"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

Loroo 1

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Film di Paolo Sorrentino sulla figura di Berlusconi, Loro 1” è il “primo tempo” di un affresco destinato ad espandersi con il secondo film “Loro 2”. Uno dei temi principali di questo primo episodio è l‘avvicinamento. Sorrentino, infatti, decide di procrastinare più a lungo possibile l’incontro con la figura chiave della pellicola, facendola apparire tardi sulla scena, ben oltre la prima metà del film. Il regista comincia dal basso, da Sergio Marra, alias Giampaolo Tarantini, faccendiere sardo interpretato con carattere da Riccardo Scamarcio, il quale funge da pappone per escort di lusso. Arrivista come pochi, ben considerato dalle sue donne, l’uomo cerca in tutti i modi di avvicinarsi a “Lui” (Berlusconi), come è definito da tutti i personaggi del film, per elevare la sua condizione e passare nel giro dei quelli che contano: arrivare a “Loro”, termine che indica tutti quelli che hanno avuto un contatto diretto con Berlusconi, dalle sue amanti a quelli che hanno fatto parte anche semplicemente della cerchia dei suoi conoscenti, perché, se lo hanno fatto, si presume che essi siano importanti.

L’idea gli viene quasi come una “geniale” illuminazione, più che mai grottesca, dato che viene raggiunta mentre sta guardando un tatuaggio (che raffigura proprio Berlusconi) sul corpo della donna con cui sta facendo sesso. E’ a quel punto che Marra\Tarantini decide di investire tutto quello che ha per ritagliarsi “l’occasione della vita” ed incontrare l’ex Premier, organizzando una mega festa nella sua villa in Sardegna, con droghe, alchol e soprattutto con donne, tante donne, ragazze per lo più, le ragazze di Marra, disposte a tutto pur di entrare nel giro di “coLoro” che contano. E’ proprio la sequenza che immortala lo sguardo disilluso di queste giovani e bellissime bambole che farebbero qualsiasi cosa per essere considerate da un uomo tanto potente come Silvio, a rappresentare forse il momento più bello di questo primo film di Sorrentino.

Esauste dopo la festa forsennata cui hanno partecipato (descritta con toni filmici che richiamano in parte il Wolf of Wall Street di Scorzese, sebbene con molta più compostezza formale) esse sono immortalate nella loro frustrante delusione: nonostante la casa di Marra in Sardegna sia posizionata di fronte a quella per le vacanze di Silvio, infatti, nessuna luce si accende nella dimora del magnate dell’industria e della politica. L’indifferenza totale del potere dinnanzi al vistoso ed eccessivo festino.

E’ l‘avvicinamento di cui si parlava: il tentativo di una scalata al successo che sembra lontana, difficile, ma forse non impossibile: una specie di ambiguo “Sogno italiano” (invece che americano). Dal punto di vista delle ragazze, il sogno è quello di essere premiate per la loro bellezza, per la loro capacità di attirare l’attenzione ed eccitare gli uomini, per la loro bravura nel fare ciò che è consono alla situazione, non certo per i propri meriti, come sottolineerà Kira (la bella e seduttiva Kasia Smutniak) in una delle scene della pellicola. “E’ brutto non avere nessun talento – dirà la donna, una delle amanti di Berlusconi, che per Marra è quasi un lontano miraggio del Cavaliere, perché è in contatto con lui – Io te ci (riferito a Marra) un giorno ci guarderemo allo specchio e potremo vedere a stento qualcosa”.

Nel riprendere le donne di Marra-Tantatini, Sorrentino usa un registro stilistico che punta innanzitutto alla perfezione formale e alla bellezza estetica, piuttosto che al grottesco: i corpi femminili non sono degradati dalla sua regia, le donne non sono dipinte come prostitute, al contrario il nudo femminile, largamente presente nella pellicola, viene reso attraverso mezzi puramente estetizzanti; le forme femminili, di queste bellissime donne sono riprese con un erotismo accentuato, ma non volgare. Non si arriva mai al trash della Grande bellezza, per intenderci. Questa scelta fa sì che esse appaiano più che altro come delle splendide bambole erotiche, consenzienti nel fare tutto ciò che è necessario per fare il salto di qualità, anzi, siano esse stesse procacciatrici di occasioni: identità di corpi armonici e sensuali, destinate ad annullarsi nel “circo dei festini” e nella consumazione di rapporti sessuali con i potenti.

Come gli animali (pecora, topo, rinoceronte), che il regista riprende in alcune sequenze, utilizzandole come sipario per intervallare e anticipare altre scene, le donne sono anch’esse dei simboli che rappresentano l’universo femminile asservito allo spettacolo: è la prova che il cinema di Sorrentino non vuole descrivere la realtà di ciò che è, ma utilizzare sequenze visive e alter-ego cinematografici (quindi fittizi) per simbolizzarla. Tutto ciò è fatto però con maggiore attenzione alla narrazione, rispetto alle “forzature” spesso presenti nella “Grande Bellezza”.

Da questo punto di vista “Loro 1” opera con più efficacia i raccordi tra realtà e simbolo, limitando gli eccessi stilistici che a volte sono parte integrante dello stile dell’autore. Questo indirizzo è confermato anche dalla seconda parte del film, in cui appare la figura di Silvio Berlusconi. Già il primo incontro con il personaggio principale è emblematico: il Cavaliere è mascherato da odalisca ed è intento a cercare di riconquistare la moglie Veronica (Elena Sofia Ricci) nella Villa in Sardegna, dopo un recente scandalo di tradimento.

Annoiato, sornione, è una maschera di bronzo, in grado di raccontare qualsiasi menzogna (come dimostra la scena col nipote, ma anche quella in cui umilia il ministro, interpretato dal bravo Fabrizio Bentivolgio) e di spuntarla per il suo talento nel negare l’evidenza. Sorrentino ne fa una maschera farsesca che affida al suo attore prediletto, Toni Servillo, una maschera che si intuisce, sarà strappata nel secondo film Loro 2, pellicola in cui l’avvicinamento tra Silvio e Marra-Tarantini si compierà pienamente, rivelando, forse in modo ancora più grottesco il mondo dei bunga bunga di Arcore.

Necessaria per una valutazione complessiva dell’opera risulta quindi la visione del secondo film, di cui questo Loro 1 è indubbiamente un prequel riuscito, soprattutto perché il formalismo di Sorrentino risulta contenuto e in fin dei conti più affine alla narrazione, rispetto ai recenti Youth e La grande Bellezza. I“Loro” del titolo sono Silvio Berlusconi e Gianpaolo Tarantini, ma anche la miriade di figure e figurine che idolatrano Silvio e sono intenzionate a raggiungerlo, così come quei personaggi eccentrici che costituiscono il suo entourage, macchiette filmiche non poi così distanti da quelle della realtà; ma accanto a queste figure “Loro” sono anche tutti quei giovani che del Berlusconismo-opportunismo hanno fatto il proprio obiettivo e stile di vita, convinti che fosse l’unico modo per ottenere davvero il successo.

 

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