sul luogo di lavoro, per abbracciare nuovi significati. Le fatture, i tagli, le linee e i design di alcuni dei più comuni capi – salopette, camici, jeans, calzature, copricapo, giacconi, etc. – vennero e vengono riproposti da maison di culto o da stilisti emergenti in chiave contemporanea. Svecchiati e alleggeriti dal loro primo contesto, questi si trasformano grazie soprattutto alla loro facilità di adattarsi a comode linee street wear, o in più azzardati, eppur sobri, look serali. Le passerelle pullulano di richiami, la cultura della moda annusa i cambiamenti e forse si può suggerire una timida speranza di apertura della settarietà dei lavori – e delle caste! -.lavoratori

Tuttavia è un trend i cui effetti ancora non attecchiscono con stabilità, precari proprio come il lavoro di adesso. Ma stupisce, in quest’onda di incertezza, come esistano e resistano valori indissolubili, classi lavoratrici unite a difendere una professionalità persino nell’abbigliamento. E allora sorrido, è vero, ma poi mi vergogno, perché, diciamocelo, potremo anche mettere una tuta blu, ma in fabbrica alcuni di noi non ci sono mai stati.

Samantha Catini

L'Autore

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