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Gianni Rodari

Per lo Stato Islamico al Qaeda è finita e il Mullah Omar è morto

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Il Mullah Omar, leader dei Talebani afgani, poi diventato capo di al Qaeda, sarebbe  morto o sarabbe stato fatto prigioniero dagli americani. Ad annunciare la fine del capo del primo emirato islamico sorto negli anni novanta in Afghanistan che ha permesso la nascita del gruppo terroristico di Osama Bin Laden e l’esecuzione del piano di attentati dell’11 settembre del 2011, non sono fonti occidentali bensì gli stessi jihadisti che dovrebbero seguirne le orme. Nel sesto numero della rivista Dabiq, edita dai terroristi dello Stato islamico in lingua araba e diffusa in internet in questi giorni, non c’è solo la foto del pilota giordano il cui caccia è precipitato ad al Raqqa, in Siria, come riportano i media arabi e occidentali, ma si parla anche di dottrina.

Dal Mullah Omar ad Al Zawahiri. Rottamati i vecchi leader del jihadismo internazionale

Abu Bakr al Baghdadi sul mullah omar

Abu Bakr al Baghdadi

In un lungo articolo dal titolo “al Qaeda di al Zawahiri e la saggezza perduta dello Yemen”, i capi dello Stato islamico di Abu Bakr al Baghdadi rottamano i vecchi leader del jihadismo internazionale che dovrebbero essere i loro capi ma che in realtà sarebbero ormai da considerarsi come dei “deviati” che non hanno seguito la retta via del Jihad. L’ultima parte del fondo è dedicata infatti al Mullah Omar, la cui legittimità non è stata mai messa in discussione dai capi di al Qaeda. La rivista avverte i propri lettori del fatto che “bisogna stare attenti perché diversi combattenti arabi ritornati dall’Afghanistan ci hanno riferito che ci sono grossi capi locali in quella zona e nel Waziristan che dubitano dell’esistenza in vita del Mullah Omar. Tutti pensano che ormai sia morto o catturato perché nessuno l’ha mai visto dall’inizio della guerra crociata del 2002 sull’Afghanistan. Si dice che il figlio del Mullah Omar non veda il padre da 12 anni”.

La distruzione delle icone del jihadismo

In questo modo lo Stato islamico giustifica le posizioni considerate “sbagliate” assunte dai talebani e da al Qaeda rispetto a quella che dovrebbe essere la dottrina jihadista corretta. Si legge ancora che “è possibile che la sua assenza abbia reso possibile il fatto che il movimento abbia seguito una linea deviata e che le indicazioni finora fornite siano solo attribuite a lui e che si basino solo sui suoi vecchi messaggi non essendoci sue direttive recenti”. Prima di distruggere l’icona del Mullah Omar, gli uomini di al Baghdadi hanno invece distrutto altre icone del jihadismo internazionale come quella di Ayman al Zawahiri, attuale leader di al Qaeda, e di Abu Basir al Wahishy capo di Ansar al Sharia in Yemen. Secondo lo Stato islamico “al Zawahiri non segue la giusta dottrina non avendo mai lanciato anatemi contro gli sciiti in Iraq. Lui non ha mai dato del miscredenti ai governanti arabi, non attaccando mai ad esempio il presidente egiziano Mohammed Morsi mentre era al governo in Egitto”. Anche in Yemen i jihadisti locali sono accusati di non aver lanciato in passato il Jihad contro i ribelli sciiti dell’imam Abdel Malik al Houthi, che da fine settembre controllano la capitale yemenita Sana’a, sostenendo quindi di essere al mondo gli unici veri portatori dei valori originari del jihadismo militante.

Hamza Boccolini

L'Autore

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