Che ognuno avrà il futuro che si conquisterà.

Gianni Rodari

L’IDENTIKIT DEL TERRORISTA SOLITARIO

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 Si può tracciare  un “identikit- tipo” del terrorista islamico “solitario”, quello che sembra aver agito (dubitare è sempre doveroso) negli ultimi, diversi (ma sino a un certo punto) contesti di Nizza,Wurtzburg, Monaco, Ansbach, Saint-Etienne-du Rouvray? Le dinamiche dell’ attentato di  Ansbach ( non lontano da Norinberga), in cui il 27nne Mohammed Deel, rifugiato siriano affetto da disturbi mentali, ha fatto esplodere una bomba nei pressi d’un concerto (con una stima temporanea di 12 feriti,di cui 3 gravi), e la strage – di poco precedente – del centro commerciale di Monaco di Baviera, opera del 18nne, tedesco d’origini iraniane, Aly Sonboly (cui va aggiunta l’aggressione su un treno – quattro feriti – compiuta, giorni prima, dal 17nne afghano Muhammad Rayad, vicino Wurtzburg, ancora in Baviera),  presentano forti analogie, che non possono non far riflettere. Come anche per la strage di Nizza del 14 luglio, si tratta sempre di individui non solo molto giovani (delle ultimissime generazioni mussulmane: cresciuti – anche quando non immigrati in Occidente – tra precarietà della vita e appelli alla “Jihad”), quindi lontani da un adeguato equlibrio psicosomatico e da una piena maturazione morale e intellettuale. Ma anche psichicamente instabili, se non disturbati (Sonboly, l’attentatore di Monaco, era, a quanto sembra,  ossessionato dal desiderio di ripetere
l’ “impresa” di Anders Breivik del 2011 ad Oslo; mentre la polizia bavarese ha arrestato un ragazzo di
16 anni, possibile complice di Somboly, in passato ricoverato con lui nel reparto psichiatrico
dell’ospedale di Harlaching). Se aggiungiamo i forti problemi economici dell’attentatore di Nizza ( possibile molla d’ adesione a un’impresa criminale magari adeguatamente retribuita), il quadro sembra completo. Siamo, insomma, tra Marinus van der Lubbe (il giovane minorato
condannato ufficialmente, nel ’33, per l’incendio del Reichstag) e Lee Harvey Oswald, il colpevole ufficiale dell’assassinio di Kennedy: cioè di fronte ad individui in cui giovane età, immaturità
(con conseguente facile permeabilità ad ideologie tanto criminali quanto seducenti), disturbi psichici e difficoltà  pratico-economiche formano un cocktail micidiale. In cui – come la storia insegna – risulta poi difficile capire il “dosaggio” dei singoli ingredienti; e, soprattutto, sino a che punto il killer sia stato strumento d’un preciso complotto o, invece, abbia agito abbastanza autonomamente, salvo poi esser “recuperato” e pienamente “naturalizzato” – per ovvio interesse, anzitutto di risonanza massmediatica –  dalle centrali del terrore.  Tra le voci levatesi a condannare l’escalation degli attentati e la conseguente minaccia all’ equilibrio  psicologico della gente sul piano
della stessa vita quotidiana, quella anche di Foad Aodi, medico fisiatra, “Focal Point” per l’Integrazione, in Italia, per l’ Alleanza delle Civiltà (UNAoC), organismo ONU per il dialogo
interculturale e interreligioso,  e Presidente del movimento “Uniti per Unire”, dell’Associazione
dei Medici d’ Origine Straniera in Italia (AMSI) e delle Comunità del Mondo  Arabo in Italia (Co-mai).  “Dal profilo degli ultimi terroristi”, rileva Aodi, “si evince che si tratta di individui disturbati a livello psicologico,  in difficoltà economiche e che, soprattutto, non sono veri musulmani. Urge un intervento contro i disagi sociali e psicologici degli immigrati: perchè Il Daesh sfrutta i
singoli per fare propaganda e accrescere il suo “franchising del terrore”, che si sta moltiplicando anche proprio per i disagi psicologici, ,economici e sociali vissuti dai  killer. Queste persone
colmano un vuoto con la violenza, e attirano i media e l’attenzione mondiale”. A questo punto, Aodi
definisce i punti di quello che è il “Manifesto” propositivo – rivolto fortemente anche
alle istituzioni –  d’ una vera e propria “Alleanza Medica – Culturale-Religiosa” tra le organizzazioni che a lui fan capo, contro burattinai e manutengoli del terrore: “Ci proponiamo di sostenere
nuove politiche congiunte a favore dei punti seguenti: 1) integrazione , attraverso una vera legge europea per l’immigrazione, col rispetto del principio diritti e doveri, che da tempo chiediamo;
2) maggior prevenzione e sicurezza, coinvolgendo tutte le comunità e associazioni straniere e religiose;  3) istituzione del dipartimento “Medicina internazionale contro il terrorismo”( questo tipo di servizio, aggiungiamo, andrebbe coordinato con i servizi – nati, in vari Paesi, dopo i traumi di massa dell’ 11 Settembre ” e dintorni” – di psicologia dell’emergenza antiterrorismo, N.d.R.),  4)  ritorno alla visita medica alla base del servizio militare, sempre a fini di prevenzione; 5) maggior prevenzione nelle scuole, contro i fenomeni di bullismo e le discriminazioni su basi religiose e
razziali; 6) archiviare  la cattiva informazione, e le strumentalizzazioni politiche di fatti gravi;
7)promuovere tavoli di lavoro Inter-religiosi e interculturali, a livello sia religioso  che nazionale;
8)  Istituzione di un Albo per gli Imam, che preveda anche l’insegnamento della lingua e cultura  italiane ,un’ adeguata formazione civica e la conoscenza dell’ ordinamento italiano ( misure queste, osserviamo, di tipo francese; sembrerebbe muoversi in questo senso, anche il recentissimo progetto del Centro culturale islamico d’Italia, gestore della moschea di Roma, per corsi  d’italiano per tutti gli imam, da tenere il sabato, in accordo co Viminale, N.d.R.); 9)intensificare l’istruzione senza confini e la cooperazione internazionale ed economica coi nostri Paesi d’ origine, mediante i servizi socio-sanitari; 10)promuovere campagne di prevenzione ed aggiornamento professionale in sanità e immigrazione”, per  tutti gli operatori sanitari e culturali.

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