Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Pasolini gioca ancora!

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Il campo di calcio è di quelli che piacevano a Pasolini, siamo a Pietralata dove Giorgio Barberio Corsetti allestisce pasoliniuna partita-spettacolo che fa parte del progetto “Il teatro di Roma per Pasolini”. Un evento, questo dal titolo “Pier Paolo!”, che mette insieme calcio e periferia, due temi cari al poeta spentosi quarant’anni fa tanto da fargli rispondere alla domanda rivoltagli da Enzo Biagi: “Senza cinema, senza scrivere, che cosa le sarebbe piaciuto diventare?”, con la frase: “un bravo calciatore! Dopo la letteratura e l’eros, per me il football è uno dei grandi piaceri”. In mattinata, sempre a Pietralata, c’era stata una vera e propria partita: quattro squadre e un’unica maglia con il volto di Pier Paolo Pasolini dove esponenti della letteratura, del teatro, del cinema e del giornalismo si sono ritrovati per ricordarlo, poi nel pomeriggio, nel campo sportivo XXV, è il momento dello spettacolo. La scelta del luogo non è casuale, da anni la polisportiva Albarossa cerca di sensibilizzare cittadini e istituzioni per la risoluzione dei problemi di agibilità del campo -nato alla fine degli anni ’60 su spinta dell’allora sezione locale del Partito Comunista -e poterlo così restituire al quartiere. A questo serve quell’unico simbolico euro richiesto come pagamento all’ingresso. Oggi questo campo lo gestisce, tra mille difficoltà, l’associazione Liberi Nantes, una squadra riconosciuta dall’Unhcr che, dal 2007, promuove la libertà di accesso allo sport ai migranti forzati, come rifugiati e richiedenti asilo.

Un’idea nata da un gruppo di amici che partecipavano ai Mondiali Antirazzisti e che hanno deciso di rendere stabile quella esperienza, così oggi la squadra è composta da ragazzi eritrei, afgani, gambiani, senegalesi, guineiani, ivoriani, maliani e fa di Pietralata un luogo simbolo di identità culturale e di aggregazione, in vero spirito pasoliniano, “offrendo a donne e uomini in fuga da paesi in guerra e da situazioni umanitarie drammatiche un’occasione unica di evasione, di recupero della dignità umana, di ricostruzione personale e dei rapporti di amicizia e di fiducia nel prossimo” come spiega la stessa associazione. Così durante lo spettacolo, una vera partita di calcio tra una squadra di rifugiati e richiedenti asilo ed una formazione di abitanti ed amici del vicinato intersecata da brani pasoliniani montati drammaturgicamente da Barberio Corsetti, Roberto Rustioni e Gabriele Albanese, si alternano le storie di chi è fuggito dalla Libia ed è in attesa del permesso di soggiorno. Insomma si gioca veramente al calcio e al teatro con incursioni di campo degli attori e il coinvolgimento di non professionisti. Il tutto nasce da un workshop svoltosi a Rieti e promosso da Comune di Roma in collaborazione con Regione Lazio e Atcl Associazione Teatrale Comuni del Lazio, all’interno delle manifestazioni nazionali patrocinate dal Mibact.

pasoliniL’effetto straniante ed è dato dalla grandezza del “palcoscenico” naturale, dai diversi corpi che velocemente si muovono su di esso, dall’alternarsi delle voci parlanti (dalle prostitute, a un alter-ego pasoliniano, al calciatore-attore), dalle telecamere che restituiscono su uno schermo gigante i volti degli attori come avverrebbe in una vera e propria partita e come spesso accade nei lavori di Corsetti. Tra i momenti più incredibili, quello in cui un’attrice-intervistatrice, riprendendo “Comizi d’amore” un documentario che fotografa il rapporto dell’Italia con il sesso e la religione negli anni ’60, intervista gli spettatori facendo emergere l’inquietante attualità di quel lavoro (ancora troppo imbarazzo di fronte a domande come “se suo figlio fosse omosessuale come la prenderebbe?”). Insomma sul campo di calcio -che il poeta vedeva come l’”ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”- la poesia si fa corpo.

Tra i tanti eventi, spettacoli e incontri dedicati a Pasolini, abbiamo poi assistito alla maratona di letture “Testimone Carnale” curato da Dacia Maraini e da Antonio Calbi (la cura scenica è di Francesco Siciliano) al teatro Argentina di Roma, un modo per ricordarlo il 2 novembre, giorno della sua morte. L’idea è rischiosa: affidare alla lettura di alcuni dei più grandi attori della nostra scena un testo difficile, scandaloso e spesso ostico come “Petrolio” pubblicato postumo e incompiuto, tanto che Ninetto Davoli, attore-feticcio del poeta si rifiuta di leggerlo durante la serata preferendogli alcune poesie. La scelta tuttavia si rivela felice, soprattutto nella suprema interpretazione, bisogna dirlo, di due donne: Piera Degli esposti e Carla Tatò. “Petrolio” è la summa della poetica pasoliniana, lo scandalo incarnato, il corpo di un profeta laico profanato da una società oltraggiata dallo scandalo e ancora di più dal pensiero. Una morte che l’ha di fatto consegnato all’immortalità come avviene ai poeti.

Laura Landolfi

L'Autore

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