Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

ORRORE A NIZZA NEL GIORNO DELLA PRESA DELLA BASTIGLIA

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Nizza, la Francia ancora colpita dall’ Islam integralista. “Ferma condanna del terrorismo: siamo tutti francesi!”, dice la Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia.
Istanbul, Dacca,Baghdad, e ora Nizza: dolore e sangue in Francia, nella ricorrenza della festa nazionale del 14 luglio. A Nizza – città scelta , probabilmente, dagli attentatori per la sua natura, prima che di grande centro turistico, di città tra i simboli della Fracia laica e democratica, anche per aver ospitato, negli anni ’30, Sandro Pertini e altri fuoriusciti antifascisti), un attentatore franco-tunisino, al termine dei fuochi d’ artificio per i festeggiamenti serali del 14 luglio, ha travolto la folla sulla storica Promenade des Anglais, il lungomare della città, guidando un mezzo pesante. La stima provvisoria delle vittime è di almeno 84 persone, di diversa nazionalità, anche italiane ( almeno una con certerzza, sinora), alle quali s’ aggiungono 100 feriti, una cinquantina dei quali bambini ( di cui diversi , ora, tra la vita e la morte). Secondo le fonti, e vari testimoni, l’uomo avrebbe percorso 2 km nel veicolo, sparando dal finestrino e sterzando continuamente, per investire quanta piu’ gente possibile, prima d’ essere ucciso dalle forze dell’ordine. Mentre il Presidente Francois Hollande, da Parigi, predispone nuove misure anti-attentati prolungando di altri 3 mesi lo stato d’ allarme nel Paese, il Daesh festeggia in rete il suo ultimo successo. L’attentatore, scrive ‘Nice Matin’, si chiamerebbe Lahouaiej Bouhlel. Residente a Nizza, lavorava come autista addetto alle consegne: questo, osserviamo, potrebbe aver favorito il “passi” sulla strada ( che resta comunque inammissibile) datogli verbalmente dai servizi di sicurezza, dopo aver detto – secondo quanto riferito dall’emittente tv M-6  – che doveva “consegnare dei gelati” (!).
Per la terza volta, in un anno e mezzo (dopo, cioè, le 2 carneficine di Parigi di gennaio e novembre 2015), l’integralismo islamico, in quest’ultimo caso probabilmente l’ ISIS ( anche se non c’è ancora stata una sua rivendicazione ufficiale; ma non dimentichiamo il vero e proprio “franchising del terrore” nato negli ultimi anni, con mandatari, “agenti” e “subagenti” dell’estremismo islamico), ha colpito la Francia.  “Il nostro dolore s’ unisce a quello dei francesi. Il mondo arabo piange assieme ai familiari delle vittime di Nizza. Siamo tutti francesi!”, commenta Foad Aodi, “Focal Point” in Italia, per l’integrazione, per l’Alleanza delle Civiltà (UNAoC), organismo ONU per il dialogo interculturale e interreligioso, e Presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai). “Tutti gli arabi e i musulmani d’Italia – aggiunge Aodi – condannano  con fermezza questi atti disumani che minacciano la vita di tutti i cittadini del mondo, senza distinzione tra cristiani, musulmani, ebrei o atei. Ci vuole la massima collaborazione da parte dei Governi per spezzare l’azione distruttiva del Daesh  e dei suoi “lupi solitari”:i nostri nemici principali, nemici  della libertà e della democrazia. Solo col coinvolgimento delle associazioni e delle Comunità straniere, arabe e musulmane incluse, possiamo ottenere risultati, e intensificare al tempo stesso la prevenzione e la sicurezza internazionali. In circostanze come queste, poi, il pregiudizio verso il mondo mussulmano non fa che aggravare l’azione di chi dissemina il terrore: che –  non mi stanco di ripeterlo – nulla ha a che vedere col vero Islam. Offriamo ai Governi italiano e francese la massima disponibilità per prevenire questo franchising del terrore, consolidatosi nei nostri Paesi d’ origine, così come in Europa”.
L’accanimento che l’integralismo islamico sta mostrando verso la Francia, aggiunge chi scrive, non nasce solo da ragioni geopolitiche (come il ruolo di primo piano del Paese transalpino nelle complesse crisi di tanti Paesi  arabi degli ultimi 5 anni, dalla Libia di Gheddafi alla Siria di Assad; un ruolo non inferiore, del resto, lo ricopre, da secoli, anche l’Inghilterra); o dai contorti, difficilmente decifrabili, piani delle grandi potenze. E’ che la Francia, madre ( da Cartesio all’ Illuminismo e al postivismo) di quella cultura di razionalismo critico e  “civiltà del dubbio”, fortemente estesi anche alla sfera della religione, che rappresenta, giustamente, la “spina dorsale” della civiltà occidentale, davvero è la “bestia nera”, sul  piano culturale (o meglio, sub-culturale!) dell’ Islam fondamentalista. Guarda caso, pochi giorni fa Bernard-Henry Levy, esponente di primo piano dei “Nouveaux philosophes”, uomo di cultura franco-ebraica e attivista per la cooperazione interrnazionale e i diritti umani, ha presentato alla stampa il suo film “Peshmerga”: un documentario, ricco di interviste in presa diretta, sulle vigliaccherie dell ‘ISIS ( che si diverte a trucidare inermi ostaggi, ma sui campi di battaglia veri- come emerso specie nelle ultime settimane –  spesso se la dà a gambe) e, invece, la fierezza dei combattenti yazidi e, soprattutto curdi. Che da quasi due anni resistono, agli assalti appunto dell’ ISIS, a Kobane, ai confini tra Siria e Iraq, vera e propra Stalingrado del Medio Oriente. Non possiamo dar torto a Levy quando definisce, senza mezzi termini, l’ ISIS la versione moderna del nazismo, il nemico “in toto” della civiltà occidentale. Quella civiltà di cui lo stesso Papa Wojtyla, nel celebre viaggio in Francia di fine anni ’80, riconobbe – dopo secoli di incomprensioni reciproche –  i princìpi basilari proprio negli immortali “Liberté, fraternité, egalité”.

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