"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

Perché col pancione non mi sarei candidata neanche a rappresentante di classe

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IMG_2599La gravidanza non è una malattia. Però la nausea è fastidiosa come leggere stando sui sedili di dietro in una macchina che fa su e giù lungo i 24 km di curve sopra lo Stelvio. Dopotutto avere in corpo una pallina di neve che a poco a poco diventa valanga, che comprime lo stomaco, così come i polmoni che non riescono più ad espandersi, mentre il diaframma viene schiacciato dall’utero, insomma … la gravidanza non è una malattia ma qualche disagio lo porta. Fosse solo quel leggero senso di affanno alternato a salivazione abbondante che ti costringe a deglutire più spesso del solito, oppure a sputare ogni volta che parli. Dipende dai casi.

Intendiamoci: passa quasi tutto spontaneamente nel secondo trimestre, come appunto la scialorrea. Però, mica è detto.

C, come crampi di notte. “Dottore ho un problema”, ho gridato una volta al telefono non più tardi dell’alba. È come la sensazione spiacevole di qualcosa che striscia sopra le gambe, e’ come un prurito, un formicolio, un bruciore, un forte dolore tipo una scossa. “Signora, forse avverte il bisogno di urgente e incontenibile di muovere le gambe appena si sdraia nel letto?”. Si chiama sindrome delle gambe senza riposo. Il rimedio? Basta non stare distesi. Dunque, dati alla mano, poiché a me il disturbo è cominciato nel primo giorno del primo trimestre, io per i successivi 8 ho dormito sopra una sedia. Vale a dire che non ho più chiuso occhio. 

W, come water. Ho fatto a tappeto quelli di tutti i bar, ristoranti e negozi di roma e dintorni. Io scendevo di casa con la vescica diligentemente svuotata e poi … Una volta ho fatto pipì prima nella sede di Forza Italia e poi dopo per par condicio al Pd, che le toilette del centro erano tutte occupate. Roba che – con tutti i commercianti conosciuti in quei mesi – quantomeno mi sarei potuta candidare a presidente del mio municipio. 

Ad un certo mese è arrivato il prurito. Soprattutto alla pancia, ma anche sui fianchi e sul seno. Capitava ad esempio che ero a lavoro, di fronte al mio capo, e cominciavo a grattarmi. Disperatamente. Non riuscivo a resistere.  E più cercavo di smettere tanto più continuavo a grattarmi.

Poi è diventato difficile persino vestirsi. Le mutande ad esempio me le mettevo aggrappata a qualcosa o a qualcuno, infilando prima una gamba e poi l’altra. Idem per calze e calzini. Stessa cosa coi i leggins.

Per allacciarmi le scarpe invece, la tecnica era tutta speciale: prima mi sedevo sul letto, poi mi ribaltavo sul fianco, un po’ sbilenca, alla fine – quando riuscivo a sdraiarmi tutta quanta distesa – correvo il rischio di non alzarmi fino a quando la sera non arrivava qualcuno a riprendermi.

Che poi certe volte era pure meglio che uscire. Perché di punto in bianco ho iniziato svenire. In mezzo a una piazza, in banca, nel negozio di elettrodomestici, alla fermata dell’autobus, in chiesa e mai una volta – dico una- che qualcuno mi avesse fatto saltare la fila.

Eppure, peggio della pressione sballata, della pulbagia, della stitichezza e degli sbalzi di umore per via degli ormoni (che una volta mi hanno fatto piangere un giorno intero perché mio marito aveva buttato il sacco della plastica nel giorno in cui si buttava quello del vetro) c’è solo una cosa. Peggio di questi disturbi tutti quanti insieme, c’è solamente quel giorno in cui ti pare di non sentire più nessun fastidio e ti viene da piangere forte per la paura terribile di non avere più nulla nemmeno dentro la pancia. Che è un po’ come quando dopo mesi di notti in bianco passate a cullare il bambino alla prima sera che dorme 8 ore tutte di fila ad un certo punto non resisti e lo svegli perché pensi sia morto.

Fiorella Corrado

 

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