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Gianni Rodari

La musica contemporanea ai tempi di Giovanni Allevi, del Conservatorio e di Facebook

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giovanni alleviNella musica contemporanea italiana c’è un fenomeno controverso. E parte tutto dalla definizione che questo fenomeno da di se stesso. Si tratta di Giovanni Allevi, giovane pianista diventato famoso per il tentativo di avere portato il pianoforte e la musica pianistica nell’universo del ‘pop’. Dove ‘pop’ sta per ‘popolare’, come quella musica che tutti i network radiofonici passano dalla mattina alla sera, alternando hip-hop, cantautorato italiano, rock british e dance. E magari Allevi, appunto. Sono questi i tratti caratteristici che hanno reso Giovanni Allevi inviso a molti musicisti classici. Su Internet questo malcontento ha assunto varie forme, con varie pagine pubbliche di Facebook dedicate a discutere sulla reale natura di questo talento. Ed una sfida originale, partita poche settimane fa, con una nuova pagina dal titolo abbastanza eloquente ‘Siamo tutti Allevi’.

“Allevi si autodefinisce compositore di musica classica contemporanea” secondo Wikipedia. Contemporanea è definita quella musica strumentale che nella seconda metà del secolo scorso è arrivata fino all’atonalità e alla dodecafonia, alla ricerca di nuove formule stilistiche ed espressive del sentire ‘contemporaneo’. Ma Giovanni Allevi, permettetemi di dire, sta un po’ prima di tutto questo, perché più che alla musica contemporanea sembra strizzare l’occhio al pop, a quella musica fatta di riff orecchiabili, cercando di candire tutto con una buona tecnica pianistica. È questa commistione tra lo strumento classico per eccellenza, il pianoforte, e la musica radiofonica che urta a coloro che alla musica classica hanno deciso di dedicare tutta la loro attività professionale e tutte le loro migliori energie. Insomma, un successo tutto sommato immeritato, pensano senza mezzi termini coloro che si sentono maggiormente legati alla tradizione.

Uno dei principali oppositori del ‘fenomeno Allevi’ è stato Uto Ughi. In occasione del concerto natalizio tenuto da Allevi nel 2008 nell’aula del Senato, il celebre violinista in maniera categorica disse: “Che spettacolo desolante! Vedere le massime autorità dello Stato osannare questo modestissimo musicista. Il più ridicolo era l’onorevole Fini, mancava poco si buttasse in ginocchio davanti al divo”. Per proseguire così: la sua musica è “un collage furbescamente messo insieme, nulla di nuovo. Il suo successo è la conseguenza del trionfo del relativismo: la scienza del nulla”. Ne nacque una pagina pubblica su Facebook dal titolo ‘Uto Ughi distrugge Giovanni Allevi’, ironicamente si intende! È’ stata la prima pagina pubblica contro il musicista di Ascoli Piceno, poi ne sono seguite altre con l’obiettivo di arginare o se non altro relativizzare il fenomeno.

È nata poi una community su Facebook dal nome quasi ‘minaccioso’: Fermiamo Giovanni Allevi. Era il giovanni allevi2011. Sottotitolo ‘pagina per anti-alleviani consapevoli’. Nella descrizione si legge che la pagina è stata “creata per chi ritiene inaccettabile che musica pop strumentale dozzinale venga definita ‘musica classica contemporanea’ e l’autore di tale paccottiglia venga definito il Brahms redivivo o il Mozart del 2000”. Più di 8.700 i follower. Nella pagina moltissimi link a brani di musica classica contemporanea, “quella vera” lasciano intendere gli amministratori della pagina. Ed una chicca, un articolo sull’ultimo libro di Saturnino, bassista e storico collaboratore di Jovanotti, che parla bene di quasi tutti i musicisti incontrati in oltre trent’anni di carriera tranne che di Allevi, definendo la sua musica “risibile” e quel concerto in Senato del 2008 una “furbizia poltica”, piuttosto che un vero onore al merito.

Per dirimere questa selva di commenti del mondo della classica ho provato a chiedere anche il parere di un giovane e promettente pianista italiano, Gabriele Baldocci, oggi impegnato a Londra nelle sue attività di insegnamento presso il Conservatorio di Musica e Danza Trinity Laban. Su Giovanni Allevi mi ha detto: “In teoria non avrei niente contro Allevi se non si dichiarasse ‘compositore di musica classica contemporanea’ e ‘pianista classico’. Lui scrive musica pop/new age e con la sua operazione non fa che vendere se stesso in modo ingannevole”. Baldocci mi fa notare che dichiarazioni di Allevi tipo “Beethoven non ha ritmo”, oppure “Sono il Mozart del 2000” in un momento di degrado culturale come questo non fanno che alimentare ulteriormente l’ignoranza tra il pubblico dei ragazzini che lo seguono. “Basterebbe che lui dichiarasse di essere pianista pop ed il mondo accademico lo lascerebbe in pace. Del resto, avete mai visto reazioni di questo tipo verso i validissimi Keith Emerson o Rick Wakeman, che pianisticamente sono anni luce superiori ad Allevi?”.

