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Gianni Rodari

Liguria, il sondaggio segreto che fa tremare il Pd

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La gioiosa macchina delle primarie, in Liguria, arranca nel fango.

Proprio nel giorno in cui il discendente dei Dogi di Genova, Marco Doria, è a Roma per presentare il suo tardivo cahier de doléances al Senato, il Partito Democratico valuta gli esiti del sondaggio riservato, commissionato sulla Liguria.

L’antefatto è noto: la regione è stata colpita da una ripetuta ondata di piogge torrenziali, che hanno fatto esondare i tanti corsi d’acqua, prodotto frane, indotto allagamenti e provocato – stando al futuro ex Governatore ligure, Claudio Burlando – circa un miliardo di euro di danni. E non passa giorno senza che Matteo Renzi colga ogni occasione possibile per rispondere per le rime alla nomenclatura ligure, che a Roma vogliono archiviare per sempre. Graziano Delrio, che nello stesso giorno ha compiuto un sopralluogo ufficiale in Liguria e Piemonte, a fine giornata ha tracciato la sintesi: “Per fortuna c’è il Piemonte”. Burlando e Renzi, però, fino a ieri sembravano puntare entrambi sulla stessa candidata per le primarie liguri: Raffaella Paita doveva essere Governatore. Poi è tornato il fango, e Paita è Assessore regionale alla Protezione Civile: chiedete a Genova e a Chiavari cosa ne pensa la gente, dopo la prova dei fatti.

E ritorna Cofferati, la noiosa sorpresa

Già, rispunta anche Cofferati, di questi tempi in cui a tanti sindacalisti si rimbrotta di voler fare l’ambizioso salto della quaglia in politica. Quello che “Me l’hanno chiesto, hanno insistito tutti”, e cui forse troppo spesso viene chiesto il sacrificio; si sacrificò già qualche anno fa, a Bologna, dove Report ha appena portato alla luce uno scandalo legato a veleni nascosti sotto la sede di Hera, che sarebbero stati segnalati sin dai primi anni della sindacatura del Cinese. Eletto eurodeputato, non ha lasciato passare che poche settimane prima di volgere lo sguardo altrove. E punta – lui che risiede in Liguria da poco, e che su quel territorio non ha mai lavorato – a lanciare una campagna sui temi del lavoro. Peccato che il suo partito, il Pd, stia promuovendo in questi giorni un Jobs Act che va in tutt’altra direzione, rispetto al cofferatismo. Paita e Cofferati: due opzioni diventate comunque scomode, tanto che da Roma, al Nazareno, si cerca di prendere il polso all’elettorato deluso e infangato dalle gestioni in corso, e si valutano con preoccupazione gli esiti del primo – e riservatissimo – rilevamento eseguito.

I numeri che girano, secondo una fonte di FuturoQuotidiano, assegnano al Pd mezzo punto percentuale sotto il 30 per cento. Lo “stress test”, il sondaggio riservato commissionato dal partito di Renzi, sarebbe stato condotto su tre opzioni: chi votereste in Liguria tra un esponente Pd a scelta tra Paita e Cofferati, un candidato grillino forte (si era fatto il nome del giornalista del Fatto, Ferruccio Sansa) ed il professore dell’Università di Genova Enrico Musso come candidato unificante del centrodestra. Risultato: tutti e tre i poli si attesterebbero intorno al trenta per cento, punto più, punto meno. Il Pd viene visto dagli elettori come il principale responsabile del disastro del territorio ligure. L’Arpal, agenzia regionale per l’ambiente che spicca per l’alto numero dei dirigenti (il rappporto è di sei a uno) e per l’assenteismo record, è nell’occhio del ciclone dopo le mancate previsioni degli ultimi acquazzoni. La gestione dell’emergenza ligure è associata, nell’immaginario collettivo, a Raffaella Paita. La stessa, nello stesso immaginario, è associata a Claudio Burlando. Contro il quale perfino Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile nazionale, ha scagliato strali inusuali.

Il Nazareno sconfessa Burlando

Si immagini la reazione di Lorenzo Guerini, capo della segreteria democratica, quando ha visto che il primo e più grave stop al fortunato corso renziano arriva dalla Liguria, dove il suo partito non supera il trenta per cento. Tanto ha tuonato, riferiscono gli astanti, che alla fine ha piovuto: ed è venuto giù un nome – uno che con Burlando fa rima – che dall’alto del Ministero di via Arenula potrebbe essere spedito in missione salvataggio in Liguria. L’interessato, sia chiaro, smentisce. E ci mancherebbe altro. Non potrebbe fare le primarie, si argomenta al Ministero della Giustizia. Ma sembra un problema superabile: le primarie, con tanto fango, slittano. Un week end è previsto maltempo, l’altro lo sciopero generale, dopo ancora si sarà sotto Natale… Le motivazioni ufficiali arriveranno, un primo elenco lo ipotizziamo già. Ma slittano tanto che i più iniziano a capire che non si terranno: dal dieci gennaio in poi, si devono completare le liste per il voto di marzo.

Una classe dirigente in attesa di giudizio

Tutto congiura a mettere nell’angolo gli esponenti democratici, intenti, in queste sere, a leggere un libro di memorie del nubifragio 2011. Il volumetto, edizioni De Ferrari, è appena uscito per la penna dell’ex sindaco Pd, Marta De Vincenzi, che distribuisce pesi e responsabilità tra gli ex compagni. Il fango di allora si staglia sulla melma di oggi, e gli elettori – anche di sinistra – sembrano averne le pale piene. Il suo libro, dall’emblematico titolo “In attesa di giudizio”, sembra la didascalia che la storia assegna alla classe dirigente ligure degli ultimi anni.

Candidati governatore cercasi

Mentre il Pd si interroga su come uscire dall’impasse, l’ex candidato sindaco di Genova, Enrico Musso, economista dei trasporti senza tessera di partito, forte del 41% dei voti e di una notorietà mai così alta, si starebbe preparando alla corsa. E’ sua la rivelazione che il Comune di Genova, a cavallo dei giorni dell’ultima tragedia, mentre i volontari spalavano fango, premiava quattro dirigenti comunali addetti alla sicurezza ambientale con emolumenti in denaro, in segno di surreale, incredibile gratitudine per i meriti dimostrati. Lo scoop, insieme ad una efficace attività mediatica e alla vivace opposizione nel Parlamentino genovese, gli vale un indice di popolarità più alto che mai. Al momento però non c’è ancora ufficialità, né per lui né per il candidato di Beppe Grillo, il quale non sa ancora, nella sua Liguria, se ricorrere a consultazioni in Rete per indicare il suo candidato Governatore. Se Ferruccio Sansa dovesse declinare, sarebbe pronto a correre Paolo Putti, attuale consigliere comunale a Genova e portavoce del Movimento Cinque Stelle in Liguria. Matteo Salvini punterebbe sul giovane Edoardo Rixi, stessa età di Renzi, una laurea in economia e i modi decisamente più urbani di quelli della vecchia scuola leghista. A spianare la strada ad una alternativa al Pd, oltre al redde rationem interno al Nazareno e alla guerra per bande tra cofferatiani e burlandiani, la stoccata del giorno di Matteo Renzi ai tentacolari oligarchi di Piazza de Ferrari, sede della Regione Liguria: “Adesso via la melma della burocrazia”, ha detto senza mezzi termini. Dopo trent’anni di stratificazione, servirebbe proprio uno scolmatore.

 

Aldo Torchiaro

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