La gente ha sempre dichiarato di voler creare un futuro migliore.
Non è vero. Il futuro è un vuoto che non interessa nessuno.
L'unico motivo per cui la gente vuole essere padrona del futuro
è per cambiare il passato.

Milan Kundera

Open Bazaar: mercato nero o libero mercato?

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Si può immaginare un mercato in cui viene venduta e comprata qualsiasi cosa senza controllo alcuno? A quanto pare sì. Taaki, un ragazzo di soli 26 anni, è un imprenditore e sviluppatore di origini britannico-iraniane che al Toronto Expo 2014 ha svelato il prototipo di un sito di commercio decentralizzato: “DarkMarket”, un mercato nero dove vendere qualsiasi cosa. In realtà Taaki non ha portato avanti il progetto ma, proprio partendo da quel modello, un gruppo di sviluppatori che crede nel mercato libero ha costruito un software indipendente dandogli un nome più rassicurante e una grafica nuova rispetto a quella pensata dal giovane imprenditore. E’ nato così  “Open Bazaar”. Si tratta di una piattaforma ecommerce, come eBay, ma decentralizzata in una rete p2p (peer to peer, cioè paritaria). In questo modo le persone interagiscono direttamente fra loro, senza intermediari e nessuna censura riguardo ciò che viene venduto.

“Open Bazaar” è basato su tre pilastri tecnologici: il modello p2p, bitcoin (la moneta elettronica che usa la tecnologia p2p per non agire con alcuna autorità centrale e con le banche) e l’anonimato procurato dalla rete Tor. Si tratta di tecnologie che esistono da anni. Il problema, però,  era metterle insieme in un processo intuitivo e facile per un utente medio. La piattaforma (rilasciata nella sua versione 2.0 per Linux e Osx) è ancora limitata nelle sue funzioni perché ideare un mercato online p2p e anonimo è molto difficile. La prima cosa a cui gli sviluppatori hanno pensato di puntare è la  fiducia da creare tra gli utenti della rete e, proprio per questo, hanno formulato diverse funzionalità tra cui gli account a firma multipla (multisig). Quando un acquirente e un venditore si mettono d’accordo su un prezzo, il software crea un contratto con le loro firme digitali e lo manda a una terza parte, una sorta di notaio. A quel punto si crea un account a firma multipla che richiede almeno due delle tre parti per essere sbloccato. Se il venditore spedisce la merce e il compratore che la riceve è soddisfatto, firmano, i soldi vengono sbloccati e la transazione va in porto. Se sorge un problema si chiama un altro membro della rete (un arbitro), che decide il da farsi.

Un’altra funzione per costruire fiducia sono le garanzie reputazionali (Reputation Pledges), cioè un modo per far capire che un utente intende investire sulla sua identità online e non è un truffatore. Per farlo bisogna distruggere una certa quantità di bitcoin, operazione che farebbe desistere, o almeno si spera, la maggior parte degli impostori.

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