Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

Euro senza “rete”, così si è arrivati alla stagflazione

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Se in Italia, prima del 2002 venivano applicate politiche inflattive deboli, l’inflazione non doveva superava il 2/3% (teoria keynesiana inflazione bassa e stabile, stabilità dei tassi di interesse per il debito, stabilità dell’occupazione, stabilità e/o crescita dei salari, stimolo alla produzione e al consumo) con l’emissione della moneta unica europea si è avuto un’iperinflazione, con un”impennata dei prezzi al consumo. Un  paio di scarpe che nel 2002 costava 40.000 lire nel 2009 costava 45 euro: considerando il cambio euro/lira 1936,27 l’aumento in percentuale dal 2002 al 2009 è stato del 100% invece che del 14/21% . A questo punto le banche centrali hanno iniziato a ridurre la massa di moneta circolante (vedesi mutui e prestiti alle imprese), creando così  una forte diminuzione della domanda di beni e servizi dovuta alla scarsità della massa monetaria in circolazione. Questo naturalmente non ha favorito la crescita economica ed ha provocato una maggiore disoccupazione.

Come siamo arrivati alla stagflazione 

E così siamo piombati in piena stagflazione, che è il prodotto di stagnazione e inflazione e che si traduce in perdita di potere d’acquisto, perdita di posti di lavoro, perdita di produzione. In una situazione del genere, chi non ha lavoro è disposto ad accettarne uno anche  ad uno stipendio più basso mentre il datore di lavoro, che ha visto diminuire  la produzione a causa delle mancate vendite, è propenso a licenziare (art. 18 ) e a riassumere al bisogno nuovi dipendenti ad un salario ancora più basso. In questo modo da un lato si riduce la possibilità di contrattazioni salariali per le assunzioni e dall’altro si obbliga l’imprenditore a diminuire la produzione e ad abbattere i suoi profitti. E si instaura un vortice recessivo che porta alla deflazione. I prezzi al consumo sono più bassi, ma la gente non compra perché non ha la possibilità di comprare, gli mancano i mezzi finanziari per comprare, si abbassa il valore di mercato dei beni ma le famiglie perdono potere d’acquisto. Chi non ha reddito non può nemmeno approfittare dei prezzi più bassi.

Letale per l’Italia l’embargo russo

Il sistema monetario ne risente in modo negativo, aggiungendo decrescita al Pil e lo Stato, per porre rimedio a questa crisi di liquidità finanziaria è obbligato ad adottare politiche restrittive di spesa (meno servizi, meno infrastrutture etc.) e, ad aumentare le tasse a carico dei cittadini. Gli accordi internazionali influenzano in modo consistente l’economia interna di un paese. L’embargo russo ad esempio sta devastando una fetta importante dell’economia italiana. Un colpo basso allla produzione ortofrutticola ma anche ad altri settori: carne, prosciutti, prodotti caseari, in primis il parmigiano reggiano, le mozzarelle, il grana padano che si stanno deprezzando e in più devono si trovano a dover competere sul mercato con l’invasione di prodotti di qualità inferiore. La crisi con Mosca colpisce anche il turismo e la moda. Stiamo perdendo i russi che sono dei veri big spender e grandi investitori immobiliari.

Gli Stati Uniti ce l’hanno fatta e noi?

Intanto americani e russi hanno scoperto un maxi giacimento di petrolio e gas nell’Artico, con risorse pari a un miliardo di barili al giorno di petrolio e 338 miliardi di metri cubi di gas, e nonostante la crisi Ucraina, la Exxon e la Rosneft hanno iniziato i lavori di perforazione che tutt’ora stanno proseguendo. Chi perde e chi si avvantaggia di tutto questo? Esistono due misure? Certo, chi oggi vuole acquistare un immobile sia in Italia che negli Stati Uniti riuscirà sicuramente ad ottenere prezzi più vantaggiosi di quelli che otterrebbe in un regime di inflazione, ma una persona in cerca di occupazione sarebbe disposta a barattare un prezzo più alto nei suoi acquisti per un posto di lavoro e per un reddito mensile? Negli Stati Uniti sono riusciti a risollevare l’economia con manovre monetarie e il Pil cresce oggi ad una media del 4,3%.

Così si cancella la classe media 

E in Italia? La disoccupazione è il grande problema, 43% di disoccupazione giovanile è una voragine che cade su tutta la nostra comunità. Sono soltanto i soliti noti che possono effettuare operazioni finanziarie produttive, la gente comune, la gente che lavora e non, oggi vende anzi svende per poter continuare a vivere. Dal 1992, dall’epoca di tangentopoli, quando si è decretata la destituzione di una intera classe politica, che aveva governato per più di 40 anni, è stato varato un programma di trasformazione degli enti statali in società per azioni, è iniziato il cammino delle privatizzazioni a prezzi di saldo, sono iniziate le manovre per svendere le industrie pubbliche italiane alle lobby straniere, e il processo di dissoluzione dell’economia italiana non si è fermato: hanno svalutato la lira, ora hanno svalutato l’ euro rispetto al dollaro, hanno dissanguato i cittadini, stanno cercando di destrutturare il nostro sistema monetario interno, concepito per garantire la stabilità dei cambi tra l’Italia e l’Unione Europea inserendo lo spread, hanno bloccato i pensionamenti ed aumentato l’età pensionabile, hanno introdotto penali contro l’evasione fiscale, ma pagano soltanto i piccoli (quanto sono coinvolte in queste manovre le mafie, la criminalità, la prostituzione, la droga, il contrabbando, il lotto?), hanno aumentato i ticket sanitari, la tassa sugli immobili Imu, Tasi, Tares,  blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, aumento dell’Iva. Pensano anche ad un prelievo coatto sui conti correnti bancari? Ma i ricchi, i soldi li hanno già portati all’estero: forse l’obiettivo è quello di cancellare il ceto medio?

Il controllo della finanza 

La società sarà formata solo da due classi: gli eletti e i lavoratori? Forse ogni ricchezza individuale dovrà essere cancellata per permettere ad una economia globalizzata di dettare le regole in cui le banche stabiliscono i tassi di interesse, i livelli di emissione dalla moneta, il costo del denaro e dell’oro, la quantità di prestiti da erogare ai diversi paesi, gestiscono la rete degli affari mondiali, impongono la crescita zero, creano crisi economico finanziarie emettendo prodotti tossici, tolgono ai piccoli imprenditori la possibilità di crescere, concedendo finanziamenti soltanto alle multinazionali, ai grandi colossi, che non possono fallire, ma i piccoli sì, anzi possono anche morire, cambiano le regole del settore bancario da statale regolato, ad un sistema guidato dal libero mercato, controllano i prezzi del grano, delle materie prime, della vita della gente? Qualcuno ha detto ‘’già controlliamo la finanza, se controlleremo il cibo e l’acqua, controlleremo i popoli’’, cosa possiamo fare per fermare questo degrado? I nostri governi dovranno faticare non poco per tamponare queste emergenze. Non c’è cosa peggiore al mondo se non quella di non saper dare una risoluzione ad un problema. Ma noi abbiamo una forza: la nostra forza sono la democrazia e la libertà , la nostra forza sono le generazioni future e la loro istruzione, le identità nazionali, l’educazione delle nuove generazioni alla ricerca scientifica, genetica e alle biotecnologie ,se usate con giustizia. La nostra forza è il nostro futuro e la storia ce lo insegna.

Simona Agostini

 

 

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