La miglior cosa del futuro è che arriva un giorno alla volta.

Abraham Lincoln

Maria Pia Rossignaud, esploratrice con Media Duemila del digitale

0

Parlare del futuro è affar suo: Maria Pia Rossignaud – direttore no; direttora neanche; direttrice è il lessico politically correct, che ha voluto inserire nella gerenza – dirige da qualche anno Media Duemila, rivista di cultura digitale fondata da Giovanni Giovannini, uno dei più grandi giornalisti che ha avuto il nostro Paese. Fu un profeta sempre un passo avanti a tutti anche nel predire la crescente importanza delle tecnologie sia nei media, sia nella vita quotidiana.

La cultura digitale, quando la rivista nacque, nel 1983 – ma Maria Pia era ancora, giù per su, all’Università – era argomento di confronto per cenacoli di aruspici e futurologi; oggi, applicando un’intuizione del grande sociologo canadese Marshall Mc Luhan, padre del cd. ‘villaggio globale’ (il medium è il messaggio, ça va sans dire), “il futuro del futuro è il presente”, la rivista si pone come un ponte fra presente e futuro.

Un ponte da rafforzare continuamente

MARIA PIA ROSSIGNAUD

MARIA PIA ROSSIGNAUD

E’ un’impresa che sta a pennello a Maria Pia che, nel corso del nostro incontro, grazie al suo volto mobile e sorridente, dall’intriganza carnale dei ritratti femminili di Vincenzo Gemito, non mimetizza i tratti del suo carattere volitivo e curioso, nonché i sensori della creatività sempre in moto. Si racconta con semplicità, altro tratto caratteriale che la contraddistingue, in quanto è capace di narrare le cose complesse scarnificandole e rendendole operative senza pesantezze. Se non fosse stato questo il suo approccio alla vita, infatti, non le sarebbe riuscito di lasciare il piccolo Eden quieto della natia Vico Equense, paese all’imbocco della penisola sorrentina, dove poteva avere una collocazione dirigenziale nell’impresa alberghiera di famiglia, convincendo i suoi genitori e farla studiare alle scuole superiori lontana da casa, in collegio, a Firenze, (il mitico Poggio Imperiale, quello che, ai tempi, frequentò Susanna Agnelli e lo narrò in ‘Vestivamo alla marinara’), spiccando poi il volo verso il mondo.

Chiosa: “Se riesci a 12 anni a sopravvivere al tuo accento napoletano nell’occhio del ciclone della fiorentinità, ti tempri ad ogni cosa e diventi cittadina del mondo. Tutto il resto, nella mia vita, è avvenuto per caso”. Tignosa com’è – altra virtù per chi ha il giornalismo nel Dna -, all’Università Orientale di Napoli, la ‘nostra’ volle quadriennalizzare le due lingue studiate (in genere son biennali), tant’è che il suo fu quasi un caso unico, con tanto di consenso esplicito del Rettore. La tesi in letteratura comparata (tracciò un altro ponte, quello fra Lord Byron e Madame de Staël) le valse un dottorato di ricerca all’Università di Venezia.

La sfida di Maria Pia

“La mia famiglia senza ambizioni – si confida – si oppose e allora io, che ero ormai maggiorenne, mi rifugiai a Roma, a covare l’arrabbiatura a casa di una compagna di collegio. Fu lì che lessi sul giornale del bando per la prima edizione (sperimentale) del Master in giornalismo, fondato proprio quell’anno da Giovanni Giovannini all’Università Luiss. Tornai a casa e chiesi ai miei: ‘A Venezia, no. Ma a Roma mi ci mandate?’ Diedero mostra di sottovalutarmi, sfidandomi a passare l’allora durissima selezione. Che superai, sorprendendoli. Forse, avendomi persa di vista per tutti gli anni che avevo studiato fuori, manco sapevano quanto la sfida mi affascinasse”. Direi a Maria Pia, nel nostro comune idioma che, col senno di poi, ‘Ogni intuppamiento è giuvamiento’ (per gli ‘stranieri’ equivale a: ‘Si chiude una porta, si apre un portone’).

Così la battagliera ‘vichequensese’ (copyright mio), prima superò il biennio del Master, presentando anche una tesi innovativa, ‘Canale 5, la storia di un successo’ (si era ancora agli anni ’80 ed il suo relatore, Giovanni Giovannini, presiedendo la Federazione degli Editori dei Giornali, Fieg, non era proprio ‘amico’ della Tv commerciale, dunque Maria Pia fu una ‘coraggiosa’ a svilupparla, allorché lui gliela propose), poi andò a lavorare al quotidiano napoletano ‘Il Mattino’. Lì ci fu uno stop. In filigrana, la mia interlocutrice lascia involontariamente trasparire la sua sensibilità: perché il suo itinerario professionale ebbe una sosta in seguito al profondo dolore causatole dall’uccisione di Giancarlo Siani, non solo collega di giornale, ma anche amico di sempre e fidanzato di una delle sue due sorelle. La successiva tappa della sua carriera fu col quotidiano partenopeo ‘Roma’, finché questo si resse; poi, vi fu il suo ritorno nella Capitale, dove andò a a collaborare con la Scuola di giornalismo della Luiss, stavolta dall’altro lato della cattedra.

L’avventura di Media Duemila

“E’ stata quella l’occasione di riprendere i contatti col mio docente di tesi, Giovanni Giovannini – narra – che mi lanciò un’ulteriore sfida: occuparmi della digitalizzazione della rivista Media 2000, da lui fondata oltre un decennio prima. Non ne sapevo tanto, ma mi gettai nell’arena senza batter ciglio, mettendomi a studiare html, linguaggi, architetture del web, insomma tutto quello che era necessario per lanciare in rete la ‘creatura’ di Giovannini. Pensavo che fosse semplicemente una parentesi, prima di trovare una collocazione giornalistica definitiva. E, invece, sono ancora qua”. Dire ‘qua’ è limitativo: è al timone, da direttrice responsabile e manager, di una vera e propria ‘Galassia’ (il termine è volutamente mcluhaniano) perché, sotto il nome di Media Duemila, non c’è soltanto la rivista cartacea, a cui va aggiungersi quella settimanale online, ma c’è anche un crogiolo di percorsi innovativi.

L’ultimo nato, in ordine di tempo, è l’Atelier di intelligenza connettiva, nuovo modo di fare ‘brainstorming’ in presenza e da remoto, collegato a un network internazionale, capace di dare risposte globali, in ogni campo della social innovation, pure a problemi locali o di comparti produttivi. Maria Pia Rossignaud ha anche un ‘complice’ scientifico, ovvero uno dei massimi esperti del settore, considerato l’erede diretto di Marshall McLuhan: è il sociologo belga, naturalizzato canadese, Derrick de Kerckhove, appassionatosi all’approccio della rivista e dal 2007 in trincea a Media Duemila, di cui è divenuto direttore scientifico. “Nel 2008 – conclude il suo racconto – la rivista aveva perso il suo profetico fondatore. Erano in pochi, sei anni fa, a pensare che avremmo potuto sopravvivergli. Ci sollecitava, però, la missione di portare avanti la battaglia di un precursore, definito ‘l’uomo dei media’ per antonomasia. La sfida è ancora in corso e ci siamo ingegnati a unire visioni intellettuali al concreto sviluppo del business tecnologico, indispensabile per la crescita del Paese. Uno sviluppo a cui Media Duemila vuole fornire anche il contributo suo e della propria compagine editoriale e redazionale.”

Annamaria Barbato Ricci

L'Autore

Lascia un commento