Comunque, nonostante tutto, le classifiche ad Allevi danno ragione. Qualcuno malignamente penserà che oggi in generale il pubblico non è più abituato alla musica ‘alta’, ma quella di Giovanni Allevi è comunque une serie molto ampia di scalate a giudicare dal responso delle vendite dei dischi e dei biglietti dei concerti. Ma il pubblico di Facebook, almeno una parte di esso, non si arrende e continuano a fioccare iniziative virali volte a dimostrare che quello di Giovanni Allevi non è un talento poi così speciale. Ad inizio aprile di questo anno una nuova pagina pubblica di Facebook lancia il guanto di sfida contro di lui. Anzi, lo lancia a tutti i presunti ‘Giovanni Allevi’ che possano esserci in giro per il mondo. Nasce così la pagina ‘Siamo tutti Allevi’. In un video tutorial del suo creatore viene spiegato il senso di questo ‘esperimento’ multimediale: dimostrare come il talento di Giovanni Allevi sia replicabile. Si invitano tutti i pianisti interessati alla tenzone a registrare dei video di circa un minuto di esecuzioni al pianoforte che possano avere almeno lo stesso tenore di quelle di Allevi e a postarle sulla pagina. Se le musiche inserite saranno tante e di qualità pari o superiore a quelle di Allevi se ne potranno trarre le logiche conseguenze. Altrimenti tanto di cappello ad Allevi stesso.

L’iniziativa è intelligente. Ed anche curiosa. Chiama a raccolta tutti coloro che tanto criticano Allevi per provare ad esprimere con il loro stesso talento qualcosa di più rispetto a quanto fatto finora da lui. Nei video postati non manca l’ironia nei confronti del modo di parlare ispirato con cui Allevi spesso introduce i suoi pezzi nel corso dei suoi concerti lungo la penisola. Una gesticolazione ed un parlare enfatico con cui Allevi sembra voler continuamente sottolineare la forte ispirazione che precede qualsiasi sua nuova creazione. E se tutta questa ispirazione fosse facilmente replicabile? E chi può esprimere effettivamente un giudizio del genere, ammesso che nel mondo del pop è il pubblico l’unico giudice titolato ad esprimersi sulla validità dell’opera e che nella classica gli stilismi sono invece più universali? La pagina ‘Siamo tutti Allevi’ nel giro di poche settimane ha già raggiunto intanto i 5.000 follower ed ogni giorno arrivano nuovi video. Un ottimo risultato in un piccolo lasso di tempo. Un territorio in cui classica e classifica rischiano di confondersi e di sfumare, è il web d’altronde! Oppure di contribuire ad alimentare ulteriormente il mito pop di Giovanni Allevi.

 

Marco Bennici

L'Autore

2 commenti

  1. All’aumentare del successo aumentano le critiche…è inevitabile. Ma la cosa drammatica è l’incapacità di fermarsi ad un banale “a me non piace e non lo ascolto”…no, l’intento è quello di “distruggere” una persona. Ridicole le pagine FB che sono citate in questo articolo, e secondo me ancora peggio è pubblicizzarle in questo modo. Tutti pronti a criticare e sminuire il genio del Maestro Allevi, si avete capito bene…perchè di genio si tratta. Non mi interessa classificarlo in una definizione piuttosto che in un’altra…quello che conta sono i fatti, ed i fatti parlano chiaro. Il pubblico lo ama, e lui sa trasmettere emozioni che molti bravi esecutori possono solo sognarsi.
    Ma l’invidia si sa, è una brutta bestia,

  2. Da appassionato e studioso di musica classica da oltre 30 anni, la cosa che più mi sorprende è l’incapacità di molti accademici e musicisti classici nel riconoscere (ed ammettere) l’assoluta, macroscopica ed evidente genialità musicale di Giovanni Allevi. Per quello che mi riguarda il suo Genio è talmente evidente, che comincio a pensare male dello studio accademico e dei Conservatori musicali dei quali peraltro Allevi stesso è un prodotto.

    Infatti aver passato svariati lustri a studiare (o ad insegnare) musica in un Conservatorio è assolutamente tempo perso se di fronte ad un Genio musicale della propria epoca della portata di Allevi ci si gira dall’altra parte per non vederlo.

    L’unica cosa che spiega questo fenomeno che come è noto è sempre esistito e neppure i grandi Compositori del passato ne sono usciti indenni (vedi Kreutzer con Beethoven), è l’INVIDIA (come già sottolineato da Sara).

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