Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

L’oro blu sarà l’eldorado di tutti i popoli

0

Water grabbing, non si morirà più di fame ma di sete

Non si morirà più di fame ma di sete. Il water grabbing sta diventando la water grabbing. futuro quotidianoprossima emergenza. Si stima che entro il 2050 oltre 2 miliardi di persone nel mondo saranno prive di forniture di acqua ed energia. In particolare, si prevede che la domanda d’acqua supererà di ben il 44% l’offerta.  La corsa all’“accaparramento dell’acqua” è già iniziato . E il problema sta diventando  l’accesso alle risorse basilari per la sussistenza, che rischiano di essere assoggettate alla logica economica delle grandi potenze che mirano a controllare a proprio vantaggio, attraverso processi di privatizzazione, le risorse idriche e i bacini idrografici.

Se un tempo per il controllo dell’acqua si facevano le guerre, oggi per lo stesso obiettivo vengono messe in atto strategie più raffinate, ma altrettanto letali. Stiamo entrando in un modello di sviluppo assoggettato al commercio in cui si mercifica la proprietà comune trasformandola in acqua virtuale. Non si parla di una qualsiasi risorsa ma della principale fonte di vita dell’umanità che è diventata una mera ricchezza strategica. La sua rarità e il suo valore crescente comporterà una continua evoluzione delle politiche dell’acqua e l’innescarsi di conflitti economici risolvibili a suon di offerte per incrementare il business.

Vandana Shiva nel libro “Le guerre dell’acqua”, dedicato alla popolazione di Tehri e della valle di Bhangirathi, scriveva che “le guerre etniche e l’acqua sono strettamente interconnesse”, ma l’acqua è potere e il nuovo espansionismo vede tra i maggiori “cercatori” di questo bene Regno Unito, Cina e Stati Uniti, seguiti da Emirati Arabi e Israele che devono trovare il modo di arginare le condizioni climatiche.

water grabbingL’aggravarsi delle condizioni ambientali porterà nei prossimi decenni a gravi crisi idriche, che si riverseranno sulle condizioni economiche e sociali. Non si può continuare a sfruttare risorse senza migliorare le economie locali.
Il rischio è proprio quello di lasciare a bocca asciutta le popolazioni autoctone per assicurare il benessere delle solite potenze: America, Europa e Cina. In questo progetto mancano del tutto delle prospettive di crescita che non siano legate alla capitalizzazione delle multinazionali.

Non si è pensato a programmare il futuro dei Paesi che subiranno il furto della loro risorsa principale con alcuni accorgimenti che potrebbero rivelarsi essenziali come l’introduzione di coltivazioni straniere su ampia scala.
Il pericolo da non sottovalutare si chiama tensione sociale. Dopo essere esplosa in Medio Oriente tra i fiumi Tigri ed Eufrate, diventati lo scenario dei conflitti tra i confini siriani, turchi e iracheni, potrebbe insorgere anche in Africa amplificando gli effetti fino a raggiungere l’interstatalità.

Nel 1995 Ismail Serageldin, vicepresidente della Banca mondiale, ha detto: “Se la guerre di questo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del secolo prossimo avranno come oggetto del contendere l’acqua”. Viene da pensare allora, che forse era stato tutto già programmato.

Ildegarda Seaman

 

L'Autore

Lascia un commento