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Alan Kay

L’Opera House di Muscat, un gioiello di creatività e dialogo

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Dall’inviato a Muscat Velia Iacovino

La luna piena. Le note di Strauss, la nostalgia del Danubio, il valzer che accende la notte e il blu che riempie lo spazio bianco dei muri geometrici. Vienna… Poi il  ritmo si fa più allegro e intenso e un gruppo di ballerini e ballariene slovacche a passo veloce ridisegna la Bratislava dell’età dell’oro. Solo due momenti di una serata davvero speciale, ricca di piccoli grandi capolavori musicali. Un viaggio sconfinato e gioioso in tempi e luoghi lontani. Non solo Austria e Slovenia, ma anche Irlanda, Scozia e Stati Uniti. Un vero e proprio giro del mondo a ritmo di parata compiuto all’interno del suggestivo auditorium della Royal Opera House di Muskat, che, per la prima volta, ha visto sfilare in pubblico 24 donne del Royal Guard of Oman Ladies’ Military Marching team che hanno accompagnato celebri marce, splendidamente riadattate in chiave jazz dal compositore ufficiale della bande della Guardia Reale, Darrol Barry. Un’esperienza sinestetica, una sorta di viaggio virtuale che per tre sere nel primo weekend di novembre, ha riempito di suoni, di luci e di vita anche il  grande spazio antistante il teatro, che è diventato in questi anni, sempre più, e per volere del sultano, Qābūs bin Saʿīd Āl Saʿīd, un palcoscenico globale, luogo e simbolo di incontro tra popoli diversi che si parlano e si conoscono attraverso il linguaggio sublime delle arti.

 

Gioiello della architettura araba neo-contemporanea, che è tipica della regione nel richiamarsi ai diversi stili del passato in chiave favolistica ma che in Oman, diversamente dagli Emirati, ha conservato un suo elegante e antico rigore, l’Opera di Muscat, che si trova a ridosso delle dune di Al Qurm ed è  circondata da splendidi giardini, ha una capienza di oltre mille posti e comprende il teatro, l’auditorium – tutta la struttura è celebre per la sua acustica di eccellenza- locali adibiti a lussuosi ristoranti, un centro di produzione musicale, teatrale e operistica.

A inaugurare questo magnifico complesso, laboratorio di sperimentazione e creatività fu il 12 ottobre del 2011 la Turandot di Giacomo Puccini prodotta da Franco Zeffirelli e diretta da Placido Domingo con l’orchestra, il coro e il corpo di ballo dell’Arena di Verona. Un debutto davvero straordinario, che ha rafforzato i rapporti tra l’Oman e il nostro paese.

Non è un caso che a dirigere l’Opera House di Muscat è dal 1 novembre del 2015 un italiano, il bresciano Umberto Fanni, che sta contribuendo al crescente successo del teatro del Sultanato dell’Oman facendo leva soprattutto sui giovani, che per capire gli altri devono essere soprattutto “consapevoli della propria storia e della propria ricchezza”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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