Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Libia. Il vento dell’isis soffia sempre più forte

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L’Isis avanza in Libia, giorno dopo giorno, a colpi di atrocità di ogni genere. Il califfato, impegnato in un sanguinario e inarrestabile risiko in tutte quante le terre della Mezzaluna sta rafforzando la sua influenza nel paese, che è sempre più allo sbando e che, dopo la fine della dittatura di Muhammar Gheddafi, non sembra in grado di ricominciare. Le 140 tribù, messe nell’angolo durante gli anni del regime del colonnello, hanno perso quell’antico e saldo legame con il territorio che avevano una volta e si fanno la guerra per assicurarsi il controllo dell’oro nero. Ma non sono più i grado di tenere le redini del paese.Il governo ha bisogno di aiuto. E’ per questo che Aref Ali Nayed, consigliere del premier Abdullah Al-Thani ha chiesto aiuto agli Stati Uniti. La situazione sta precipitando e lo stato islamico controlla ormai una decina di città e altre ne sta conquistando.

ISIS (1)

I miliziani del Califfato

Ogni giorno sbarcano in Libia miliziani del Califfato. Assaltano, massacrano, distruggono, avanzando metro per metro in una guerra di conquista che non conosce soste. Loro bersaglio sono i villaggi, con la popolazione terrorizzata e bisognosa di punti di riferimento che per questo li segue, ma anche e soprattutto le strutture petrolifere. Nei giorni scorsi l’ impianto della Total a Mabrouk a sud di Sirte è stato preso d’assalto. E ancora l’Hotel Corinthia a Tripoli dove sono morte nove persone. Oggi un’ autobomba è esplosa a Bengasi, era diretta contro una base militare, ma ha mancato l’obiettivo. Intanto la città resta al centro di violenti scontri tra gli islamisti, che mirano a prendere il controllo del porto, e le forze regolari. Una bomba ad orologeria la Libia, pronta a esplodere. Una grande potenziale minaccia per l’Italia e per l’Europa. Abbandonata a se stessa, al suo destino, alle aspirazioni degli islamisti dal 2012, dall”uccisione dell’ambasciatore americano Christopher Stevens. E’ dal quel momento che l’Occidente ha battuto in ritirata, lavandosene le mani e lasciando libertà di azione prima ad al Qaida, la rete, madre di tutte le reti del terrore, che addestra i suoi uomini nel deserto, ed è alleata con i jihadisti della formazione di al Ansar al-Sharia e con i miliziani che dal Mali arrivano qui per sfuggire ai francesi.

L’importanza della Libia

E ora all’Isis e al suo sogno atroce di conquista del Maghreb e di tutti i territori dell’Islam dell’età dell’oro. Quanto sia importante la Libia nella sua strategia lo ha fatto capire lo stesso al-Bhaghdadi quando ha fatto appello al suo vice in Siria Abu Ali al-Anbari, ex generale dell’esercito iracheno, a progettare la conquista finale di Derna, città di oltre 100 mila abitanti, antica capitale della Cirenaica, culla del Salafismo, che tanti combattenti ha inviato nei territori della Mezzaluna e che ora stanno tornando a casa.
But ISIS hasn’t been restrained and has followed exactly the same playbook it has used in Syria to assert itself. Last summer Libyan jihadists who had fought in Syria in ISIS’s al Battar Brigade started returning to Derna, acting as enforcers for a pro-ISIS Shura Council in the town. In Libia attualmente vi sono due centri di potere, uno costituito da una coalizione di milizie islamiste, Fajr Libya, che si è impadronita della capitale l’estate scorsa, l’altro riconosciuto dalla comunità internazionale e che governa in esilio nell’est del paese.

Ildegarda Seaman

 

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